Come in molti avevamo temuto, sperando di sbagliarci, parte molto male per il sistema auto del nostro paese il matrimonio Fca-Psa.
E’ di oggi la notizia che Fca ha interrotto bruscamente i rapporti con molti fornitori di elementi per le citycar in Italia, chiedendo di interrompere immediatamente tutte le attività di ricerca, sviluppo e produzione per le auto più piccole del brand, che d’ora in poi verranno costruite con il "modello francese" , senza peraltro dare indicazioni sulla possibilità di riconvertire l'indotto per la costruzione dei nuovi elementi necessari.
La scelta , se confermata, rischia di produrre conseguenze gravissime sull’indotto italiano costituito da mille aziende in cui lavorano 58 mila operai.
Dopo le minacce di ridimensionamento e chiusura degli stabilimenti di Brescia e Lecce da parte di CNH, anch’essa controllata dalla famiglia Agnelli, l’annuncio odierno rischia di suonare come una conferma del disimpegno dall’Italia della società di diritto olandese, ieri Fiat, tra i principali responsabili della crisi terminale della produzione automobilistica Italiana.
L’altro grande responsabile il governo attuale che, come quelli precedenti non ha uno straccio di politica industriale limitandosi a erogare incentivi; che mentre la Francia poneva precise condizioni alla fusione Fca- Psa stava a guardare e in più garantiva 6 miliardi di prestiti a Fca.
Il PRC è impegnato a sostenere un rilancio delle lotte che coinvolga tutte le lavoratici e i lavoratori del settore perché solo così sarà possibile salvare contemporaneamente l’occupazione e il futuro dell’automotive in Italia.
Maurizio Acerbo, Segretario nazionale PRC-S.E.
Antonello Patta, Responsabile lavoro PRC-S.E.