Uno studio della Cgil aggiunge una nuova conferma a quanto sosteniamo da tempo: in Italia più di 5 milioni di lavoratrici e lavoratori, 5 milioni e 700 mila per l’esattezza, guadagnano meno di 11 mila euro lordi all’anno.
Una condizione insopportabile se si considera che ciò corrisponde a 850 euro netti mensili, una retribuzione sul filo della soglia di povertà relativa per i single, molto al disotto nel caso di familiari a carico, situazione molto frequente per le famiglie monoparentali con capofamiglia donna.
E’ questa una fotografia dei salar italiani i che risulta ancor più drammatica se si tiene presente che gran parte dei soggetti indagati ricevono emolumenti molto al disotto, essendo milioni i lavoratori che devono accontentarsi di paghe orarie da fame di due, tre, quattro euro; e questi dati non considerano il lavoro nero ancor più sfruttato e sottopagato.
I miseri salari esistenti aumentando il potere di ricatto sull’insieme del mondo del lavoro come dimostrato dal fatto che nel 2022 il salario medio in Italia si è attestato a 31,5 mila euro,22,800 nel settore privato, a fronte di quello francese a 41, 7 mila e di quello tedesco a 45,5 mila.
E’ l’ennesima riprova della giustezza della battaglia sul salario minimo promossa come Unione Popolare che ci ha portato nelle piazze di tutta Italia a raccogliere le firme sulla proposta di legge per un salario minimo di dieci euro indicizzato all’inflazione.
Ricordiamo ancora una volta a tutte le forze politiche che raggiunto con successo il numero delle firme richieste la proposta è ora depositata presso la decima commissione del Senato in attesa di essere calendarizzata; le invitiamo ad attivarsi, se davvero credono nella necessità inderogabile di introdurre in Italia il salario minimo per costruire intorno ad essa una lotta che si concluda con la sua approvazione. Lo chiede il 70% dei cittadini italiani che condivide l’urgenza di questo provvedimento.
Antonello Patta
responsabile nazionale lavoro