Non ha fine il depauperamento della pubblica amministrazione in Italia; il personale continua a diminuire, è sempre più anziano, malpagato, svalorizzato, demotivato. E’ desolante il quadro fornito ieri dal Conto annuale del personale diffuso dalla Ragioneria generale dello stato: i dipendenti delle funzioni centrali tra il 2013 e 2023 sono diminuiti del 21,5%, quelli delle funzioni locali del 15,5%; I primi erano 261 mila nel 2013, oggi sono solo 205 mila; i secondi da 577 mila si
sono ridotti a 488 mila.
Una diminuzione complessiva di 146 mila dipendenti, un fatto gravissimo per la perdita di posti di lavoro e di competenze che non potrà non riflettersi negativamente sulle capacità amministrative e sulla qualità dei servizi.
Non cambia dunque la desolante situazione che vedeva già il nostro paese agli ultimi posti in Europa per numero di persone impiegate nella pubblica amministrazione, impoverita negli ultimi 30 anni da politiche neoliberiste funzionali al taglio dei servizi e al trasferimento ai privati di
competenze pubbliche.
Proprio le perdite di competenze tecniche delle amministrazioni, all’origine dell’avvilente incapacità di spendere i fondi europei, avevano fatto promettere agli ultimi tre governi investimenti importanti sul personale, anche per riuscire a gestire i fondi del PNNR.
Così non è stato e la mala gestione del PNNR ne è una riprova.
Il piccolo aumento di dipendenti registrato tra il 2022 e il 2023 è dovuto in gran parte all’assunzione nelle funzioni centrali di circa 14 mila persone a tempo determinato che vanno ad aumentare il contributo del pubblico alla precarietà diffusa nel paese.
La continuità di questo con i governi precedenti è evidente anche dal contributo all’ingrossamento delle lavoratrici e dei lavoratori poveri: per il rinnovo del contratto della PA 2022/2024 sono previste risorse che non solo non permettono di recuperare il gap con gli stipendi degli altri paesi europei, ma coprono solo il 40% dell’inflazione misurata con l’indice Ipca dello stesso periodo.
Occorre rilanciare le lotte per i salari e l’occupazione di qualità chiedendo l’assunzione immediata di almeno un milione di nuovi dipendenti e grandi investimenti sulle strutture e la formazione; è questa l’unica possibilità per avviare l’uscita del pubblico dal degrado cui è stato condotto, restituire dignità ai dipendenti, migliorare la qualità dei servizi, dare un contributo positivo all’economia del Paese.
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea