Rifondazione Comunista è al fianco dei lavoratori dell’Arcelor Mittal mobilitati in tutti gli stabilimenti del gruppo per lo sciopero di 24 0re indetto da Fiom, Fim e Uilm contro le “condizioni provocatorie e inaccettabili poste dall’azienda”.
Arcelor Mittal nell’incontro con il governo ha infatti esplicitato i suoi veri obiettivi: il drastico ridimensionamento della produzione a quattro milioni di tonnellate, il licenziamento di 5 mila dipendenti ora in produzione e la messa in discussione del ritorno in fabbrica dei 2 mila attualmente in amministrazione straordinaria, la modifica del piano ambientale.
La pretesa è di fatto una completa riscrittura dell’accordo sottoscritto solo un anno fa e realizzare un piano totalmente diverso da quello originario.
L’obiettivo, appare di fatto la chiusura dell’area a caldo e quindi la fine del grande stabilimento siderurgico di Taranto dove resterebbe solo una fabbrica di dimensioni ridotte per le sole lavorazioni finali, destinata ad un’avvenire molto incerto anche perché sarebbe un doppione di Genova.
La nazionalizzazione è l’unico strumento adeguato per impedire la fine della siderurgia italiana e allontanare lo spettro che Taranto si ritrovi con fabbrica chiusa e niente risanamento ambientale.
Il governo respinga seccamente tutte le richieste dell’azienda e proceda con l’intervento pubblico diretto!
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Rifondazione Comunista