Il nostro è il paese nel quale le lavoratrici ei lavoratori hanno subito il peggior arretramento delle condizioni di vita e una perdita di diritti che non hanno eguali in Europa. I salari medi sono fermi a 30 anni fa, milioni di persone, specie giovani e donne vivono con retribuzioni che li condannano sotto la soglia di povertà.
Disoccupazione, precarietà diffusa , part time obbligati, esternalizzazioni, finto lavoro autonomo, frantumazione delle figure contrattuali hanno reso il lavoro una merce e i lavoratori ricattabili e disponibili ad accettare salari, condizioni di sfruttamento e insicurezza sul lavoro indegni di un paese civile.
È il risultato di 30 anni di attacchi portato avanti congiuntamente da imprese e governi finalizzati a redistribuire il reddito a favore dei profitti e delle rendite indebolire il movimento dei lavoratori in nome di un modello economico e produttivo fondato sui bassi salari e sullo sfruttamento intensivo del lavoro.
Così non solo si è messa la costituzione fuori dai cancelli delle fabbriche dei luoghi di lavoro e sono aumentate a dismisura le disuguaglianze, ma si sono realizzate le condizioni del declino economico del paese, della divergenza sempre più accentuata dell’Italia dalle altre economie europee e del sud dal nord del paese.
Il governo in carica ha già mostrato di voler continuare a colpire redditi e diritti di chi lavora attraverso un allargamento della precarietà, una fiscalità che favorisce una minoranza sempre più ricca, nuove privatizzazioni, la riduzione del salario indiretto attraverso i tagli alla spesa pubblica
È chiaro che solo con una nuova grande stagione di lotte si potranno riconquistare i diritti e le condizioni di vita e lavoro perdute. I referendum della Cgil per il ripristino dell’articolo 18 per i licenziamenti senza giusta causa, per limitare l’estensione della precarietà e per la sicurezza sul lavoro negli appalti e subappalti possono rimettere al centro dello scontro politico i diritti delle classi lavoratrici e in particolare delle generazioni più giovani.
I referendum su cui si voterà il prossimo anno dovranno raggiungere il quorum e quindi sarà necessario che si sviluppi la più ampia convergenza in una campagna che non è solo sindacale ma per l’attuazione dei principi della nostra Costituzione.
Per queste ragioni come partito della classe lavoratrice sentiamo il dovere di sostenere i quesiti con il massimo impegno.
Solo con un forte intreccio tra battaglia istituzionale e un fitto calendario di lotte generali e locali in un percorso che sappia unire tutto il mondo del lavoro, i soggetti colpiti nei redditi e nei diritti e tutti i movimenti di lotta sarà possibile contrastare la deriva in atto e creare le condizioni per la vittoria referendaria.
Con questi obiettivi Rifondazione Comunista sosterrà e sottoscriverà i referendum promossi dalla Cgil.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea