Al ministro Pichetto rispondiamo che non abbiamo bisogno del nucleare ma di fermare la guerra. La rinuncia antieconomica al gas russo dovrebbe indirizzare verso l'energia pulita. Invece si acquista a costi maggiorati energia fossile peggiore dagli USA o "riciclata" attraverso giri incredibili. Così i profitti crescono a dismisura come le bollette e l'inflazione. E ritorna immancabile la bufala nucleare che dovrebbe essere stata sepolta da ben due referendum. Ora la bufala assume le sembianze delle "piccole centrali". Il ministro Pichetto non diffonda la bufala che allude a impianti che non hanno nessuna praticabilità per ragioni di costi e di sicurezza. Non è che un nucleare piccolo è sicuro. Semplicemente è ancora meno ragionevole economicamente. Per questo ribadiamo che serve quanto prima farla finita con la guerra. Per riprendere la strada di una politica energetica fondata sulle ragioni sociali e ambientali e non sui profitti della speculazione e le follie militari. Nel mondo il nucleare non è il futuro e infatti la Germania ha detto addio. La produzione di energia nucleo-elettrica su scala mondiale è scesa a meno del 10% di quella elettrica complessiva e, conseguentemente, a meno del 2% dei consumi finali d’energia. Ci sono interessi lobbistici molto forti dietro questa ossessione per il nucleare fuori tempo massimo che è davvero inquietante in questi tempi di vertiginoso rilancio della corsa agli armamenti per il legame strategico tra civile e militare.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Elena Mazzoni, responsabile ambiente del Partito della Rifondazione Comunista, candidati della lista Pace Terra Dignità

Alla popolazione dei comuni dell'Emilia Romagna sommersi da acqua e fango e ai familiari delle vittime esprimiamo la solidarietà e il cordoglio del Partito della Rifondazione Comunista.
Crisi climatica, cementificazione e mancata manutenzione del territorio concorrono al sempre più frequente ripetersi di queste tragedie.
Il PNRR, e la stessa attenzione della Regione, avrebbero dovuto essere finalizzati ad obiettivi come la messa in sicurezza del territorio e non alle solite grandi opere che arricchiscono le lobby dei prenditori di stato.
Governi e Regione dovrebbero smetterla con l'incentivazione della cementificazione invece di fare il contrario.
Anche in questo campo il PD che governa l'Emilia Romagna non è stato diverso dalle regioni governate dalla destra. L’Emilia-Romagna è la terza regione più cementificata d’Italia e per incremento del consumo di suolo nel 2021 (ultimo dato disponibile). Con il 9% di suolo impermeabilizzato l'Emilia Romagna è al di sopra della già altissima media nazionale.

Bonaccini ha approvato una legge urbanistica ignobile da questo punto di vista, contestata dai migliori urbanisti italiani.
Il governo dovrebbe smetterla col negazionismo climatico, il Pd di predicare bene e razzolare male.
Il ripetersi di questi eventi segnala che abbiamo bisogno di un piano nazionale per la messa in sicurezza del territorio e per l'adattamento alla crisi climatica. Vanno cancellate le norme nazionali e regionali che incentivano l'impermeabilizzazione e va approvata una legge per lo stop al consumo di suolo. Bisogna procedere con determinazione verso la transizione ecologica.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale, Stefano Lugli, segretario regionale ER, Elena Mazzoni, responsabile ambiente
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

E' folle e inaccettabile quanto propongono i rappresentanti dei balneatori spalleggiati dalla destra. L'idea di aggirare la direttiva Bolkestein individuando "nuove aree di coste libere da assegnare con apposito bando lasciando inalterate quelle già in vigore", come dichiara Ragusa della SIB, significa continuare con la cementificazione, la recinzione, la privatizzazione delle nostre spiagge.

In Italia ci sono già troppe concessioni: 12.166 è il dato del 2021 fornito da Legambiente che registrava un aumento del 12,5% in 3 anni. Ci sono comuni con il 90% del litorale in concessione e regioni che superano il 70%. Molto spesso non sono occupati da concessioni solo tratti di costa dove l'acqua non è balneabile.

La si smetta con la demagogia corporativa e si cerchino soluzioni per tutelare il lavoro non la rendita. Le concessioni su beni demaniali come le spiagge vengono vendute da privato a privato per cifre di milioni di euro come se si trattasse di proprietà.

È ridicolo dire che si rischia che grandi società e ricconi acquistino concessioni dalle aziende familiari. È un processo che avviene da anni solo che lo Stato non incassa nulla. Comunque si possono fare norme che impediscano l'accatastamento.

Si fa propaganda sugli investimenti ma si è trattato di iniziative dei privati che così hanno aumentato la redditività delle concessioni.
Quasi sempre si tratta di una proliferazione edilizia che ha deturpato le spiagge, precluso la visibilità e che non è certo stata richiesta dalla collettività.

E' evidente che gli operatori sapendo che la concessione si sarebbe rinnovata in eterno hanno fatto pressione, su capitanerie, legislatori, comuni e regioni per ottenere sanatorie e sempre nuovi metri cubi per realizzare sempre più attività. Ormai sulle spiagge c'è di tutto e di più.

Non tutti i comuni si sono comportati alla stessa maniera ma per gran parte delle coste italiane sarebbe necessario un grande piano per la rinaturalizzazione e la riqualificazione degli arenili, per garantire la riduzione dei manufatti, il recupero della vista mare e l'abbattimento di recinzioni non compatibili con la natura demaniale delle spiagge.

Noi facemmo una campagna contro direttiva Bolkestein e non la votammo perché riteniamo che le logiche di mercato non debbano regolare la vita collettiva.

Facciamo però presente che la normativa europea non obbliga a mettere a gara e che alla scadenza le concessioni possono essere ridotte come superfici o semplicemente revocarle. E si può pensare a forme di gestione che tutelino il lavoro degli operatori locali.

Di sicuro non si può accettare che prosegua all'infinito l'antropizzazione delle spiagge.

Giù le mani dalle spiagge libere!

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Elena Mazzoni, responsabile ambiente del Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

E' folle e inaccettabile quanto propongono alcuni rappresentanti dei balneatori spalleggiati dalla destra. L'idea di aggirare Bolkestein individuando "nuove aree di coste libere da assegnare con apposito bando lasciando inalterate quelle già in vigore", come dichiara Ragusa della SIB, significa continuare con la cementificazione, la recinzione, la privatizzazione delle nostre spiagge.
In Italia ci sono già troppe concessioni: 12.166 è il dato del 2021 fornito da Legambiente che registrava un aumento del 12,5% in 3 anni. Ci sono comuni con il 90% del litorale in concessione e regioni che superano il 70%. Molto spesso non sono occupati da concessioni solo tratti di costa dove l'acqua non è balneabile.
La si smetta con la demagogia corporativa e si cerchino soluzioni per tutelare il lavoro non la rendita. Le concessioni su beni demaniali come le spiagge vengono vendute da privato a privato per cifre di milioni di euro come se si trattasse di proprietà.
Si fa retorica sugli investimenti ma quasi sempre si tratta di una proliferazione edilizia che ha deturpato le spiagge, precluso la visibilità e che non è certo stata richiesta dalla collettività.
E' evidente che gli operatori sapendo che la concessione si sarebbe rinnovata in eterno hanno fatto pressione, su capitanerie, legislatori, comuni e regioni per ottenere sanatorie e sempre nuovi metri cubi per realizzare sempre più attività. Ormai sulle spiagge c'è di tutto e di più.
Su gran parte delle coste italiane sarebbe necessario un grande piano per la rinaturalizzazione e la riqualificazione degli arenili, per garantire la riduzione dei manufatti, la riqualificazione, il recupero della vista mare e l'abbattimento di recinzioni non compatibili con la natura demaniale delle spiagge.
Basta con la riduzione delle spiagge libere!

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Elena Mazzoni, responsabile ambiente del Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Gualtieri si vanta per la chiusura della discarica di Roncigliano, ma non è merito suo.

Hanno fatto benissimo le associazioni della Rete Tutela Roma Sud ha segnalare all'AGCOM e alla Polizia Postale gli articoli di stampa che riportano fake news che associano la chiusura della discarica alla scelta del termovalorizzatore.

Sappiamo bene che la discarica è stata chiusa dalla Regione Lazio, con determina n. G02747 del 1° marzo 2023, con la quale hanno preso atto che le fidejussioni presentate dal gestore sono contraffatte e quindi hanno sospeso l'efficacia dell'AIA, inibendo l’utilizzo dell’impianto.
La stampa e l'informazione si sottraggano a questo giochino di Gualtieri e si mettano a disposizione della democrazia e dei cittadini, come loro dovere.

Gli impianti che vanno a fuoco, la propaganda martellante a favore dell’inceneritore e il mantenimento dei rifiuti per strada, servono ad esasperare e a far accettare qualsiasi cosa alla popolazione romana.

Sosteniamo la battaglia delle associazioni e ci impegneremo con loro a raccogliere le firme per richiedere la bonifica dell’area di
Roncigliano, il cui inquinamento nella falda idrica è già certificato dall’ARPA, appellandoci alla l.r. 13/2019,
che impedisce, tra l'altro, la costruzione di nuovi impianti inquinanti nelle aree a rischio ambientale.

Elena Mazzoni, segretaria federazione Roma PRC-S.E.

roncigliano15

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