Il ministro del lavoro Orlando ha dichiarato che il blocco dei licenziamenti può finire a giugno e propone una serie di misure ancorate alla logica, risultata ampiamente fallimentare, degli incentivi alle imprese che assumono.
IL ministro del Pd è saldamente ancorato al campo delle politiche neoliberiste che affidano alle scelte delle imprese l’andamento dell’economia, del mercato del lavoro e dell’occupazione, pur sapendo, lo dicono le stesse previsioni del governo, che in questo modo fino al 24 non si recupereranno i livelli occupazionali del 2019; e che nel pubblico si attuerà appena il turnover senza neanche provare a recuperare il gap di un milione di posti di lavoro rispetto alla media europea stimato nello stesso recovery plan.
In un paese in cui nella pandemia si sono persi un milione di posti di lavoro portando la disoccupazione reale del paese a livelli drammatici, sono sei milioni le persone disoccupate, occorrerebbe un piano nazionale per il lavoro che invece il recovery plan non prende neanche in considerazione.
La filosofia del governo e del piano sta tutta nell’investire grandi risorse pubbliche da destinare direttamente alle imprese o da utilizzare per rendere tutto il pubblico più funzionale al mercato al fine di aumentare la produttività delle imprese.
In questo contesto appare chiara l’idea di futuro del lavoro di tutti i neoliberisti al governo; l’obiettivo dichiarato è quello di garantire l’occupabilità cioè l’idea che l’unica cosa che conta realmente sia aumentare le competenze per permettere ai lavoratori di riconvertirsi rapidamente da un lavoro all’altro in base alle mutevoli condizioni del mercato e ai bisogni delle aziende; cosa che nelle condizioni date significa erigere definitivamente a sistema la precarietà.
Rifondazione Comunista ha un’altra idea di futuro centrata sulla qualità e dignità del lavoro; per questo invita gli iscritti a proseguire con rinnovato impegno la campagna “Prima il lavoro” e accrescerà gli sforzi per unire tutti gli antiliberisti per avviare una nuova stagione di lotte a partire dall’opposizione a questo governo e alle sue politiche dicendo con forza:
-no allo sblocco dei licenziamenti a giugno;
-estensione del blocco di licenziamenti e degli ammortizzatori sociali per tutto il 2021;
-ripristino dell’articolo 18 contro i licenziamenti senza giusta causa;
-abolizione del jobs act e di tutte le leggi che hanno prodotto la precarietà;
Antonello Patta, responsabile lavoro nazionale
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea