Redazionale
Si è svolta ieri nella sede della Direzione nazionale una riunione sulle questioni del Mezzogiorno, organizzata dal dipartimento Economia. All'incontro, alla presenza di rappresentanti...
Redazionale
Si è svolta ieri nella sede della Direzione nazionale una riunione sulle questioni del Mezzogiorno, organizzata dal dipartimento Economia. All'incontro, alla presenza di rappresentanti...
Roma - martedì 21 febbraio 2012 ore 1000/1600
Sala Libertini
Direzione Nazionale PRC Viale del Policlinico, 131
relazione introduttiva di:
Augusto Rocchi - Resp.le Nazionale Economia
interventi di:
Emiliano Brancaccio - Ricercatore Economia politica e Scienze economiche Aziendali - Università del Sannio
Riccardo Realfonzo - Economista - Analisi sistemi economici e sociali Università del Sannio
conclusioni di Paolo Ferrero - Segretario nazionale PRC
di Gina Musso
La Francia manda rinforzi. E allo stesso tempo aumenta la pressione sulle nazioni africane che sul terreno dovranno sostituire la Legione straniera. Conti alla mano. Ieri il ministro della Difesa transalpino Jean-Yves Le Drian ha stimato in 30 milioni di euro il costo dei primi 12 giorni di guerra ai jihadisti nel nord del Mali. Ma ha dato anche per imminente lo schieramento della forza militare della Cédéao (Ecowas), la Comunità economica degli stati dell'Africa occidentale, che consentirà alle truppe d'élite francesi di lasciare il fronte. «La Francia proseguirà il suo impegno - ha ribadito ieri davanti all'Assemblea nazionale il premier Jean-Marc Ayrault - ma non ha alcuna aspirazione a restare nel Nord Mali».
di Emanuele Giordana
Raccapriccianti testimonianze che inchiodano, oltre ai jihadisti, le forze di sicurezza
A una settimana dall'inizio dell'offensiva francese in Mali si affaccia il volto più odioso della guerra: le violenze sui civili. Commesse dalla guerriglia islamista, cosa già nota da tempo, ma anche dalle forze regolari maliane. Una denuncia che si basa su prove raccolte dalle maggiori organizzazioni per la difesa dei diritti umani e che comincia a fare i conti anche con i bombardamenti indiscriminati.
La prima messa in guardia su quanto accadeva e poteva accadere in Mali, Amnesty International l'aveva già detta e scritta il 14 gennaio scorso, chiedendo «a tutte le parti coinvolte nel conflitto armato del Mali di garantire che i civili siano protetti perché vi è il concreto timore che gli scontri possano dar luogo ad attacchi indiscriminati o altri attacchi illegali in zone in cui i membri dei gruppi armati islamisti sono mescolati alla popolazione civile» e che dunque «le forze che prendono parte agli attacchi armati devono a ogni costo evitare bombardamenti indiscriminati e fare il massimo per evitare vittime civili».