C’era già scritto nelle raccomandazioni della Commissione Europea sulle linee guida per il recovery fund approvate pochi giorni fa dal governo italiano e inviate al parlamento: “Attuare pienamente le passate riforme pensionistiche onde ridurre il peso della spesa pensionistica”.
Esattamente il mantra del fronte neoliberista italiano con a capo Confindustria, ma robustamente rappresentato anche nel governo.
E Conte non ha perso tempo a rispondere alla chiamata una volta incassato domenica il voto di un elettorato progressista e di sinistra mobilitato con la paura. In un’intervista al Corriere ha dichiarato che il prossimo anno il governo abolirà quota cento, che ha salvato migliaia di lavoratori dalla trappola in cui erano stati precipitati, ripristinando tranne che per pochi casi la legge Fornero. Quota 100 era un provvedimento limitato ma non rinnovarlo peggiora solo la situazione.
Cogliamo la preoccupazione e la rabbia dei tanti lavoratori che vedono prospettarsi, nelle discussioni tra governo e sindacati, il ripristino dell’età pensionistica, tranne per i lavori usuranti, a 67 anni, che per chi non ha 20 anni di contributi, o non ha raggiunto il montante contributivo previsto diventano indefinitamente di più.
La drammatica crisi occupazionale del paese specie quella giovanile richiederebbe misure urgenti tra cui il pensionamento a 60 anni o con 40 anni di contributi, invece si persiste in una scelta che colpisce duramente sia chi lavora da una vita sia chi il lavoro non lo trova.
L’abbiamo detto nella nostra campagna in primavera e lo ripetiamo: oggi è più che mai necessario fare come in Francia, aprire una stagione di lotte i cui obiettivi centrali ci sia l’abrogazione definitiva della legge Fornero.
Chi si lamenta dello sfondamento della destra tra i lavoratori dovrebbe riflettere sul fatto che ancora una volta è il Pd a togliere diritti e Salvini potrà ergersi a loro difensore.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea