Con l'arrivo dell'estate, riparte il peana della difficoltà a trovare persone disposte a lavorare nel settore del commercio, turismo, pubblici esercizi e della ristorazione. Le grida di esercenti e albergatori dell'estate scorsa, amplificate dal coro dei media e delle destre, hanno ottenuto l'obiettivo dell'abolizione del reddito di cittadinanza ritenuta necessaria per avere a disposizione persone disposte a lavorare per paghe da fame di 5/600 euro al mese. Oggi a lamentare la mancanza di lavoratrici e lavoratori necessari a coprire un'offerta di 480 mila posti è il presidente di Confcommercio che indica tra le cause la mancanza di formazione.
La vera motivazione, tutti lo sanno, sono i salari da fame che non riguardano solo i vigilanti utilizzati nel commercio e pagati a 5 euro l'ora, ma gran parte dei dipendenti del settore. Non solo i precari o i tanti assunti al nero, ma anche quelli che hanno regolari e permanenti contratti, firmati dalle maggiori organizzazioni sindacali. Nel settore del turismo il livello di inquadramento più basso "garantisce" una paga oraria di 7 euro lordi l'ora che, nei primi due anni di lavoro, scende a meno di 6 euro. Nello stesso contratto troviamo ben sette livelli d'inquadramento al di sotto di 10 euro lordi, per noi il minimo da cui partire per uscire dalla situazione indegna in cui versano oggi milioni di lavoratrici e lavoratori. Unione Popolare ha presentato la proposta di legge di iniziativa popolare per un salario minimo di 10 euro l'ora indicizzato all'inflazione, su cui abbiamo iniziato a raccogliere le firme. Invitiamo tutte e tutti a darci una mano in questa battaglia di civiltà firmando e invitando a firmare nei banchetti che si tengono in tutta Italia. Basta paghe da fame!
#10èilminimo!
Antonello Patta, responsabile lavoro Partito della Rifondazione -Sinistra Europea