Morire a 23 anni mentre si lavora per guadagnare di che vivere. È successo di nuovo. Questa volta è toccato a una giovane operaia madre di una bambina piccola rimasta impigliata in un rullo della macchina su cui stava lavorando in uno stabilimento tessile di Montemurlo in provincia di Prato.
Mancano le parole per dire lo sgomento e la rabbia di fronte all’ennesimo atto di uno stillicidio che non sembra avere mai fine. Ma sappiamo che il silenzio conduce all’indifferenza e all’assuefazione e che non bisogna smettere di indignarsi e lottare fino a che la cura della vita non prevarrà sui profitti.
Denunciamo come insopportabile e inaccettabile il fatto che nell’era del digitale e dei sensori in grado di guidare lavorazioni millimetriche continuino a esistere condizioni di lavoro in cui una macchina può uccidere una persona.
Nell’esprimere il nostro dolore e i sentimenti di una sentita vicinanza con i genitori e con la piccola bimba della lavoratrice assumiamo come un impegno più forte che mai la lotta perché i luoghi di lavoro smettano di essere luoghi di morte.

Maurizio Acerbo, Segretario nazionale
Antonello Patta, resp. Lavoro PRC-S.E.

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