È assordante il silenzio del governo rispetto alla possibilità che Tim la principale società del paese nel campo delle telecomunicazioni venga comprata da un fondo statunitense con gravissime conseguenze in termini di sicurezza nazionale, sul piano occupazionale e per quanto riguarda il superamento dei gravissimi ritardi del paese nello sviluppo della rete.
Da questo punto di vista non possiamo che condividere la mobilitazione dei lavoratori della Tim che oggi manifestano davanti al MISE a Roma e alle prefetture in tutta Italia, indetta da Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil. Denunciamo la passività del governo che testimonia la volontà di lasciare alle pure dinamiche di mercato scelte d’interesse pubblico così grande da richiedere una piena gestione pubblica.
Emerge non solo un’insopportabile scarsa considerazione del destino di decine di migliaia di Lavoratrici e lavoratori, 100 mila tra dipendenti diretti e indotto, ma anche una totale ignavia rispetto al rischio concreto che i dati delle cittadine e dei cittadini italiani, nonchè dati sensibili per la sicurezza nazionale, finiscano sotto il controllo delle agenzie di spionaggio USA. Perché il governo non annuncia uso del prio veto come ha fatto nei confronti dei cinesi per il 5G?
Dove è finita la retorica sull’occasione storica del PNRR per investire nella tutela dei dati dei cittadini sottraendoli al controllo di ogni sorta di influenze straniere?
Smentita clamorosamente dalla consegna del polo strategico nazionale, il cloud di tutte le amministrazioni centrali dello stato, a una gestione con i privati tra cui le big tech americane obbligate per legge a fornire ai dati all’intelligence Usa, oggi la stessa sorte tocca alla Tim.
Come Rifondazione Comunista sosteniamo da sempre la necessità di sottrare al dominio del mercato i settori strategici per l’economia nazionale devastata da decenni di neoliberismo sfrenato e del rilancio del ruolo del pubblico sia nell’indirizzo sia nella gestione e controllo diretti.
Per gli stessi motivi per cui siamo stati contrari all’ipotesi del governo Conte di lasciare a Tim la proprietà e la gestione della rete, oggi, a maggior ragione lo siamo rispetto alla possibilità che la principale società di telecomunicazioni venga consegnata nelle mani di un fondo stunitense che ha nel board un ex-capo della CIA.
Difendiamo la democrazia e l'occupazione con la ripubblicizzazione. La privatizzazione anche in questo campo ha fatto solo danni.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea