Ieri 5 morti sul lavoro, tre in Lombardia, uno in Sardegna e un altro in Calabria. Uno di loro era al suo primo giorno in azienda pare neanche assunto. Un altro era appena diventato papà. Di fronte a questa strage senza fine sentiamo il dovere di ricordare che ai responsabili è garantita la quasi totale impunità.
Basti pensare alla scandalosa sentenza per l'orribile morte di Luana D'Orazio con i titolari che hanno patteggiato ottenendo solo due anni di condanna.
Per il nostro ordinamento pare che le vite di lavoratrici e lavoratori non contino.
Per questo sosteniamo la proposta di legge di iniziativa popolare promossa dall'USB per l'introduzione del reato di omicidio e lesioni sul lavoro con pene dai 10 ai 18 anni. Si tratta di una proposta che fa parte nel programma elettorale di Unione Popolare e che riporteremo all'attenzione del parlamento con la raccolta firme.
Basta con l'impunità!

Questa è una guerra quotidiana contro il lavoro che ha causato già centinaia di vittime nei primi mesi del 2023 e più di mille morti, secondo i sindacati 1550, nel 2022.
Una strage che va avanti grazie alla complicità dei governi che da decenni tagliano le risorse e le assunzioni necessarie per le attività di prevenzione e controllo, smontano le leggi per ridurre i vincoli e le penali a carico delle imprese che non rispettano le norme esistenti in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
C’è una responsabilità criminale che nasce dalla scelta di “lasciar fare alle imprese” come ha precisato l’attuale Presidente del Consiglio; si lascia volutamente che le imprese risparmino sui costi della sicurezza, anche se ne va della vita delle persone, facilitate in ciò dalla ricattabilità dei lavoratori sempre più precari e privati dei diritti.
L’unica strada per fermare il massacro è che il mondo del lavoro tutto dica basta e sorga una mobilitazione che rompa il muro di indifferenza e di assuefazione che accetta come mere fatalità incidenti e morti in cui nella maggior parte dei casi di fatale non c’è nulla.
Occorre uscire dalla logica delle singole risposte che durano il tempo del coccodrillo sui giornali per aprire una vertenza nazionale per ottenere: le assunzioni necessarie per la ricostruzione dei sistemi di prevenzione e controllo; l’inasprimento delle sanzioni penali a carico del datore di lavoro e dei dirigenti per il mancato adempimento degli obblighi relativi alla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori; l’introduzione nel codice penale del reato di omicidio sul lavoro; il ripristino del testo originale del D.lgs. 81/08, eliminando le modifiche peggiorative per la salute e la sicurezza dei lavoratori introdotte dalle successive modifiche peggiorative.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra europea

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