Guglielmo Ragozzino
Il decreto sulle liberalizzazioni proposto dal governo contiene un articolo 22 che affida il territorio nazionale - e il mare attorno - alle multinazionali del petrolio e del gas. Esse potranno fare le ricerche che ritengono necessarie e sfruttare i giacimenti ritrovati per un numero di anni indefinito (20+5+5+ ecc.) salvo poi, una volta esaurito il luogo, rimettere ordinatamente tutto a posto. Come dubitarne?
È tutto scritto con precisione. È perfino adombrata, al punto 8 comma c del suddetto articolo, la necessità di indicare «...l'entità e la destinazione delle compensazioni previste per la fase di ricerca e sviluppo». Insomma è fatto balenare fin da subito un possibile guadagno da parte di proprietari delle aree, enti locali, regioni; anzi l'opportunità di un'equa spartizione, regolata magari da qualche organo dello stato, appositamente delegato. Tutto fatto bene, sia chiaro, come in una banda degna di rispetto. Il massimo per dei veri liberali.
di Alfonso Gianni
di Marco Sferini
dei Partigiani del terzo millennio
Su il manifesto dell'altro ieri Joseph Halevi invitava a prender atto dell'importanza della posizione tenuta da Mario Monti al cospetto della signora Merkel (in particolare delle dichiarazioni successivamente rilasciate al quotidiano tedesco Die Welt), in quanto tesa ad evidenziare le responsabilità tedesche (della destra tedesca) in ordine alla ricerca di una via d'uscita dalla cosiddetta crisi del debito. Va riconosciuto - faceva presente Halevi - che il Presidente del Consiglio italiano ha violato i dettami imposti dal «consenso di Berlino», affermando che le politiche di sacrifici di cui gli stati più esposti sono chiamati a farsi carico non arriveranno mai ad ottenere la riduzione del debito stesso ed anzi otterranno l'unico risultato di aggravare l'involuzione recessiva, colpendo al cuore la tenuta dell'Unione europea medesima e della sua moneta.






