Un tempo il maxi-processo si faceva alla mafia. Ora siamo tornati a quelli di epoche lontane contro i lavoratori. Con i 53 di oggi sono arrivati a 120 i lavoratori di Italpizza di Modena, società leader nella produzione di pizze surgelate, rinviati a giudizio per aver lottato in difesa dei loro diritti contro vere e proprie angherie e irregolarità, carichi di lavoro insostenibili, flessibilità selvaggia e perfino irregolarità contributive certificati dall’ispettorato del lavoro a carico delle due cooperative cui l’azienda del famoso marchio aveva trasferito i lavoratori e tutta la produzione.

In pratica una forma di caporalato in grande per ridurre i costi delegando le modalità per aumentare lo sfruttamento senza neanche la briga di delocalizzare rischiando una penalizzazione del marchio.

E le due cooperative, oltre a introdurre turni massacranti, approfittando di leggi inique, hanno applicato il contratto multiservizi e non quello alimentare, riducendo così pesantemente salari diretti e indiretti, tutele e diritti.

A tutto ciò giustamente si sono ribellati i lavoratori e le lavoratrici, soprattutto straniere, protagoniste in prima fila di dieci mesi di lotte durissime resistendo alle difficoltà economiche, alle cariche e alle manganellate della polizia intervenuta in continuazione per impedire i picchetti.

Oggi al posto dell’azienda e delle cooperative sono sotto inchiesta i lavoratori e le lavoratrici con accuse gravissime connesse con il decreto sicurezza di Salvini che il governo attuale lascia colpevolmente in vigore. 120 lavoratori finiscono sotto processo per manifestazione non autorizzata, resistenza, lesioni, invasioni di edificio, minacce, violenza privata, ma le imputazioni in realtà descrivono la criminalizzazione in atto dei picchetti sindacali.

Doveroso schierarsi contro questo accanimento giudiziario, per il diritto dei lavoratori a organizzarsi e combattere per salari e condizioni di lavoro umane e dignitose, contro leggi ingiuste che tutelano ogni forma di sfruttamento e precarietà.

I lavoratori Italpizza non vanno lasciati soli. Va difeso il diritto di organizzarsi e lottare.

Come Rifondazione Comunista abbiamo sostenuto la lotta dei lavoratori di Italpizza e crediamo che vada costruita la più ampia solidarietà nei loro confronti.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro
Partito della Rifondazione Comunista S.E.

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