Nell’anno del covid in Italia sono andati in fumo circa un milione di posti di lavoro; è un vero e proprio tsunami che si abbatte su un contesto sociale già popolato da un esercito di disoccupati e precari, rendendo insostenibile una situazione sociale già difficilissima.
E’ una strage quella fotografata dagli ultimi dati istat relativi al mese di febbraio del 2021 nel quale si sono registrati 22.197.000 occupati, 945.000 in meno rispetto al febbraio 2020.
A rendere la situazione ancor più drammatica, al crollo dell’occupazione del 4,1% si aggiungono un consistente aumento del numero degli inattivi che arrivano al 37%, un aumento generale della disoccupazione che arriva al 10% con quella giovanile che balza al 31,6% .
Tra gli occupati ad esser più penalizzati, piove sul bagnato, sono i più giovani con un calo del 14,7% di occupati tra i 15 e i 24 anni (-159mila unità) e un -6,4% per quelli tra i 25 e i 34 anni (-258mila unità). Non va bene nemmeno per
gli over 50 tra i quali la disoccupazione è aumentata del 14,6%.
E’ questa la realtà del Paese che che noi denunciamo da tempo, fotografata dall’Istat applicando i criteri di rilevazione imposti dall’Europa.
Di fronte a questi dati è inaccettabile che il governo prosegua con misure che non hanno funzionato e che stia addirittura ragionando sull’introduzione di incentivi all’assunzione di precari.
Occorre subito il blocco definitivo dei licenziamenti col ripristino dell’articolo 18, l’estensione degli ammortizzatori sociali per tutte e tutti, e un grande piano nazionale per il lavoro,a partire dall’assunzione di un milione di nuovi dipendenti pubblici per la sanità, l’istruzione e gli altri servizi pubblici.
Antonello Patta
Responsabile nazionale lavoro del Prc