Oggi due ore di sciopero dei lavoratori dell’ex-Ilva di Taranto con presidi davanti a tutti gli stabilimenti del gruppo per denunciare una gestione degli impianti diventata insostenibile e i ritardi nell’azione del governo.
Produzione ridotta a meno della metà, in cassa integrazione due terzi dei lavoratori, quasi azzeramento della manutenzione con grossi rischi per la sicurezza dei lavoratori e di degrado degli impianti sono alcuni dei problemi che, come abbiamo già denunciato, evidenziano come la gestione di arcelor-Mittal costituisca un grave problema per Taranto e la nostra siderurgia.
Per Taranto perché mancano ancora piani sul risanamento ambientale, sul futuro industriale dello stabilimento a partire dal destino della decisiva area a caldo, sul reintegro di tutti i dipendenti.
Per il paese che non può accettare che una produzione strategica dipenda dagli interessi di una multinazionale che gioca le sue carte su scala globale.
Lo sciopero di oggi riguarda il rinnovo del contratto d’investimento previsto per il 30 novembre che dovrebbe contenere l’ingresso dello stato nel capitale della società tramite Invitalia, non è chiaro con che quota.
Noi continuiamo a sostenere la nazionalizzazione come unica vera garanzia per sottrarre il destino della siderurgia, la tutela della salute e dell’ambiente e dell’occupazione al primato del profitto.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea