Fim, Fiom e Uilm manifestano insieme a sostegno delle proposte sindacali per la risoluzione di 100 vertenze aperte di aziende metalmeccaniche nella crisi prodotta dalla pandemia. Anche questa emergenza ha mostrato il fallimento di un modello sociale costruito sulla centralità dell'impresa e del profitto. E' ora di rivendicare la centralità del lavoro e dei suoi diritti.
Rifondazione Comunista sostiene questa mobilitazione nella consapevolezza che rappresenta solo l’inizio di un percorso di lotta necessario perché non siano i lavoratori a pagare le gravi ricadute produttive e occupazionali.
Lo “spettacolo mediatico” degli Stati Generali non riescono ad occultare il fatto che, rispetto alle risorse, le diverse ipotesi governative non forniscono risposte adeguate alla gravità della crisi.
Quella del PD per l’accesso immediato ai fondi MES, gonfia il debito pubblico e prepara sacrifici futuri che pagheranno i lavoratori non certo Confindustria che non a caso la sostiene con forza. Quella adagiata sull’attesa dei fondi europei del cosiddetto “Recovery Fund“ nasconde il fatto che arriveranno in ritardo quando molti danni produttivi ed occupazionali saranno già fatti.
Bisogna chiedere che la Banca Centrale Europea intervenga subito creando, tramite l’emissione di nuova moneta, un grande fondo a disposizione degli Stati per affrontare la crisi, così come richiesto da molti economisti. Questa opzione viene scartata dalle classi dirigenti europee e italiane per ragioni politiche: mantenere al guinzaglio le nostre società.
La destinazione degli investimenti conferma la sudditanza politica del governo alle imprese e ai mercati. Occorre dire con forza che la salvaguardia delle produzioni strategiche e dell’occupazione e la riconversione ambientale si possono realizzare solo con una forte ripresa della programmazione e di un ruolo pubblico, anche diretto, nell’economia a partire dalla nazionalizzazione di aziende strategiche.
Vanno respinte con nettezza le pretese di Confindustria di precarizzare ulteriormente il lavoro a cui si è accodato come al solito il PD.
Gli obiettivi della manifestazione, dal blocco dei licenziamenti alla necessità di investimenti legati all’occupazione, dalla sicurezza nei luoghi di lavoro alla contrattazione collettiva dello "smart working", vanno nella giusta direzione.
La mobilitazione del 25 può e deve essere l’inizio di una ripresa di una stagione di lotte unitarie per:
- ripristino dell’art.18 e azzeramento del jobs act e di tutte le leggi che hanno precarizzato il mondo del lavoro
- introduzione di un salario minimo legale di 9 euro l’ora netti da migliorare con i contratti e di un reddito minimo garantito senza condizioni per chiunque ne sia privo attraverso estensione e modifica della legge in vigore.
- riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario
- abolizione della legge Fornero
Se così non sarà, ancora una volta i padroni avranno facile gioco a prendersi i soldi e scaricare la crisi sui lavoratori e sulle lavoratrici.
Maurizio Acerbo, Segretario nazionale PRC-S.E.
Antonello Patta, Responsabile lavoro PRC-S.E.