di Luca Nivarra

Le due pronunzie con cui la Corte costituzionale ha fatto giustizia dell’abusiva manomissione del referendum del 12 e 13 giugno 2011 chiariscono, si spera in modo definitivo, tre punti fondamentali. Il primo è che i Comuni non sono, e non possono essere, obbligati a cedere ai privati la gestione dei servizi pubblici locali. Il secondo è che, in forza del dettato comunitario, alle forme di gestione “privatistica” si affianca, con pari legittimità, lo strumento pubblicistico dell’azienda speciale.

 

 

 

 

 

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