“160 euro netti di aumenti agli insegnanti nel nuovo contratto”, titolava ieri il sole 24 ore, in modo simultaneo (un po' sospetto) con molte altre testate.
La diffusione di notizie su questa cuccagna nelle buste paga degli insegnanti si aggiunge agli attacchi al prossimo sciopero dei dipendenti pubblici, rei di pretendere aumenti salariali nel mezzo di una crisi in cui tutti soffrono: “i soliti privilegiati” è il messaggio che si vuole inviare al paese, per isolare i pubblici dipendenti di fronte alle altre categorie e non disturbare Confindustria, che teme l'effetto contagio.
La verità, al di là delle veline puntualmente riprese da giornalisti compiacenti, è molto diversa.
Per arrivare alla fantastica cifra di 160 euro, si conteggiano furbescamente soldi che col contratto non c’entrano nulla. Il miracolo si compie aggiungendo i 100 euro del bonus fiscale, a sua volta ottenuto con aggiunte sul bonus di 80 euro del governo Renzi.
Ma anche con questo gioco di prestigio dai bonus citati i docenti della scuola dell’infanzia fino a 25 anni di anzianità, quelli della primaria fino a 20 anni e quelli delle medie e delle superiori con 15 anni di servizio prenderebbero soltanto 20 euro, mentre trarrebbero un beneficio inferiore agli 8 euro i docenti con 35 anni di anzianità.
Questo attacco al contratto della scuola mostra come il governo, molto sensibile alle richieste di Confindustria, si ponga rispetto alla necessità di rilanciare finalmente un Pubblico massacrato da 20 anni di tagli, di riconoscere il valore sociale del lavoro dei suoi dipendenti, di superare una situazione con organici molto al di sotto del necessario e invecchiati a causa della riforma Fornero, con stipendi tra i più bassi d'Europa, tagliati da anni di blocco dei contratti, con servizi garantiti solo grazie a un esercito di centinaia di migliaia di precari.
Occorre riconoscere consistenti aumenti salariali agli insegnanti come a tutti i dipendenti pubblici, nell’ambito del giusto riconoscimento del loro valore sociale e dell’elevamento agli standard minimi europei.
Per questo Rifondazione Comunista sostiene una ripresa generalizzata delle lotte con questi altri obiettivi fondamentali:
-assunzioni di almeno 500 mila lavoratrici e lavoratori;
-stabilizzazione di tutti i precari con contratti a tempo pieno e indeterminato;
-reinternalizzazione dei servizi affidati a privati.
Più dignità per il lavoro pubblico, migliori servizi per i cittadini
Loredana Fraleone, responsbile nazionale Scuola
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea