Il 30 giugno si potrà licenziare in tutti i settori dell’industria e delle costruzioni. Così nel decreto sostegni bis che ha segnato una vittoria di Confindustria nell’orientamento del governo indifferente alla perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro prevista dalla Banca d’Italia.
Oggi tutti i partiti e i rappresentanti degli industriali si affannano a smentire, col sostegno dell’ufficio parlamentare di bilancio, gli effetti gravissimi di questa scelta sul mondo del lavoro; fino a ieri avevano raccontato che con il blocco dei licenziamenti non si sarebbero potuti assumere i giovani, oggi la versione appare diversa solo perché l’accento è posto sul fatto che le imprese prevedono un saldo positivo di occupati, invece che sui licenziamenti.
In altre parole le imprese che hanno ricevuto e continuano a ricevere valanghe di miliardi di soldi pubblici potranno scaricare sulla società il costo e le sofferenze di centinaia di migliaia di nuovi disoccupati per modificare la composizione dei propri occupati.
Il come lo si capisce osservando il lavorio dei partiti di governo, dal Pd alla Lega, per ammorbidire ancor di più le causali per i contrati a termine per “renderli più flessibili per consentire alle imprese di ripartire” come sostiene la sottosegretaria al lavoro leghista Tiziana Nisini. E’ evidente che guardando i numeri del mercato del lavoro trainato già oggi dai contratti a termine si punta a sostituire occupazione stabile con altri contratti precari.
Si spiega così la contraddittorietà delle scelte, e dei discorsi dei vari politici di governo. Se si stanno attivando una serie di strumenti che permetteranno alle imprese di gestire le uscite dal lavoro evitando ai lavoratori di finire disoccupati ( estensione del contratto di espansione, contratti di solidarietà) perchè non attuarli mantenendo in vigore il blocco dei licenziamenti?
Non si spiega nemmeno il perché non si voglia attendere nemmeno il varo degli ammortizzatori sociali che però temiamo condizionati, anche loro, all’accettazione di lavori precari.
E’ del tutto insufficiente la mediazione dei ministri Orlando del Pd e Giorgetti della Lega che concordano sulla proroga del blocco dei licenziamenti solo per i settori della moda e del tessile dove, con tutta evidenza. fa comodo anche alle aziende continuare a vivere di cassaintegrazione covid pagata dallo stato finche non escono dalla crisi.
Come Rifondazione Comunista sosterremo tutte le lotte necessarie a contrastare la gravissima situazione occupazionale del paese per affrontare seriamente la quale proponiamo:
-blocco dei licenziamenti;
-un grande piano per la piena e buona occupazione centrata su: assunzione di almeno un milione di persone nel pubblico; riduzione dell’orario di lavoro; riconversione ambientale dell’economia
-un piano di risanamento idrogeologico del territorio;
-il ripristino dell’articolo 18 contro i licenziamenti senza giusta causa
-l’abolizione del jobs act e di tutte le leggi che hanno prodotto precarietà
Antonello Patta Responsabile lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea