In occasione dell’8 marzo non si possono non ricordare le grandi disparità e disuguaglianze che colpiscono le donne nel mondo del lavoro nel nostro paese.
Le donne subiscono un grave un divario salariale rispetto agli uomini registrato solo in parte dalle statistiche che, confrontando il salario orario contrattuale non tengono conto dei lavori precari e dei part time obbligati che colpiscono maggiormente il lavoro femminile; è gravissimo il divario nel tasso di occupazione che si attesta mediamente intorno al 20%, ma diventa del 35% per le donne giovani e per quelle del sud.
Dentro la pandemia poi le donne hanno subito le contraddizioni derivanti dall’impianto patriarcale e dalla femminilizzazione del lavoro nella sanità, nella scuola, nella pubblica amministrazione e nella grande distribuzione; nel posto di lavoro sono state in prima linea nell’urto del covid venendo contagiate molto di più degli uomini e quando si trovano in smart working lavoravano il doppio sommandosi questo al lavoro di cura domestico.
Per di più, come sempre nelle crisi, sono state le prime ad essere licenziate come si è visto nel 2020, in barba al blocco dei licenziamenti, proprio perché lavorano con contratti che danno poca sicurezza e stabilità, come le infinite forme di precarietà o il part-time spesso “finto” e involontario.
La lotta contro tutte le discriminazioni per un lavoro dignitoso e la redistribuzione del lavoro di cura, sono premesse indispensabili per conquistare insieme all’indipendenza economica l’autodeterminazione delle donne e la loro liberazione da tutte le forme di violenza domestica e non.
Al contempo lottiamo per un radicale cambiamento di rotta delle politiche neoliberiste, per un rilancio degli investimenti nell’welfare e nei servizi, dai nidi, alle scuole, ai servizi socio-sanitari sul territorio, fondamentali per evitare la supplenza del lavoro domestico femminile.
Per questi motivi riteniamo giusta la scelta dei movimenti femministi, in Italia Non Una Di Meno, di invitare delegate, delegati e organizzazioni sindacali ad aderire allo sciopero femminista e transfemminista della produzione, della riproduzione e del consumo in occasione dell’8 marzo.
Rifondazione comunista sostiene la scelta delle organizzazioni sindacali di base e delle Rsu che hanno già aderito alla scelta e considera un’occasione mancata la scelta delle principali organizzazioni sindacali di non unificare donne e uomini, giovani e meno giovani, studenti e studentesse, precari/e, disoccupati/e in una grande giornata di lotta contro le politiche neoliberiste che stanno scaricando una crisi mai finita contro i ceti popolari, aumentando ingiustizie e disuguaglianze.
Dipartimento Nazionale Lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea