Rifondazione Comunista aderisce e partecipa allo sciopero generale proclamato unitariamente da quasi tutti i sindacati base “contro la guerra, l’economia di guerra e il governo della guerra”; per dire no all’invio delle armi in Ucraina e all’aumento delle spese militari; per chiedere l’aumento delle spese sociali e dei salari, il ripristino della scala mobile e un reddito di base per tutte e tutti.
L’invio massiccio di armi sempre più potenti sta determinando una drammatica intensificazione delle operazioni militari in Ucraina, aumenta i rischi di coinvolgimento di paesi vicini, di un prolungamento indefinito della guerra, di ricorso ad armi nucleari.
L’espansionismo della Nato e l’aumento delle spese militari a discapito di quelle sociali è benzina sul fuoco del conflitto in Ucraina, produce instabilità nelle relazioni politiche ed economiche mondiali già messe a dura prova avvicina il mondo al baratro di una terza guerra mondiale.
La guerra parallela, quella delle sanzioni è inutile al pari dell’invio di armi per fermare il massacro, ma produce effetti disastrosi sulle economie europee a causa dei rincari di energia e materie prime. Le conseguenze sui ceti popolari in Italia saranno ancora più drammatiche per la combinazione di inflazione sempre più alta e politiche fiscali e monetarie recessive che produrranno disoccupazione, ulteriore perdita del valore d’acquisto dei salari delle lavoratrici e dei lavoratori e dei redditi dei ceti popolari.
Il governo Draghi infatti, mentre aumenta le spese militari taglia i fondi per la sanità e i servizi sociali, ha già avviato il rientro accelerato nei parametri europei e annuncia un’altra stagione di tagli che produrranno un ulteriore riduzione dei consumi e nuove spinte recessive sull’economia.
Nel frattempo in coerenza con la sua ispirazione neoliberista elargisce ai lavoratori la cifra ridicola di 200 euro una tantum mentre tocca appena gli extraprofitti delle aziende che lucrano sugli aumenti, non utilizza il gettito extra dell’iva prodotto dai rincari, continua a non tassare le grandi ricchezze; non interviene con una norma per bloccare aumenti di bollette e carburanti per salvaguardare chi specula.
Partecipiamo convintamente allo sciopero dei sindacati di base perché condividiamo i contenuti della piattaforma, perché oggi c’è bisogno di rilanciare le lotte e perché consideriamo questo un momento di un più ampio percorso di unificazione di tutti i soggetti che si oppongono alle politiche neoliberiste in un unico grande movimento per il cambiamento.
Auspichiamo che anche la CGIL decida iniziative forti come lo sciopero generale su una piattaforma di pace e giustizia sociale.
Rifondazione Comunista sarà in piazza per dire “basta guerra, no a Putin e no alla Nato” e per chiedere il blocco degli aumenti delle bollette, prezzi calmierati sui generi alimentari di prima necessità, aumenti generalizzati di salari e pensioni, una nuova scala mobile, un salario minimo legale a 10 euro netti all’ora.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea