Lo sblocco dei licenziamenti, com’era prevedibile, ha creato un clima favorevole ad operazioni di macelleria sociale.
Per quanto la rinuncia, da parte della Whirlpool, all’utilizzo delle 13 settimane di cassa integrazione - col relativo avvio delle procedure di licenziamento collettivo -sia una manifestazione di sfrontatezza ed arroganza, non si può nascondere l’inerzia del Governo rispetto ad una vertenza che va avanti da due anni che, nella migliore delle ipotesi, ha visto soltanto inconsistenti proposte di riconversione dello stabilimento di Via Argine.
La vicenda Whirlpool è la drammatica conferma della mancanza di una politica industriale, nello specifico lo stabilimento napoletano fa parte di un territorio, quello della Zona Orientale del capoluogo partenopeo, che da tempo è stato individuato formalmente come “area di crisi industriale complessa”, eppure le istituzioni nazionali e regionali non vanno oltre periodici incentivi che servono soltanto a spostare risorse pubbliche a garanzia dei profitti senza fermare le delocalizzazioni.
In questi giorni, il governo Draghi - difronte all’entusiasmante successo degli europei di calcio - ci ha riempito di retorica patriottarda ma, come le istituzioni europee, “dimentica” l’interesse nazionale quando si tratta di difendere il patrimonio produttivo.
Occorre una politica industriale pubblica all’interno di un modello di sviluppo ad economia mista, l’unico che può porre un freno alle politiche liberiste anche forzando il quadro di direttive e regolamenti europei sempre più insostenibili sotto il profilo sociale e di una politica economica che rilanci un’ottica di programmazione generale nel campo industriale favorendo anche processi di autogestione come strumento di risoluzione delle crisi.
E’ tempo che questo cambiamento di indirizzi sia uno dei temi centrali di uno SCIOPERO GENERALE che unifichi le sempre più numerose vertenze.
Antonello Patta, Responsabile lavoro
Rosario Marra, Segretario provinciale Napoli, Partito della Rifondazione Comunista- Sinistra Europea