Domani finalmente, dopo anni di promesse non mantenute da parte di Stellantis e del Governo, tutte le lavoratrici e i lavoratori del settore auto sono chiamati da Fiom, Fim e Uilm a uno sciopero unitario contro la lenta agonia degli stabilimenti e la perdita di posti di lavoro.

È la giusta risposta contro l’uso di soldi pubblici a favore di gruppi come Fiat ieri e Stellantis che invece di rilanciare le produzioni riducono sempre più il numero di auto prodotte con ricorso continuo alla cassa integrazione, riduzione al minimo dell’utilizzo degli impianti, incentivi ai licenziamenti.

È una lotta contro un governo che in Europa sostiene la stessa linea delle aziende che per decenni hanno continuato a puntare su auto inquinanti e obsolete mentre diventava sempre più devastante l’emergenza climatica e per questo oggi registrano un clamoroso ritardo industriale e tecnologico.

È una mobilitazione importante per chiedere che i soldi pubblici siano utilizzati per agire politiche industriali, col controllo diretto dello stato nei settori strategici come l’auto; per rilanciare le produzioni in calo drammatico, salvaguardare l’occupazione e riconvertire le produzioni in direzione ambientalmente sostenibile.
Quella dell’auto richiama una crisi più generale che colpisce tutto il paese, con molti settori a rischio e privo di strategie produttive per l’oggi e per il domani, con un crollo della domanda a causa dei bassi salari che colpisce sia l’auto che gli altri settori.

Per tutto questo occorrono il rilancio del trasporto collettivo e pubblico con veicoli non inquinanti; la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario per compensare l’aumento della produttività e la semplificazione tecnologica che accompagna l’automazione digitale e l’elettrico; l ’introduzione del salario minimo a 10 euro e l’aumento generalizzato dei salari e delle pensioni con l’indicizzazione completa all’inflazione; l’introduzione di un reddito minimo garantito e universale per combattere la povertà; l’abbassamento dell’età pensionabile per permettere ai lavoratori anziani di lasciare liberi i posti di lavoro per i giovani, che vanno formati per le nuove produzioni, il rilancio della sanità pubblica e dello stato sociale.

Con questi obiettivi domani 18 ottobre saremo a Roma alla manifestazione nazionale e per dire che riteniamo questa lotta parte di un percorso per costruire un grande sciopero generale nazionale.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Care compagne, cari compagni,

Finalmente la decima commissione del Senato ha avviato l'esame della proposta di legge di iniziativa popolare per il salario minimo che ha raggiunto le firme necessarie grazie al nostro grande impegno nella campagna che ci ha permesso di parlare al paese incontrando decine di migliaia di persone che hanno che hanno apprezzato la nostra iniziativa.

Ora non ci possiamo permettere che meccanismi istituzionali antidemocratici - la discussione è cominciata senza coinvolgerci e senza nemmeno informarci - ci impediscano di rivendicare il ruolo svolto e i contenuti della legge che è riconosciuta necessaria dal 70% degli italiani.
Noi ci stiamo muovendo chiedendo alla commissione di essere ascoltati in audizione per supportare le ragioni alla base e nel merito della legge, ma non basta per ottenere che la nostra proposta venga ascoltata ed entri nel dibattito pubblico.
Occorre che tutto il partito si mobiliti in primo luogo per una doverosa restituzione alle migliaia di firmatari del risultato che la loro adesione e il nostro impegno hanno permesso di raggiungere. Ribadiamo che la nostra proposta di legge è quella più in grado di rispondere al dettato della Costituzione per un salario dignitoso, non solo per la cifra di 10 euro ma perché prevede l’indicizzazione all'inflazione al contrario della proposta delle opposizioni.

Si apre una fase destinata a culminare con il voto sui referendum nella quale sarà determinante, anche per il risultato referendario, il rilancio o meno delle lotte. Il rilancio della nostra campagna per il salario minimo nel contesto di una lotta più generale per i salari, contro la precarietà e la deindustrializzazione del paese, deve rappresentare il nostro contributo alla riunificazione di tutto il mondo del lavoro, dei ceti popolari e dei movimenti in un grande fronte di lotta che permetta di sconfiggere le politiche neoliberiste, guerrafondaie, antidemocratiche e antipopolari in atto.

Un caro saluto e buon lavoro

Maurizio Acerbo, segretario nazionale Prc-Se
Antonello Patta, segreteria nazionale, Resp.le Lavoro Prc-Se

I dati forniti da Eurostat nel "Quadro di valutazione sociale” smentiscono mesi di trionfalismo del governo su occupazione e salari.

Secondo l’istituto europeo infatti anche nel 2023 in Italia il reddito disponibile reale lordo delle famiglie diminuisce ancora confermando la posizione di fanalino di coda del nostro paese in Europa.

Stabilito a 100 il reddito del 2008, mentre nei 27 paesi dell’Unione la media dei redditi nell’anno scorso sale da 110,12 a 110,82, in Italia si ha un nuovo calo da 94,15 a 93,74. Una diminuzione
di quasi sette punti rispetto al 2008 e un differenziale di ben 17 punti rispetto agli altri paesi europei che confermano la dinamica già registrata dall’Ocse in relazione ai salari che nel nostro paese continuano ad arretrare sia in relazione agli altri paesi che in termini assoluti.

Come testimonia anche la sofferenza in materia di consumi le lavoratrici e i lavoratori italiani non se la passano bene come vorrebbe far credere la retorica del governo che continua a eludere il
problema dei bassi salari, la causa principale del peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori e delle loro famiglie.

Siamo l’unico paese al mondo nel quale i salari reali negli ultimi 30 anni sono diminuiti; abbiamo il 30% delle retribuzioni intorno agli 11 mila euro lordi, cioè prossimi alla soglia di povertà lavorativa;
milioni di lavoratrici e lavoratori grazie al ricatto occupazionale, alla precarietà, ai part time obbligati, al lavoro nero e grigio ricevono stipendi da fame. E anche molti contratti regolari prevedono salari insufficienti per garantire quella vita dignitosa prevista dalla Costituzione.

Di fronte a questa situazione insopportabile il governo continua a tenere bloccata, contravvenendo anche al regolamento del Senato, la proposta di legge di iniziativa popolare per un salario minimo
a 10 euro l’ora indicizzato all’inflazione che abbiamo presentato come Unione Popolare, e l’opposizione parlamentare tace.

Solo un grande rilancio delle lotte su una piattaforma che unifichi tutti i soggetti colpiti nei redditi e nei diritti, che rimetta in campo la questione dei salari e l’introduzione del salario minimo, può
sconfiggere la protervia di questo governo e, affiancando un grande impegno a sostegno dei referendum sul lavoro e contro ogni autonomia differenziata, portare a una sconfitta delle destre la
prossima primavera.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Controlli fasulli sulle aziende in materia di sicurezza sul lavoro. E’ questa la risposta ipocrita del governo Meloni alla tragedia infinita di morti sul lavoro che arriva dopo le promesse seguite alle stragi dell’Esselunga, di Brandizzo e Suviana.

Da non credersi, a fronte di una situazione in cui alle imprese è garantita la quasi certezza dell’impunità a causa dello scarso numero di controlli, che peraltro riscontrano percentuali di irregolarità altissime, dal 2 agosto gli ispettori saranno tenuti ad avvisare le imprese 10 giorni prima del controllo:
Se finora la scarsità dei controlli garantiva la quasi impunità alle imprese irregolari con questa norma il valore di deterrenza delle ispezioni viene azzerato: puoi violare le norme o utilizzare lavoratori in nero mettendo tutto sotto il tappeto il giorno dell’ispezione.
Ma i regali non finiscono qui: le irregolarità possono essere sanate in 20 giorni a costo zero e nel caso in cui il controllo non evidenzi criticità l’impresa è esentata da nuove ispezioni per i successivi 10 mesi.
È un liberi tutti, un invito a violare le norme, un’estensione dell’impunità che si aggiunge alla totale insufficienza dei controlli e ai processi che nella stragrande maggioranza finiscono con la prescrizione o con sanzioni risibili.
È l’ennesima manifestazione del sostegno delle destre verso le più brutali forme di sfruttamento indifferenti alla vita delle persone in nome del profitto a tutti i costi. Ciò è confermato dalla ferocia della cosiddetta patente a punti con la quale, dal primo di ottobre, la vita degli esseri umani verrà pagata, come in una lotteria, con la perdita di crediti, ma solo se il processo arriverà a un’improbabile condanna dell’azienda.
Solo con le lotte si potranno imporre a questo governo le misure necessarie per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro a partire dall’introduzione del reato di omicidio sul lavoro accogliendo la proposta di legge di iniziativa popolare depositata in Senato, dall’assunzione di un numero adeguato di ispettori per garantire i controlli necessari, dall’introduzione di una procura nazionale del lavoro.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Sono gli stessi che quand’erano all’opposizione giuravano di difendere la compagnia di bandiera in quanto asset strategico del Paese e di tutelare i 10500 lavoratori ex Alitalia, quelli che, oggi al governo, con grande faccia tosta, svendono Ita a Lufthansa.
Con soli 325 milioni i tedeschi si assicurano il 41 per cento di Ita, smagrita dall’obbligo di cedere un bel po' di slot che garantivano voli dall’Italia verso l’Europa e gli Usa, e il comando della società senza attendere di salire al 100% garantitogli.
In questo modo Lufthansa si assicura un ricco flusso di passeggeri per rimpolpare gli hub tedeschi base dei voli internazionali a discapito degli aeroporti italiani. La Germania fa i propri interessi, ma dove sono finite le promesse elettorali delle destre che fino a due anni fa giuravano sulla difesa degli asset industriali strategici per l’economia del Paese?
Sulla Tim abbiamo visto andare in scena lo stesso film con la rete svenduta al fondo Usa KKR con grave rischio per la tutela dei nostri dati. Quando la Meloni era all’opposizione spergiurava che una volta giunta al governo avrebbe impedito la vendita della rete che “non può essere privata come non lo è da nessuna parte per un fatto di sicurezza e tutela dell’interesse nazionale”.
Ma non si fermano qui; non solo non intendono attuare un intervento pubblico nell’economia che, solo, potrebbe salvare da morte certa industrie strategiche del Paese, ma hanno deciso altri 20 miliardi di privatizzazioni di società decisive per agire le politiche industriali che sarebbero necessarie per fermare il declino dell’Italia e la sua progressiva divergenza dagli stati del centro/nord Europa.

Oramai è chiaro che dietro la retorica della difesa della patria si nasconde la subalternità totale della Meloni e delle destre a un capitalismo distruttivo e predatorio che, approfittando anche delle crisi, da anni fa shopping in Italia a prezzi di svendita; che la difesa dei “nostri” è buona solo per mettere lavoratori contro lavoratori mentre si arriva a festeggiare la (s)vendita, così il ministro Giorgetti, alla faccia dei 2200 lavoratori di Ita licenziati in barba a tutte le promesse di essere riassorbiti.
E’ sempre più chiaro che i lavoratori e il paese si difendono solo cacciando le destre dal governo.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

È diventato visibile Satnam Singh, è diventato un essere umano solo da morto, dopo 3 giorni di agonia, ucciso da un padrone e da un sistema che si regge sullo schiavismo, sulla disumanizzazione e sullo sfruttamento più bestiale.
È giusto che chi col suo gesto criminale ha condannato a morte il lavoratore, paghi duramente, ma è intollerabile che i mandanti politici e morali dei tanti omicidi sul lavoro ancora una volta si permettano di spargere farisaici sentimenti di cordoglio e ipocrite promesse di contrasto al tragico fenomeno puntualmente disattese.
Più di mille morti all’anno, 4, oltre Satnam Singh negli ultimi 2 giorni, fra cui un ragazzo di 18 anni in provincia di Lodi, centinaia di migliaia di infortuni, un numero ancor più alto di malattie professionali sono la conseguenza della mancata applicazione delle buone norme ancora esistenti, dei continui interventi per ridurre i vincoli e le penali per le imprese che non rispettano le norme sulla sicurezza, della riduzione dei controlli che spingono le imprese a risparmiare sulle misure di prevenzione. Per tutto questo e per i processi che spessissimo si concludono con ammende ridicole è infinita la sequela di comportamenti illegali di padroni e aziende che mettono a rischio le vite che dovrebbero tutelare.
In agricoltura come nelle costruzioni e nella logistica la situazione è resa ancor più drammatica da condizioni scientificamente programmate da una politica xenofoba e razzista che crea un esercito di irregolari senza permesso di soggiorno e quindi più ricattabili, e li consegna in condizioni di schiavitù nelle mani di caporali e padroni senza scrupoli.
Sono almeno 250 mila, secondo l’osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil i migranti "irregolari" che lavorano in agricoltura in condizioni di lavoro inumane e con salari da fame, uno o due euro all’ora, o talvolta per l’acqua da bere o un panino per sopravvivere.
Il fenomeno criminale non riguarda, come qualcuno può pensare, l'arretratezza di qualche zona del sud. Sono almeno 400 le “aree di caporalato” accertate e la metà di queste si trovano nel ricco nord del Paese.
Nutriamo poca fiducia nella possibilità che il governo del “lasciar fare alle imprese” faccia quello che non hanno fatto i governi precedenti e per questo sosteniamo lo sciopero indetto dai sindacati per sabato nell’Agro Pontino mentre richiamiamo ancora una volta le necessità di uno sciopero nazionale con i seguenti obiettivi
la ricostruzione dei sistemi di prevenzione e controllo con l’assunzione di almeno 10 mila ispettori; l’inasprimento delle sanzioni penali a carico del datore di lavoro e dei dirigenti per il mancato adempimento degli obblighi relativi alla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori; la regolarizzazione a regime dei lavoratori e delle lavoratrici stranieri presenti, e l'immediata assunzione inel rispetto, almeno, dei contratti nazionali di categoria, l’istituzione di una apposita Procura Nazionale sulla salute e sicurezza sul lavoro; l’introduzione nel codice penale del reato di omicidio sul lavoro.

Antonello Patta, Responsabile Lavoro, Stefano Galieni, Responsabile immigrazione, Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Nel silenzio colpevole del governo in Italia continuano ad aumentare gli infortuni, le morti sul lavoro e le malattie professionali. E’ una vera e propria guerra contro chi lavora.
Lo dicono chiaramente i dati dell’Inail, che mettono a confronto i primi quattro mesi del 2024 con il primo quadrimestre del 2023, secondo cui le lavoratrici e i lavoratori che hanno perso la vita nei primi quattro mesi del 2024 sono stati 268 rispetto ai 264 del primo quadrimestre dello scorso anno.
Vale lo stesso discorso per gli infortuni che sono stati 193.979, in aumento di più di 6 mila unità rispetto al periodo gennaio-aprile del 2023.
Va ancora peggio per quanto riguarda le malattie professionali che tra gennaio e aprile del 2024 sono state 30.299, 6.430 (26%) in più rispetto agli stessi mesidel 2023; Un dato ancor più grave nel confronto con gli anni precedenti: +57,1% rispetto al 2022, +62,6% sul 2021, +105,2% sul 2020 e +42,8% sul 2019.
I dati confermano quanto denunciamo da sempre: i rischi maggiori sono nei settori che vedono la maggior presenza di lavoratori precari, più sfruttati e con meno diritti come il commercio, i servizi, la logistica e le costruzioni.
Inaccettabile quanto emerge dall’analisi degli infortuni per fasce d’età: l’aumento maggiore, +20%, si registra tra gli under 15 soprattutto a causa dell’incremento infortunistico tra gli studenti impegnati nell’alternanza scuola lavoro.
I dati dell’Inail raccontano una storia del Paese molto diversa da quella rose e fiori dipinta ad uso elettorale dalla Meloni e dai suoi partners e per questo vengono passati sotto silenzio.
Nell’Italia reale milioni di lavoratrici e lavoratori continuano a subire precarietà, sfruttamento, bassi salari e condizioni di lavoro che non garantiscono la sicurezza e la salute.

Alle elezioni europee invitiamo a votare la lista PACE TERRA DIGNITA’ anche per dire no alla perdita di diritti che da anni va avanti in Italia e in Europa. Il programma della lista propone oltre alla pace la difesa della dignità di chi lavora cancellando in Europa la precarietà del lavoro, imponendo il salario minimo e un reddito per chi è senza lavoro in tutti i paesi compresa l’Italia, si creino finanzi un piano per creare occupazione stabile e sicura si ridistribuisca il lavoro con la riduzione dell’orario a 32 ore a parità di salario.

Invece di finanziare le armi e la guerra bisogna investire nella sicurezza del lavoro costruendo una rete efficace di controlli e prevenzione. I nostri eletti nel parlamento europeo si batteranno per i diritti di chi lavora.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro del Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Il ministro leghista Matteo Salvini si fa cinicamente campagna elettorale attaccando di nuovo il diritto di sciopero con il blocco di quello dei trasporti regolarmente indetto per domenica 19 e lunedì 20 da USB, CUB, SGB e assemblea del personale viaggiante.

La motivazione contenuta nella delibera della nuova commissione di garanzia di nomina meloniana, riunita con rapidità inusuale alla prima segnalazione del ministro, ha dell’incredibile: lo sciopero viene sospeso perché potrebbe ottenere una larga partecipazione.

Capiamo che al leghista Salvini gli scioperi non piacciono e preferisca quelli che non riescono per poi tacciare le organizzazioni sindacali di non rappresentare i lavoratori, ma, guarda caso gli scioperi si fanno proprio con lo scopo della massima partecipazione.

Solo un cinismo unito all’arroganza del potere può spiegare attacchi ai diritti costituzionali incuranti delle regole democratiche come questo e come la riduzione a quattro ore del regolare sciopero di 24 ore dei trasporti del mese di dicembre scorso ad opera dello stesso ministro.

In quel caso Usb disobbedì coraggiosamente al diktat del ministro leghista e il Tar successivamente ha dato ragione al sindacato di base sanzionando come illegittima la precettazione. Sosterremo tutte le iniziative messe in campo affinché anche questo nuovo tentativo intimidatorio abbia la risposta che merita.

Rifondazione Comunista sostiene la costruzione di un ampio fronte sindacale e democratico per rilanciare le lotte in risposta alla protervia della destra fascioleghista che da un lato assume misure antipopolari che colpiscono i redditi, i diritti e i servizi pubblici e dall’altro reprime le lotte per cancellare le voci che
smascherano quelle politiche.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Non ha fine il depauperamento della pubblica amministrazione in Italia; il personale continua a diminuire, è sempre più anziano, malpagato, svalorizzato, demotivato. E’ desolante il quadro fornito ieri dal Conto annuale del personale diffuso dalla Ragioneria generale dello stato: i dipendenti delle funzioni centrali tra il 2013 e 2023 sono diminuiti del 21,5%, quelli delle funzioni locali del 15,5%; I primi erano 261 mila nel 2013, oggi sono solo 205 mila; i secondi da 577 mila si
sono ridotti a 488 mila.

Una diminuzione complessiva di 146 mila dipendenti, un fatto gravissimo per la perdita di posti di lavoro e di competenze che non potrà non riflettersi negativamente sulle capacità amministrative e sulla qualità dei servizi.

Non cambia dunque la desolante situazione che vedeva già il nostro paese agli ultimi posti in Europa per numero di persone impiegate nella pubblica amministrazione, impoverita negli ultimi 30 anni da politiche neoliberiste funzionali al taglio dei servizi e al trasferimento ai privati di
competenze pubbliche.

Proprio le perdite di competenze tecniche delle amministrazioni, all’origine dell’avvilente incapacità di spendere i fondi europei, avevano fatto promettere agli ultimi tre governi investimenti importanti sul personale, anche per riuscire a gestire i fondi del PNNR.

Così non è stato e la mala gestione del PNNR ne è una riprova.

Il piccolo aumento di dipendenti registrato tra il 2022 e il 2023 è dovuto in gran parte all’assunzione nelle funzioni centrali di circa 14 mila persone a tempo determinato che vanno ad aumentare il contributo del pubblico alla precarietà diffusa nel paese.

La continuità di questo con i governi precedenti è evidente anche dal contributo all’ingrossamento delle lavoratrici e dei lavoratori poveri: per il rinnovo del contratto della PA 2022/2024 sono previste risorse che non solo non permettono di recuperare il gap con gli stipendi degli altri paesi europei, ma coprono solo il 40% dell’inflazione misurata con l’indice Ipca dello stesso periodo.

Occorre rilanciare le lotte per i salari e l’occupazione di qualità chiedendo l’assunzione immediata di almeno un milione di nuovi dipendenti e grandi investimenti sulle strutture e la formazione; è questa l’unica possibilità per avviare l’uscita del pubblico dal degrado cui è stato condotto, restituire dignità ai dipendenti, migliorare la qualità dei servizi, dare un contributo positivo all’economia del Paese.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Invitiamo vivamente le compagne e le compagne a collegarsi OGGI, GIOVEDI' 16 MAGGIO alle ORE 18.00, alla Diretta FB (Pagina Partito della Rifondazione Comunista) ed a diffondere questa comunicazione per ampliare la partecipazione quanto più possibile..

E' questo un momento decisivo per la lotta della GKN, per il loro futuro e per le lotte di tutte e tutti noi!

Saluti comunisti
Antonello Patta, segreteria nazionale, Resp.le Lavoro Prc-Se

240516gkn8

Care compagne e cari compagni,
dato l'accavallarsi di molti impegni e l'attesa per la definizione dei nomi, stiamo ritardando nell'inviarvi la manchette per la diretta FB prevista per domani, Giovedì 16 maggio alle ore 18.00, con il collettivo della GKN, sulla pagina “Partito della Rifondazione Comunista”.

La manchette vi sarà inviata a breve.

Nel frattempo, vi invitiamo vivamente a dare la massima diffusione - dell'evento FB e della circolare inviatavi nella giornata di ieri e riportata di seguito - agli iscritti e alle iscritte del Partito e a tutti i soggetti interessati.

Saluti comunisti
Antonello Patta, segreteria nazionale, Resp.le Lavoro Prc-Se

Care compagne e cari compagni,
In allegato, vi inviamo il volantino sul Salario Minimo da utilizzare per la campagna elettorale.

Saluti comunisti
Antonello Patta, segreteria nazionale, Resp.le Lavoro Prc-Se

Carissime, carissimi

Dopo 33 mesi di resistenza durissima contro delocalizzazione, speculazione e imbrogli la lotta della ex Gkn attraversa un momento molto critico. Pur di sconfiggerla i poteri messi in discussione ricorrono alle armi più subdole e vigliacche: niente stipendio da 4 mesi, calunnie contro le attività culturali, provocazioni e attività repressive, denunce finalizzate a isolarla, ridurre tutto a un problema di ordine pubblico.
In questa situazione acquista un particolare rilievo la proposta di legge regionale elaborata dal Collettivo di Fabbrica ex Gkn, dalla Rsu, insieme alle intellettualità solidali con la vertenza, un passo fondamentale per contrastare la piaga delle crisi aziendali, spesso dovute a delocalizzazioni perseguite unicamente per aumentare i profitti.
Una legge regionale per creare un consorzio pubblico che rilevi l’area e aprirebbe la via a una stagione di intervento pubblico d per la riconversione ecologica che darebbe finalmente un futuro alla ex GKN, contrasterebbe le crisi aziendali in essere e future rendendo al contempo più forte l’economia della regione Toscana.
L’approvazione di questa legge regionale sarebbe una vittoria non solo per la Gkn, ma per tutte perché potrebbe aprire la strada a una nuova stagione di intervento pubblico che salvaguardi l’occupazione e risponda alle sfide che il cambiamento climatico e lo scenario economico attuale impongono al nostro Paese e al suo tessuto produttivo.
Per sbloccare resistenze e ritardi nell’approvazione della legge regionale il collettivo della GkN ha promosso per il 18 maggio una grande manifestazione che ha già visto moltissime adesioni di Rsu, comitati, movimenti, mondo della ricerca e intellettuali.
Anche noi nell’incontro avuto con il collettivo della fabbrica ci siamo impegnati come partito a portare il nostro contributo profondendo il massimo impegno nell’organizzazione della partecipazione alla manifestazione che si terrà a Firenze il giorno 18 maggio alle ore 14.30.
Per aggiornare tutte e tutti abbiamo concordato una diretta FB sulla pagina “Partito della Rifondazione Comunista” con il collettivo della GKN per il giorno giovedì 16 alle ore 18. Invitiamo tutte e tutti a diffondere al massimo e partecipare.

Saluti comunisti

Maurizio Acerbo, Segretario nazionale Prc-Se
Antonello Patta, segreteria nazionale, Resp.le Lavoro Prc-Se

Rifondazione Comunista è al fianco del sindacalista e scrittore modenese Giovanni Iozzoli, che il 7maggio è stato condannato in primo grado dal Tribunale di Modena a pagare circa 20mila € alla nota azienda Italpizza, che lo aveva querelato per diffamazione aggravata.

Giovanni Iozzoli attraverso i suoi articoli ha raccontato una dura vertenza sindacale e la lotta di lavoratrici e lavoratori per uscire da una condizione di precarietà e lavoro povero, criticando le politiche occupazionali e le relazioni sindacali tenute dalla azienda.

Per noi questa non è una colpa, anzi grazie agli articoli di Giovanni Iozzoli l’opinione pubblica ha conosciuto le motivazioni alla base della vertenza sindacale ed ha potuto apprezzare il miglioramento delle condizioni di lavoro che la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori è riuscita ad imporre.

Condannare Giovanni Iozzoli a questa pesante sanzione significa condannare il giornalismo di inchiesta e il diritto dell’opinione pubblica ad una informazione completa e non subalterna ai potentati di turno. Questa sentenza di condanna non riguarda solo Giovanni Iozzoli ma interessa l’intero mondo del lavoro, e per questo il Partito della Rifondazione Comunista sostiene Giovanni Iozzoli e aderisce alla petizione in sua solidarietà: https://www.change.org/p/solidariet%C3%A0-a-giovanni-iozzoli

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Stefano Lugli, co-segretario regionale Emilia-Romagna
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

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