Gli occupati nel settore pubblico in Italia sono sempre meno, in assoluto e rispetto agli altri paesi europei, e sempre più precari.
IL rapporto Fpa presentato ieri nel Forum Pa conferma quanto denunciamo da anni nell’indifferenza colpevole dei governi che si sono susseguiti: l’impoverimento complessivo del sistema pubblico prodotto dalle politiche neoliberiste e di austerità che, come si è visto nella pandemia rappresenta l’unica ancora per la cura delle persone e la tenuta del Paese.
Secondo il rapporto i dipendenti pubblici in Italia sono 5,5 ogni 100 abitanti a fronte di 8,3 in Francia, 8,1 in Gran Bretagna, 7,3 in Spagna; i nostri dipendenti pubblici rappresentano il 14% del totale degli occupati mentre sono il 19,2% in Francia, il 17,2% in Spagna, il 16,9% nel Regno Unito.
Cifre da allarme rosso a volerle leggere, ma la situazione è ancora peggiore perché questi numeri non tengono conto della qualità dell’occupazione pubblica di casa nostra che vede ridursi gli occupati stabili ai minimi storici e crescere a dismisura la quota di precari.
Sempre secondo lo stesso rapporto infatti i dipendenti stabili sono 2.932.529, regrediti al livello del 2001, mentre aumentano a 437 mila, 22 mila in più solo nel 2022, quelli con contratti a termine; nella sola scuola i precari sono 297.000 il 30% del totale; nella sanità 63 mila, dimenticata la lezione della pandemia.
La situazione è drammatica per le conseguenze sull’impoverimento dell’Welfare e del sistema formativo, per il contributo alla disoccupazione e alla precarietà, per gli effetti nefasti sull’economia del Paese.
La perdita di dipendenti dei Comuni, crollati dal 2007 a oggi del 28,4% è alla base della mancanza di organici, profili tecnici e competenze che da anni fa dell’Italia la maglia nera quanto a capacità di spesa dei fondi europei e oggi spiega in gran parte i ritardi nell’utilizzo dei fondi del Pnnr.
E’ la fotografia di un paese allo sbando che, mentre con i tagli all’occupazione e il ricorso sempre più ampio al lavoro precario colpisce le lavoratrici e i lavoratori, impoverisce sé stesso, aumenta la divergenza verso il basso dagli altri paesi europei e del sud dal nord del Paese.
La goccia che fa traboccare il vaso: nel documento di economia e finanza approvato dal governo non ci sono i soldi per i contratti dei pubblici dipendenti.
Unica soluzione: l’assunzione immediata di un milione di dipendenti pubblici stabili.
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea