Intervista a Gianni Rinaldini
di Stefano Galieni

Questa mattina un vasto comitato promotore si è recato presso la Cassazione di Roma per depositare per richiedere il ripristino integrale dell’art. 18 dello statuto dei lavoratori e la soppressione dell’art. 8 emanato a suo tempo da Berlusconi in finanziaria. Del comitato promotore, in cui oltre a personalità si ritrovano molte forze della sinistra, fa parte Gianni Rinaldini, coordinatore nazionale dell’area programmatica “La Cgil che vogliamo”. A lui chiediamo le ragioni di questa campagna.
«L’iniziativa del referendum è su quesiti di grande rilevanza. L articolo 8 che annulla di fatto i contratti nazional. Prevalgono quegli aziendali in ogni aspetto, dal rapporto fra committente e appaltante alle telecamere che potranno vigilare sui lavoratori, fino alle modalità di applicazione di ciò che resta dell’art.18. Non era mai accaduto neanche negli anni 50 e tutto all’insegna delle liberalizzazioni. Un esempio? Monti ha emanato un decreto per la non applicazione contratto nazionale nelle ferrovie. Questo significa che sui treni di Montezemolo il contratto non vale, su quelli di Trenitalia finora si. Sull’art. 18 bisogna ottenerne il ripristino integrale dopo che per anni si è smantellata la sua portata. I due quesiti hanno poi una forte valenza politica: riportano al centro le questioni del lavoro con un fronte ampio che su altri temi è spesso diviso. Fa irrompere il lavoro nella campagna elettorale e questo è un fatto estremamente positivo visto che sappiamo quanto queste – da ultime le vicende dell’Alcoa ce lo confermano – sono esplosive».

 

 

 

 

 

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