Rifondazione è a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori in somministrazione alle poste in lotta contro l’insopportabile condizione di precarietà in cui si trovano da ben tre anni nonostante la loro professionalità e il servizio garantito nel lockdown.
Riteniamo infatti giustissimo lo sciopero proclamato per domani in tutta Italia da Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltem con presidio davanti alla sede dell'azienda a Roma alle 10 proprio perché si pone l'obiettivo di conquistare la stabilizzazione dei posti di lavoro per 425 lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro il 31 dicembre.
E’ intollerabile che un’azienda statale, prima in Italia per distribuzione di servizi, con 123 mila dipendenti continui a mantenere lavoratori e lavoratrici precari nonostante sia in attivo e registri una carenza significativa di personale, tanto più se, come accade in questo caso, si disattendono impegni precisi assunti dal ministero per lo sviluppo economico.
Come Rifondazione Comunista ci battiamo da tempo contro le leggi che hanno prodotto milioni di precari e permesso la trasformazione in atto di enti e società pubbliche in fabbriche di precarietà.
Per lo stesso motivo abbiamo contestato con forza le due gravissime scelte messe in atto contemporaneamente dal governo: lo sblocco dei licenziamenti e l’allargamento per decreto delle maglie sull'assunzione dei precari;
La conseguenza, che emerge dai dati delle assunzioni dei primi dieci mesi del 2021, 150 mila posti stabili contro ben 450 mila precari, è la drammatica tendenza a una ulteriore precarizzazione del mercato del lavoro.
Lottiamo per abolire il jobs act e tutte le leggi che hanno prodotto precarietà che colpiscono soprattutto giovani e donne, per assumere un milione di dipendenti nel pubblico a partire dalla stabilizzazione dei precari della scuola e della sanità, per la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro. PRC-S.E.

poste20

Care compagne e cari compagni,

inviamo in allegato il volantino da distribuire in vista dello sciopero generale e alle manifestazioni del 16 dicembre.
E' fondamentale la massima mobilitazione da parte di tutto il partito.
Vi invitiamo a
- organizzare volantinaggi presso fabbriche, luoghi di lavoro in generale e nelle strade o davanti ai centri commerciali a sostegno dello sciopero.
- fare conferenze stampa e/o comunicati a sostegno dello sciopero generale (manderemo domattina prototipo comunicato).
- organizzare la nostra massima presenza alle manifestazioni di Cgil e Uil che si terranno il 16 a Roma, Milano, Bari, Palermo e Cagliari (vanno contattate le strutture della Cgil per i pullman).
- organizzare banchetti per la raccolta firme sulle nostre petizioni sociali nelle piazze della Cgil.
- per le manifestazioni suggeriamo oltre a striscioni e bandiere di predisporre cartelli che ci rendano visibili (per esempio stampare in formato 70x100 i volantini delle campagne pensioni e bollette e portarli su supporti di cartone come "uomini-sandwich" o come cartelli tenuti in alto con legno).

Saluti comunisti

Maurizio Acerbo, segretario nazionale PRC-SE
Antonello Patta, segreteria nazionale - Responsabile Lavoro nazionale PRC-SE

Sciopero generale 16 dicembre fronte

Sciopero generale retro

VOL Sciopero 16 12 21 1

Vol Sciopero  16 12 21 2

Il 2 dicembre prende il via la campagna nazionale del partito della Rifondazione comunista contro la manovra di bilancio del governo Draghi e due misure emblema del carattere antipopolare delle sue politiche: l’aumento delle bollette e il ripristino della legge Fornero sulle pensioni con l’abolizione immediata di quota cento.
Con l’aumento delle bollette si colpiscono duramente i redditi di lavoratrici e lavoratori e ceti popolari già impoveriti da decenni di riduzione generalizzata di salari e stipendi per tutti, lavori precari, part time obbligati, mancati rinnovi contrattuali, disoccupazione e contratti pirata.
Sulle pensioni il governo Draghi continua sulla linea seguita da decenni dai governi che l’hanno preceduto: pur di non colpire le rendite e le grandi ricchezze , si bastonano i pensionati con allungamento continuo della vita lavorativa, pensioni bassissime, tasse anche dieci volte superiori ad altri paesi europei e, per moltissimi, adeguamento solo parziale all’inflazione.
Dopo le iniziative già intraprese dal partito in diverse città, dal 2 dicembre, per due settimane, saremo in tutte le piazze d’Italia per dire “Basta rapine su salari, stipendi e pensioni!”
Per dire che di fronte alle politiche neoliberiste di questo governo c’è una sola alternativa: lo sciopero generale e generalizzato.
Nei nostri presidi, gazebo, banchetti raccoglieremo le firme delle cittadine e dei cittadini, da inviare al governo attraverso le prefetture, sulle nostre proposte:
contro gli aumenti delle bollette si taglino i profitti delle grandi aziende che distribuiscono e vendono il gas e l'energia elettrica come è stato fatto in Spagna; si eliminino oneri di sistema obsoleti, si dia finalmente un taglio alle accise, alle addizionali regionali e all’iva, tasse pagate in prevalenza dai ceti popolari;
per le pensioni proponiamo di cassare l’imbroglio di quota 102; per gli uomini la pensione a 60 anni o con 40 di contributi; per le donne la pensione a 55 anni o 35 di contributi; che si metta fine alle pensioni sotto i mille euro e l’adeguamento integrale delle pensioni all’inflazione.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Care compagne, Cari compagni,

Vi inviamo, in allegato (sia in formato word che pdf) il testo del comunicato nazionale sul lancio della campagna su bollette e pensioni che verrà inviato ai media domani mattina 1 dicembre invitandovi a utilizzarlo, se volete, per fare altrettanto con tutti i media locali.
Vi ricordiamo le raccomandazioni più importanti da seguire perché il carattere unitario e coordinato della campagna ne rafforzi l’efficacia:
- in tutti i presidi sia presente uno striscione di opposizione al governo anche riciclando il precedente “Draghi No Grazie!
- la campagna comincia il 2 dicembre e si protrarrà per 2 settimane;
- si volantini e si facciano banchetti per la raccolta firme (e di contatti!) da consegnare sia ai prefetti che ai Sindaci . Ai prefetti perché le inviino al governo, ai Sindaci chiedendo in base agli statuti dei comuni che il tema sia messo all’ordine del giorno dei Consigli Comunali;
- nei comuni dove abbiamo consiglieri eletti si presenti l’ordine del giorno predisposto;
- durante la consegna delle firme fare presidi debitamente comunicati alla stampa e pubblicizzati sui social invitando tutte/i le/i firmatari a partecipare;
- intensificare l’iniziativa sui social inviando al nazionale video e foto di tutte le iniziative (volantinaggi, banchetti, comizi volanti) in particolare quelle più ben riuscite come presenza di compagn*, bandiere, striscione e diffondendo sui social a livello locale.

Buon lavoro a tutte e tutti

Maurizio Acerbo, segretario nazionale PRC-SE
Antonello Patta, responsabile nazionale Lavoro PRC-SE

GOVERNO - MANOVRA DI BILANCIO CONTRO IL LAVORO E GLI STRATI POPOLARI: SCIOPERO GENERALE!
Porte sbattute in faccia. E’ il risultato dell’incontro tenutosi ieri al Mef tra i segretari nazionali di Cgil, Cisl e Uil e il ministro dell’economia e delle finanze Daniele Franco conclusosi appunto con una chiusura più totale alle richieste dei sindacati.
Di fronte alla richiesta di modifica delle misure fiscali a vantaggio dei redditi più bassi il ministro, forte della convergenza dei partiti al governo sulla scelta di dare di più a chi ha di più, ha difeso l’iniqua distribuzione delle risorse e la riduzione del numero delle aliquote sempre a vantaggio dei redditi più alti.
Una scelta intollerabile nel momento in cui salari e pensioni, colpiti da decenni di rincorsa al ribasso, precarietà selvaggia, part-time obbligati e mancati rinnovi contrattuali vengono duramente erosi dal carovita crescente e dagli aumenti delle bollette su cui si scaricano gli aumenti delle materie prime e dell’energia.
Dopo lo schiaffo sulle pensioni, corredato dalla presa in giro di quota 102, l’accettazione di fatto delle delocalizzazioni, l’insufficienza assoluta dell’intervento sugli ammortizzatori sociali, cosa si aspetta a concludere che dai tavoli con questo governo non può arrivare nulla di buono per il mondo del lavoro e gli strati popolari?
I sindacati della scuola - confederali e di base - hanno indetto per il 10 dicembre una giornata di sciopero per il contratto e per il perpetuarsi delle carenze di organico e il nulla di fatto contro le classi pollaio.
La Fiom si prepara alla lotta per la mancanza di risposte sulle crisi e le delocalizzazioni e l’assenza di politiche industriali di settore, che mette a rischio intere filiere produttive come quella sull’automotive con la conseguenza della perdita di competenze, tecnologie e decine di migliaia di posti di lavoro.

In tutte le regioni ci sono iniziative e scioperi sui temi del reddito, del lavoro e dei diritti.

Non basta! Di fronte al progetto globale incarnato da Draghi e dall’alleanza neoliberista al governo di utilizzo delle risorse pubbliche per ristrutturare il sistema paese a vantaggio esclusivo delle imprese e ai danni dei lavoratori, di tutti gli strati popolari e dell’ambiente, l’unica risposte possibile è il rilancio e la generalizzazione delle lotte unendo tutti i soggetti che pagano queste politiche in termini di reddito, perdita di diritti, distruzione dell’ambiente.
Prima le persone e l’ambiente non i profitti! Sciopero generale subito!

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

È assordante il silenzio del governo rispetto alla possibilità che Tim la principale società del paese nel campo delle telecomunicazioni venga comprata da un fondo statunitense con gravissime conseguenze in termini di sicurezza nazionale, sul piano occupazionale e per quanto riguarda il superamento dei gravissimi ritardi del paese nello sviluppo della rete.
Da questo punto di vista non possiamo che condividere la mobilitazione dei lavoratori della Tim che oggi manifestano davanti al MISE a Roma e alle prefetture in tutta Italia, indetta da Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil. Denunciamo la passività del governo che testimonia la volontà di lasciare alle pure dinamiche di mercato scelte d’interesse pubblico così grande da richiedere una piena gestione pubblica.
Emerge non solo un’insopportabile scarsa considerazione del destino di decine di migliaia di Lavoratrici e lavoratori, 100 mila tra dipendenti diretti e indotto, ma anche una totale ignavia rispetto al rischio concreto che i dati delle cittadine e dei cittadini italiani, nonchè dati sensibili per la sicurezza nazionale, finiscano sotto il controllo delle agenzie di spionaggio USA. Perché il governo non annuncia uso del prio veto come ha fatto nei confronti dei cinesi per il 5G?
Dove è finita la retorica sull’occasione storica del PNRR per investire nella tutela dei dati dei cittadini sottraendoli al controllo di ogni sorta di influenze straniere?
Smentita clamorosamente dalla consegna del polo strategico nazionale, il cloud di tutte le amministrazioni centrali dello stato, a una gestione con i privati tra cui le big tech americane obbligate per legge a fornire ai dati all’intelligence Usa, oggi la stessa sorte tocca alla Tim.
Come Rifondazione Comunista sosteniamo da sempre la necessità di sottrare al dominio del mercato i settori strategici per l’economia nazionale devastata da decenni di neoliberismo sfrenato e del rilancio del ruolo del pubblico sia nell’indirizzo sia nella gestione e controllo diretti.
Per gli stessi motivi per cui siamo stati contrari all’ipotesi del governo Conte di lasciare a Tim la proprietà e la gestione della rete, oggi, a maggior ragione lo siamo rispetto alla possibilità che la principale società di telecomunicazioni venga consegnata nelle mani di un fondo stunitense che ha nel board un ex-capo della CIA.

Difendiamo la democrazia e l'occupazione con la ripubblicizzazione. La privatizzazione anche in questo campo ha fatto solo danni.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

tim29

Care compagne, Cari compagni,

riassumiamo qui le indicazioni e la tempistica della campagna su bollette e carovita e quella sulle pensioni emerse dall’incontro di ieri sera.
Impostazione della campagna
-Si conferma per la maggiore efficacia dell’iniziativa la scelta felicemente verificata nelle precedenti campagne di un’azione congiunta di tutto il partito su tutto il territorio nazionale nello stesso arco di tempo: le due settimane comprese tra il 2 e il 16 dicembre. Molti interventi durante l’incontro hanno sottolineato la necessità e l’importanza che tutte le federazioni si sentano mobilitate.
-Facciamo un salto di qualità nel modo di relazionarci con le persone aggiungendo alla distribuzione dei volantini raccolte di firme (durante le quali chiedere mail, contatti…) da consegnare sia ai prefetti che ai Sindaci . Ai prefetti perché le inviino al governo, ai Sindaci chiedendo in base agli statuti dei comuni che il tema sia messo all’ordine del giorno dei Consigli Comunali.
- nei comuni dove abbiamo consiglieri eletti si presenti l’ordine del giorno predisposto.

Raccomandazioni importanti
-fare dei banchetti l’occasione per stare nelle piazze, davanti a luoghi di lavoro, case e quartieri popolari con striscioni, bandiere, cartelli, megafono.
-Durante la consegna delle firme fare presidi debitamente comunicati alla stampa e pubblicizzati sui social invitando tutte/i le/i firmatari a partecipare
-prestare grande attenzione e cura nei confronti dei media locali utilizzando il comunicato stampa nazionale per fare in tutte le città comunicati e conferenze stampa di lancio della campagna.
- intensificare l’iniziativa sui social inviando al nazionale video e foto di tutte le iniziative (volantinaggi, banchetti, comizi volanti)in particolare quelle più ben riuscite come presenza di compagn*, bandiere, striscione e diffondendo sui social a livello locale.

I materiali allegati
Grazie a* compagn* che si sono attivati da tempo sul tema delle bollette e alla collaborazione di nostri bravi grafici siamo in grado di mettere a disposizione diversi volantini tra cui scegliere e facsimili di moduli per la raccolta firme:
-volantini sulle pensioni (due scelte possibili)
-volantini sulle bollette ( due scelte possibili, una con colori diversi)
-modulo raccolta firme sulle pensioni (da consegnare ai prefetti)
-modulo raccolta firme sulle bollette (da consegnare ai prefetti)
-modulo raccolta firme per chiedere ai sindaci che il tema sia messo all’ordine del giorno del consiglio
-ordine del giorno da presentare nei Consigli Comunali dove abbiamo consiglieri.

Buon lavoro a tutte e tutti

Maurizio Acerbo, segretario nazionale PRC-SE
Antonello Patta, responsabile Lavoro nazionale PRC-SE

di Antonello Patta* -

Sembra una storia uscita dalla Fiat degli anni 50 dove i reparti confino e i licenziamenti dei lavoratori sindacalizzati era all’ordine del giorno. Invece è una storia quella che leggiamo con rabbia sui giornali che racconta fatti riguardanti non i padroni delle ferriere, ma una società pubblica diretta da manager pagati profumatamente con i soldi dei cittadini.
I fatti. il presidente di Ita Airways Alfredo altavilla, durante un direttivo tenutosi in ottobre , ha chiesto brutalmente di buttar fuori entro quattro mesi 500 dipendenti provenienti dalla ex Alitalia perché troppo sindacalizzati (!); e nel prosieguo avrebbe mostrato la pasta di cui è fatto minacciando di “spiumare” chi osava mettere in discussione la decisione.
Si conferma così che l’arrogante Altavilla, designato da Draghi su proposta del turboliberista Giavazzi è stato messo a capo della nuova società che subentra ad Alitalia per applicare il metodo Fiat già praticato nell’uscita di Ita, come appunto fece Marchionne, dal contratto nazionale della categoria.
Comportamenti antisindacali di questa natura non sono accettabili in nessun ambito lavorativo, è intollerabile che avvenga in una azienda pubblica nella quale il rispetto dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori dovrebbe essere esemplare.
Riteniamo Ancor più grave che il presidente del consiglio non prenda provvedimenti immediati nei confronti di Altavilla.
Un personaggio di questa natura non può dirigere un’azienda pubblica e va dimesso immediatamente!

*responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Care compagne, cari compagni,

le politiche neoliberiste del governo Draghi che abbiamo verificato informare gli obiettivi, la struttura e la gestione del PNRR risultano ampiamente confermate nella manovra di Bilancio. Le risorse impegnate e le cosiddette riforme sono indirizzate al sostegno delle imprese e alla ristrutturazione del sistema produttivo e al completamento della trasformazione del sistema economico e di tutto il pubblico secondo un mix di linee che tengono insieme il Reagan-Thatcherismo con il pensiero ordoliberale. Non solo nonostante la massa di miliardi disponibili, non ci sono risorse per rafforzare sanità, scuola e per il contrasto delle disuguaglianze intervenendo positivamente sul salario diretto e su quello sociale e sul fisco, ma si continua a colpire i lavoratori, i pensionati, ad aumentare la precarietà, privatizzare i beni comuni. Di fronte a tutto ciò è indispensabile rafforzare l'iniziativa di contrasto all'offensiva antipopolare del governo Draghi organizzando la nostra partecipazione alle mobilitazioni in campo, operando per l'allargamento del fronte di lotta fino alla richiesta dello sciopero generale e rilanciando la nostra iniziativa come partito a partire dai temi sociali e del lavoro. Il dipartimento lavoro ha strutturato una proposta di campagna nazionale che pone al centro il tema delle bollette e del carovita su cui alcune regioni come il Veneto sono già attivati e quello delle pensioni che sarà al centro del dibattito politico nei prossimi 5-6 mesi.

E' importante che tutto il partito sia coinvolto e quindi invitiamo tutte/i le/i segretari/e regionali e di federazione a partecipare a questa importante riunione che si terrà mercoledì 24 novembre ore 21.
Ecco il link per il collegamento: https://meet.google.com/dzy-qvqr-viy

Maurizio Acerbo, segretario nazionale PRC-SE
Antonello Patta, responsabile Lavoro nazionale PRC-SE

Basta morti sul lavoro! Con questa parola d’ordine e per “chiedere con forza provvedimenti rapidi e drastici in grado davvero di garantire la sicurezza e la dignità dei lavoratori.” è stata lanciata da Fillea-Cgil. Filca-Cisl e Fenea-Uil la manifestazione nazionale che si terrà domani 13 novembre a Roma.
Nonostante le promesse del governo e l’enfasi data dai media ad alcuni casi di tragiche morti sul lavoro la strage di lavoratori sembra rimanere senza fine.
Negli ultimi 5 anni ci sono stati 642 mila infortuni e ben 1072 morti in media all’anno, ben 3 al giorno. Nel 2020 i morti sono aumentati a 1270, un terzo a causa del covid e, fatto gravissimo, nelle costruzioni nei primi 10 mesi del 2021 si è già raggiunto il numero dei morti dell’anno precedente.
E’ in particolare in questo settore che pesa drammaticamente quanto già evidenziato nelle indagini dell’Inail che indicano il picco dei morti sul lavoro nei lavoratori ultrasessantenni vergognosamente condannati a lavorare mentre dovrebbero essere già in pensione.
Il governo manifesta una solerzia notevole nel sostegno alla competitività delle imprese cui è destinata gran parte delle risorse mentre per quanto riguarda la sicurezza nei luoghi di lavoro si mettono in campo misure insufficienti la cui realizzazione è peraltro rinviata nel tempo.
Così si continua ad assistere con rabbia a morti sul lavoro evitabilissime perché le imprese che operano spesso in condizioni di irregolarità e illegalità hanno la quasi certezza dell’impunità a causa del trascurabile numero di aziende controllate in un anno e della irrisorietà delle sanzioni.
Bisogna costringere il governo a passare dalle promesse ai fatti e soprattutto pretendere almeno il raddoppio delle assunzioni di ispettori su cui si è impegnato da mesi.
Soprattutto occorre una grande mobilitazione nazionale contro l’allungamento dell’età pensionabile a 67 anni e oltre previsto dalla legge Fornero.
E basta con la favola che con l’aumento dei pensionati si sbilancerebbe il rapporto lavoratori /pensionati e il sistema non reggerebbe! Con la pensione a 60 anni e la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario si da un futuro ai giovani e si può aumentare di molto la platea degli occupati in relazione ai pensionati.
Costruiamo l’opposizione al governo Draghi e alle sue politiche
Per le pensioni, per i salari, per l’occupazione, contro la precarietà, contro il carovita. Sciopero generale subito!

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea

Rifondazione Comunista è al fianco dei lavoratori di acciaierie d’Italia e Jsv steel Italia che oggi scioperano per otto ore e manifestano a Roma davanti al ministero dello sviluppo economico.
La lotta è l’unica risposta possibile di fronte a un governo che proprio in un momento di gravi difficoltà nell’approvvigionamento di acciaio continua disattendere impegni assunti, lasciando lavoratori in cassa integrazione, impianti non funzionanti e irrisolta la riconversione ambientale.
Giustamente le organizzazioni sindacali della categoria pongono l’accento della drammaticità della situazione della siderurgia italiana e denunciano i ritardi e le manchevolezze dell’azione del governo di cui non vedono “ la visione sui temi della transizione energetica, del rilancio degli investimenti e della produzione”
Rifondazione Comunista da tempo denuncia le politiche neoliberiste del governo prono alle logiche del mercato e restio ad un intervento pubblico diretto e all’assunzione di piani industriali che connettano riconversione ambientale delle produzioni, rilancio del settore, sviluppo dell’occupazione diretta e nell’indotto. Dove nessun posto di lavoro deve andare perduto.
Basta con l’utilizzo dei fondi del PNRR per dare valanghe di miliardi, questi sì a pioggia, alle imprese e asservire ciò che è rimasto di pubblico dalla sanità all’istruzione, alla pubblica amministrazione agli interessi privati!
La giusta lotta dei lavoratori siderurgici è importante in sé, ma deve diventare l’inizio di una ripresa e generalizzazione delle lotte con lo sciopero generale di tutte le categorie per obbligare il governo a cambiare rotta e fare del PNRR lo strumento per rilanciare il ruolo dello stato nell’economia e ristabilire con un’opportuna destinazione delle risorse il primato delle persone, dei diritti e dell’ambiente rispetto ai profitti.

Prima le persone non i profitti
Nazionalizzare la siderurgia subito!

Maurizio Acerbo, Segretario nazionale
Antonello Patta, resp. lavoro, Partito della Rifondazione Comunista -Sinistra Europea

La Whirlpool ha avviato ieri pomeriggio il licenziamento dei lavoratori e delle lavoratrici dello stabilimento di Napoli. Pochi giorni fa lo ha fatto con analoghe modalità il fondo che detiene la proprietà di Ideal standard di Tirchiana (BL). Una mossa a freddo segno di un’arroganza senza limiti e del più totale disprezzo non solo dei dipendenti, ma delle leggi e del governo del nostro paese, attuata infatti mentre era in corso il tavolo di crisi con il governo, la Regione e il Comune di Napoli e si attendeva il pronunciamento del tribunale sul ricorso per comportamento antisindacale dell’azienda.

La multinazionale che fa carta straccia degli impegni assunti e degli accordi sottoscritti con i sindacati e il governo e lascia senza lavoro 420 dipendenti che, diventano più di mille con l’indotto, assesta un colpo durissimo all’economia del territorio.

Embraco, Gianetti, Timken, Gkn, Ideal Standard, Elica, Acc sono solo le ultime
di un lunga sequela di aziende vittime della Tracotanza di multinazionali che spremono i lavoratori e le lavoratrici come limoni e poi per motivi meramente finanziari o per delocalizzare le produzioni, spesso avendo usufruito di aiuti di stato, chiudono lasciando nella disperazione le famiglie e distruggendo tessuti produttivi consolidati.

Tutto ciò avviene però grazie alla complicità dei governi che da decenni nel
nostro paese lasciano l’andamento dell’economia alla discrezionalità totale di
imprese e mercati e agevolano con le leggi lo sfruttamento e la precarizzazione del lavoro incuranti del disastro economico e sociale che è sotto gli occhi di chiunque voglia vedere.

Ma è stato possibile in tutti questi anni anche perché le fabbriche hanno opposto resistenze anche eroiche, ma hanno condotto lotte isolate, sole di
fronte al potere enorme dell’avversario. Oggi che alla tracotanza delle
multinazionali si aggiungono le politiche neoliberiste contro il lavoro del
governo Draghi, occorre cambiare rotta.

Occorre subito la generalizzazione delle lotte unendo tutto il mondo del lavoro
contro i licenziamenti e le delocalizzazioni, la precarizzazione ripristino
della legge Fornero, i tagli al reddito di cittadinanza e il suo utilizzo per
forzare a lavori di bassa qualità e malpagati, per i salari e la dignità dei
lavoratori e delle lavoratrici. Occorre subito lo sciopero generale.
In questi anni e ancora di più oggi una montagna di soldi pubblici si sono riversati e si riversano sulle imprese. Una ragione in più per rovesciare le politiche liberiste centrare sul mercato per imporre invece
il primato del pubblico sul privato e del bene comune rispetto al profitto. Il pubblico deve assumere la guida dell’economia e avviare una vera riconversione ecologica valorizzando e riqualificando il lavoro e le professionalità esistenti, per innovare le produzioni in essere e creare quelle nuove, necessarie , mettendo al centro il lavoro, i diritti, le persone e l’ambiente.
Nessun posto di lavoro deve essere perduto.

Antonello Patta Responsabile nazionale lavoro
Paolo Benvegnu' segretario regionale del Veneto
Partito della Rifondazione Comunista / Sinistra Europea

Antonello Patta* -

Gli applausi a scena aperta con cui il consiglio dei ministri ha accolto l’illustrazione della manovra di bilancio sono i sintomi più chiari dell’unità delle forze politiche sulla linea neoliberale rappresentata oggi in italia al massimo livello da Draghi. Ritorno anticipato, perfino rispetto a quanto richiesto dall’Europa, a una ferrea disciplina di bilancio nel rispetto dei vincoli di Mastricht, priorità al taglio delle tasse rispetto alla sostenibilità sociale, progressiva eliminazione di tutti i vincoli al mercato del lavoro e nessun intervento pubblico sull’occupazione in nome del primato del libero mercato, attacco al pubblico e rilancio delle privatizzazioni nel nome dei principi cardine della concorrenza e della competitività. Sono alcuni delle linee di fondo riscontrabili in tutti i documenti di economia e finanza varati dal governo nell’ultimo anno.

Una Manovra già scritta…
La condivisione dei saldi di bilancio della manovra prefissati e indiscutibili da parte di tutti i partiti al governo mostra chiaramente come assomiglino a un farisaico gioco delle parti, un teatro tutto a fini di consenso elettorale, le richieste di aumenti avanzate dai sodali di governo su uno o l’altro dei capitoli di spesa.
Tutto era già scritto a chiare lettere nel momento in cui le forze della maggioranza hanno approvato la nota di aggiornamento del documento di economia e finanza che conteneva già i saldi di bilancio della manovra chiaramente insufficienti per coprire gli interventi che oggi, come ha evidenziato la pandemia, sarebbero indifferibili: investimenti cospicui su strutture e organici di scuola, sanità e pubblica amministrazione, il pensionamento definitivo della riforma Fornero con aumento delle pensioni attuali e pensioni future dignitose per giovani e donne, un vero reddito di cittadinanza sottratto ai vincoli che ne fanno uno strumento di precarizzazione del lavoro, un sistema fiscale progressivo che riporti nelle tasche di lavoratori dipendenti e pensionati i 200 miliardi trasferiti ai ricchi negli ultimi decenni.
Cosa ancor più grave è che questo sia avvenuto riducendo al 9,4 il deficit del 2021 rispetto all’11,8% programmato e non messo in discussione dalla UE: si è cioè rinunciato a spendere più di 40 miliardi che avrebbero potuto rispondere a domande sociali ineludibili rinvigorito i consumi e quindi giovato a tutta l’economia.
Lo si è fatto nonostante proprio in corso d’anno sia stato dimostrato che la spesa pubblica, e non la riduzione delle tasse e i tagli, fanno crescere l’economia e ridurre il debito: il debito previsto per il 2021 al 159%, grazie alla notevole entità della spesa pubblica nel 2021, si è attestato nelle previsioni della Nadef al 153%.
L’adesione di tutta la compagine di governo al pensiero unico neoliberista con l’accettazione delle gravissime conseguenze sociali e la miopia sugli effetti per l’economia del paese è confermata dal fatto che è stato ratificato un rientro accelerato nei parametri dei patti europei nonostante la previsione condivisa che con queste limitazioni di bilancio nel 2023 la crescita italiana si attesterà molto al di sotto di quella europea e lontanissima da quella mondiale.

….Che non risponde alle domande sociali
Per quanto riguarda la manovra di bilancio il giudizio non può che essere pesantemente negativo sia sul piano dei contenuti sia per quanto riguarda le valutazioni che ne hanno fatto i diretti protagonisti.
E’ una manovra che non dà nessuna risposta strutturale al disagio sociale e alle povertà diffuse, alla necessità di investimenti nella scuola, nella sanità e nella pubblica amministrazione, al problema della precarietà, della disoccupazione e dei bassi salari, esaspera le iniquità di un fisco ingiusto.
L’esame del Parlamento potrà produrre modifiche di aspetti secondari, all’interno di un budget limitato già definito ma non inciderà significativamente sulle questioni di maggior interesse sociale: fisco, pensioni, reddito di cittadinanza.

IL fisco
La legge è segnata pesantemente dalla priorità data al taglio delle tasse che è da sempre una bandiera delle destre e di confindustria a scapito della tenuta dei conti pubblici e delle misure di tipo sociale; un “ricco antipasto alla delega fiscale” gongola il giornale di Confindustria. Si spiega cosi l’enfasi data dal presidente del consiglio al fatto che il taglio delle tasse pesa per il 40% per cento della manovra e salirà a 40 miliardi nei prossimi 3 anni. A guadagnare saranno soprattutto ancora una volta le imprese con una riduzione dell’Irap di cui è già stata prevista l’eliminazione nella delega fiscale, un regalo di 12 miliardi, a tanto equivale quella pagata dai privati.. Lontana dalle intenzioni del governo qualsiasi ipotesi di revisione del fisco in senso progressivo a vantaggio dell’insieme di lavoratori dipendenti e pensionati e di introduzione di prelievi su grandi ricchezze e patrimoni. Per quanto riguarda il lavoro le proposte su cui discuterà il parlamento sono diverse, ma quella che raccoglie le maggiori adesioni tra i partiti, indicata anche dal documento d’indirizzo delle commissioni finanze è quella della sola riduzione dell’aliquota del 38% applicata oggi ai redditi tra 28 mila e 55 mila euro all’anno; meno probabili anche se non del tutto esclusi interventi che agiscono sulle detrazioni piuttosto chesul bonus 80 euro.

Le pensioni
Scandaloso il capitolo sulle pensioni. Quota 102 varrà solo per l’anno prossimo, l’età per andare in pensione è aumentata da 62 a 64 anni e dal 2023 tornerà pienamente in vigore la riforma Fornero con l’età minima a 67 anni e tutte le misure che spingono ad allungare senza fine la vita lavorativa. Un vero e proprio imbroglio che secondo un’analisi della fondazione Vittorio permetterebbe l’uscita cosiddetta anticipata a meno di 10 mila lavoratrici e lavoratori. Per quanto riguarda le donne l’età per andare in pensione con opzione donna si allunga da 58 a 62 anni restando sempre 35 gli anni di contributi richiesti e le forti penalizzazioni dell’assegno pensionistico. Niente si dice sulle future pensioni dei giovani attualmente al lavoro.
Al danno si aggiungono le parole offensive di Draghi quando dichiara che però dal 2023 si potrà discutere di riforma delle pensioni, cosa che ridicolmente la Lega attribuisce a proprio merito.

Il reddito di cittadinanza
Le misure sul reddito di cittadinanza inserite dal governo Draghi nella manovra di bilancio stanno nel solco della progressiva trasformazione dell’welfare in workfare, il modello di matrice neoliberale che condiziona il reddito all’accettazione di un lavoro qualsiasi, anche precario, a breve termine, sottopagato. Le cifre stanziate sono del tutto insufficienti rispetto alla platea 1,7 milioni di famiglie, 3,8 milioni di persone, attualmente sostenute dal reddito di cittadinanza; infatti sono previste restrizioni ( da chiarire) sui requisiti per l’accesso che ridurranno la platea degli aventi diritto, sono previste riduzioni dell’assegno dopo 6 mesi o in caso di rifiuto della prima offerta di lavoro e si riducono da tre a due il numero delle offerte congrue rifiutabili dalle persone in carico. Da tenere presente che non è mai stato chiaro cosa sia un offerta di lavoro congrua, lasciando ampi margini di arbitrarietà a svantaggio del lavoratore e che la seconda offerta di lavoro non rifiutabile pena la decadenza del reddito può obbligare le persone a spostarsi su tutto il territorio nazionale. Questo avviene anche perché i nostri apprendisti stregoni si sono accorti che il sistema architettato, nella versione grillina della legge, per costringere a un lavoro qualsiasi non funzionava per il semplice motivo che in molte parti d’Italia, specie al sud non si arrivava mai a ricevere tre proposte di lavoro. E naturalmente non c’è nessuna intenzione di avanzare il piano del lavoro che sarebbe necessario perché questo confliggerebbe con le sacre leggi del mercato. Da sottolineare l’aumento del ruolo delle agenzie private rispetto ai centri per l’Impiego.
Anche con queste misure prosegue dunque il percorso di attacco ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori per renderli sempre più ricattabili nella prospettiva di una completa subordinazione del lavoro al capitale. La lega e le destre brindano, gli alleati di governo, Pd e 5 stelle, non si stracciano le vesti.
Una manovra da respingere con la lotta
Nella manovra troviamo tante altre voci di spesa che vanno nei rivoli più diversi spesso ripercorrendo lo strumento disorganico dei bonus anche in relazione alle attività di lobbing di partiti e poteri economici che andranno analizzate in rapporto al dibattito parlamentare. Alcune concorrono sfacciatamente a dare il segno della direzione di marcia di questo governo. Si va dall’eliminazione del cashback inviso alle destre contrarie da sempre a ogni strumento che possa far emergere evasione e illegalità al rinvio di un altro anno delle tasse su bevande zuccherate e plastica monouso; Ma più in generale è confermato un grande trasferimento di risorse alle imprese cui vanno diversi miliardi per stimolare l’innovazione, o la transizione climatica e addirittura la proroga per un anno del superammortamento per beni strumentali tradizionali.
Di fronte a queste scelte il sostegno convinto delle sedicenti sinistre di governo e la riedizione da parte delle confederazioni sindacali di una posizione simile a quella tenuta nei confronti dell’approvazione della legge Fornero rischiano di produrre effetti sociali catastrofici.
L’unica risposta all’altezza della sfida del momento è il rilancio di un vasto e unitario movimento di lotta a partire dallo sciopero generale nazionale.

*responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Manovra di bilancio: Sciopero generale subito!

Basterebbe la decisione del governo sulle pensioni per scendere in lotta chiamando lavoratori e lavoratrici, pensionate/i, privati e pubblici dipendenti, studenti, i giovani, le donne, i precari dei subappalti, della logistica e delle piattaforme allo sciopero generale.
Quota 102 varrà solo per l’anno prossimo, l’età per andare in pensione è aumentata da 62 a 64 anni e dal 2023 tornerà in vigore la riforma Fornero con l’età minima a 67 anni e tutte le misure che spingono ad allungare senza fine la vita lavorativa. Un vero e proprio imbroglio che secondo un’analisi della fondazione Vittorio permetterebbe l’uscita cosiddetta anticipata a meno di 10 mila lavoratrici e lavoratori.
Al danno si aggiungono le parole offensive di Draghi quando dichiara che però dal 2023 si potrà discutere di riforma delle pensioni, cosa che ridicolmente la Lega attribuisce a proprio merito.
Ma c’è di molto di più; c’è il varo di una manovra che non dà nessuna risposta al disagio sociale e alle povertà diffuse, alla necessità di investimenti nella scuola, nella sanità e nella pubblica amministrazione, al problema della precarietà, della disoccupazione e dei bassi salari, esaspera le iniquità di un fisco ingiusto.
Apprezziamo l’iniziativa del comitato centrale della Fiom di prevedere un pacchetto di 8 ore di sciopero di cui definire l’utilizzo, del tutto condivisibili le durissime critiche sulla manovra del governo; ma proprio per questo dobbiamo dire che da sole 8 ore non rispondono all’altezza della sfida di fronte alla pervicace volontà di governo e padroni di completare la ristrutturazione del sistema paese in senso neoliberista a scapito dei diritti delle persone.
Di fronte a tanta arroganza è chiaro che solo una ripresa generalizzata delle lotte potrà contrastare la prevalenza nelle politiche del governo degli interessi delle imprese e più in generale la priorità dei profitti e delle logiche di mercato rispetto al lavoro e ai diritti delle persone; nell’immediato, l’unica risposta è lo sciopero generale nazionale.

Sciopero generale subito

Maurizio Acerbo segretario nazionale
Antonello Patta responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

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