di Antonello Patta* -
“Niente risposte nel merito, ma quello che abbiamo portato a casa è un altro incontro”. Le parole di Maurizio Landini dopo l’incontro dei rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil con Draghi confermano il sospetto che l’ora e mezzo scarsa di riunione sia stata più che altro una mossa nel gioco tra Draghi, Colle e Pd da una parte e 5 stelle dall’altra. Sembrerebbe quindi che siamo di nuovo solo alle promesse utili a far passare ‘a nuttata della crisi di governo “penultimata”. E così è se si valuta il nulla di fatto sul piano dei risultati concreti immediati. Se però si considerano le diverse valutazioni dell’incontro di Cgil e Cisl emergono due aspetti che è bene valutare attentamente. Il primo sottolineato entusiasticamente da Sbarra leader della Cisl e da Bonomi presidente di Confindustria è che rientra dalla finestra quel patto sociale uscito dalla porta dopo lo sciopero nazionale proclamato a dicembre da Cgil e Uil. Il secondo è che l’eventuale soddisfacimento di tutte le richieste avanzate, contratti, salario minimo, fisco, pensioni, dovrebbe essere contenuto nel tetto di spesa dato dalla rigidità di vincoli di bilancio escludendo tassativamente scostamenti dal deficit programmato. Non a caso gli addetti ai lavori, data l’esiguità delle cifre messe a disposizione, prevedono per luglio solo un altro bonus più piccolo di quello da 200 euro e con la legge di bilancio un taglio del cuneo molto più piccolo di quello annunciato con gli strilli giornalistici delle ultime settimane. Allora ecco che il patto sociale diventa fondamentale per irretire i sindacati in una ragnatela finalizzata a evitare una ripresa dei conflitti che metterebbe a nudo il carattere antipopolare di questo governo e porrebbe all’ordine del giorno la necessità del cambiamento.
Esattamente l’opposto di quanto necessario se si vuole davvero conquistare insieme a un lavoro, un salario e una pensione dignitosi l’apertura di una nuova stagione di diritti per tutte e tutti.
*Responsabile lavoro PRC-S.E.