di Vincenzo Borriello

A volte basta poco per fare soldi, una notizia fatta trapelare, come quella di un possibile conflitto con l’Iran, per esempio, è vedi triplicare i tuoi incassi. É successo agli Stati Uniti d’America che nell’anno 2011 hanno venduto armi per 66,3 miliardi dollari. Si tratta d una cifra che rappresenta più di trequarti del mercato globale, per quanto riguarda la vendita di armamenti. Decisamente inferiori erano state le vendite nel 2010, con appena 21,4 miliardi di dollari e nel 2009 con 31 miliardi di dollari. Gli acquirenti sono tutti paesi “amici”: Arabia Saudita, Emirati Arabi e Oman. Un appunto, il numero più alto di terroristi islamici arriva proprio da quelle parti.

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di Manlio Dinucci

«Con enorme tristezza piango con voi la perdita di tanti colleghi»: lo ha dichiarato il 23 agosto, durante il lutto nazionale in Sudafrica, il presidente della Lonmin Plc. I «colleghi» sono i 34 minatori neri in sciopero uccisi dalla polizia a Marikana, dove la Lonmin, società con sede legale a Londra, possiede una grande miniera di platino. I minatori scioperavano non solo per salari più alti, ma contro un insostenibile sistema di sfruttamento. La Lonmin, che giura di agire con «onestà, trasparenza e rispetto», si procura gran parte della manodopera attraverso subcontrattisti in comunità distanti dalla miniera, ricattando i lavoratori e mettendoli gli uni contro gli altri.

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di Michael Moore e Oliver Stone

Per tutta la nostra carriera di cineasti abbiamo sostenuto la tesi che i mezzi di informazione americani spesso non raccontano ai cittadini le azioni più turpi commesse dal nostro governo. Ecco perché siamo profondamente grati a WikiLeaks per quello che ha fatto e applaudiamo la decisione dell’Ecuador di concedere asilo politico al suo fondatore, Julian Assange, rifugiato in questo momento nella sede diplomatica del Paese sudamericano a Londra.
L’Ecuador ha agito in conformità a importanti principi dei diritti umani internazionali. Anzi, la prova più eclatante della giustezza della decisione delle autorità di Quito è la minaccia del governo britannico di violare un principio intoccabile delle relazioni diplomatiche e irrompere nell’ambasciata per arrestare Assange.

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di Argiris Panagopoulos

«Mantenere la coesione sociale non sarà facile» il primo ministro greco Antonis Samaras è tornato da Parigi con questa convinzione e non si sbaglia. Atene ribolle, le piazze sono tornate a riempirsi. La protesta questa volta non è innescata dai tagli feroci imposti dalla troika, ma dal vento xenofobo che soffia violentemente nel Paese. Sono quasi 500 le aggressioni a sfondo razziale compiute in Grecia negli ultimi sei mesi e ormai hanno una cadenza quotidiana. La più feroce l'11 agosto quando un iracheno di 19 anni è stato assalito all'esterno di una moschea improvvisata di Atene, colpito più volte con un coltello, gravemente ferito, il giovane è morto poche ore dopo in ospedale.

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di Luca Tancredi Barone

Qualche settimana fa il segretario di Izquierda Unida, Cayo Lara, disse che il governo di Rajoy stava gettando benzina nelle piazze spagnole. L'ultimo Consiglio dei ministri di venerdì, il primo dopo la pausa estiva, si sforza di dargli ragione. Il 15 agosto scadeva la norma voluta dal governo Zapatero che prevedeva che, una volta esaurito il sussidio di disoccupazione, i disoccupati ricevessero un piccolo ulteriore aiuto di 400 euro per sei mesi. Il Partito popolare aveva deciso di non rinnovarla, ma i segnali di guerra che si alzavano da tutti i fronti gli hanno fatto cambiare idea. Il decreto di venerdì la proroga ma i soldi sono ancora più difficili da ottenere.

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