Partito
della Rifondazione Comunista
Comitato Politico Nazionale 2 - 3 aprile 2016
Documento respinto
Verso il congresso nazionale del partito
Il permanere della crisi economica e della volontà del capitalismo di gestirla a proprio favore continuano a colpire le condizioni di vita delle classi popolari, a ridurre gli spazi di democrazia, producendo una pericolosa spirale autoritaria in nome della lotta al “terrorismo”, che viene alimentato dalle nuove disastrose guerre in Medio Oriente, Africa e nella stessa Europa.
In questo senso il ruolo e la natura irriformabile della UE, dei suoi trattati e dell'Euro risultano ancor più evidenti nelle politiche di austerità imposte ai popoli europei, soprattutto ai paesi più deboli, come Grecia, Spagna, Portogallo, Italia, e nella drammatica vicenda dei profughi dalle guerre: qui in particolare si manifesta tutto il fallimento delle politiche della UE, con la crisi del trattato di Shengen e l'innalzamento di nuove barriere/reticolati. Di fronte a ciò la scelta del governo Tsipras di firmare lo scorso anno il memorandum e recentemente il vergognoso accordo con la Turchia sui respingimenti, si conferma come un cedimento ed una sconfitta pesante per il popolo greco e per tutta la sinistra anticapitalista europea.
La necessità di organizzare l'opposizione a queste politiche europee ed al governo Renzi, è dettata dall'urgenza di intercettare il disagio sociale di larghi strati della popolazione, altrimenti sempre più egemonizzato dai populismi di vario tipo (destre, razzisti, M5S). Questa opposizione per essere efficace e credibile ha bisogno di programmi, radicamento e pratiche sociali capaci di contrastare la gestione capitalistica della crisi, di cui sono strumento diretto le istituzioni europee ed il PD-centrosinistra. Assumere dunque un chiaro profilo anticapitalista, oltre che antiliberista, e segnare una netta alternatività all'insieme del PD rappresentano condizioni basilari e non astratti presupposti..
Il referendum costituzionale può rappresentare un'occasione importante per unire, con una grande campagna di massa, la questione sociale a quella democratica, partendo dai concreti problemi vissuti dai ceti popolari. E' l'unico modo per ritorcere contro il governo Renzi la sua campagna populista a favore delle cosiddette riforme istituzionali. Allo stesso modo i referendum sociali (e con molti limiti quelli sul lavoro) possono essere uno strumento per rilanciare una campagna contro le principali misure antipopolari (privatizzazioni, Sblocca Italia, Jobs Act e Buona Scuola) imposte dal ricatto del debito e dai diktat della Troika.
Il fallimento della “costituente della sinistra” e della proposta del “soggetto unitario della sinistra” (11 dic 15), su cui da anni puntava la linea politica del PRC, evidenzia/conferma il vuoto di strategia e di prospettiva del partito, nonostante l'esito della consultazione dello scorso dicembre ed il tentativo di riproporre con qualche variante la solita ricetta.
Il progetto di collocare il PRC in un soggetto politico elettorale della sinistra con SEL e fuoriusciti dal PD si è dimostrato impercorribile ed ha logorato il partito in un dibattito politicista con forze che mirano di fatto a ricostruire un nuovo centrosinistra (senza Renzi) e si illudono di democratizzare le istituzioni europee. All'analisi delle classi sociali torchiate dalla crisi si è sostituita la sommatoria di ceti politici, più volte sconfitti negli ultimi quindici anni.
Questa impostazione ha reso invisibile il PRC (a sinistra del PD figurano solo Sinistra Italiana e D'Alema), ha cancellato ogni capacità di iniziativa politica autonoma del partito nello sviluppo del conflitto sociale e si sta rivelando sempre più incompatibile con la stessa linea uscita dal Congresso di Perugia, costringendo il partito a navigare a vista..
La crisi politico-organizzativa del partito è ormai giunta ad un livello di guardia con una costante emorragia di militanti, confermata anche dai dati del tesseramento 2015, e con una diffusa crisi di fiducia nella possibilità di ripresa del PRC.
Rifondazione Comunista ha bisogno di fare un bilancio rigoroso di questi anni, una discussione approfondita sulla fase e sui nostri compiti. La necessità di una riflessione di fondo e l'urgenza di un deciso cambiamento di linea e di gruppo dirigente, prima che sia troppo tardi, rappresentano una condizione indispensabile per fare quel salto di qualità più volte annunciato e mai realizzato, per restituire ruolo e prospettiva al PRC e aprono di fatto il dibattito in vista del prossimo congresso nazionale del partito del 2016.
Abbiamo bisogno di un congresso vero che:
analizzi le nuove dinamiche internazionali, a partire dalla guerra
elabori una strategia di rottura/fuoriuscita dai trattati imposti dall'Unione Europea
faccia un passo in avanti nell'analisi di classe, nell'inchiesta, nel radicamento e nella comunicazione di massa, aprendosi alle nuove dinamiche dello scontro di classe ed alle classi sociali colpite dalla crisi
esca dalla logica politicista del “soggetto unitario della sinistra” e affronti su basi diverse, ricostruendo un nuovo protagonismo del partito, il tema della riaggregazione di un ampio schieramento di classe (realtà sociali, anticapitaliste e comuniste), capace di essere riferimento dei settori sociali colpiti dalla crisi
riproponga nella crisi strutturale del capitalismo l'attualità della questione comunista e la necessità di ricostruire un partito in grado di svolgere un ruolo effettivo nello sviluppo dell'opposizione di massa e nella ricomposizione di un blocco sociale, di delineare una prospettiva socialista all'altezza dei nostri tempi.
Senza nasconderci le difficoltà dell'attuale situazione politico-sociale e la forza delle nostre controparti, riteniamo possibile uscire dalla marginalità e dalla crisi politico-organizzativa di questi anni, ricostruire una reale visibilità dei comunisti e delle comuniste, il senso di appartenenza e la militanza di tanti compagni/e oggi demotivati da sconfitte e scelte politiche fallimentari.
Certamente l'esito non è affatto scontato, ma proprio per questo rivolgiamo un appello a tutti i compagni/e interessati ad una presenza comunista, ai militanti impegnati/e nei conflitti sociali, a quanti hanno lasciato la tessera del partito, affinché partecipino al congresso nazionale del PRC, passaggio decisivo e non rinviabile per un possibile cambiamento, per il quale c'è bisogno dell'impegno e della presenza attiva di tutti i compagni e le compagne.
Per questi motivi, il CPN - riunito a Roma il 2 e 3 aprile – decide, come da Statuto, di convocare il congresso nazionale del partito entro e non oltre il dicembre 2016 e impegna gli organismi del partito ad avviare l'iter congressuale.
Documento presentato da Imma Barbarossa, Fulvia Bilanceri, Ugo Boghetta, Giacomo Burresi, Michelangelo Dragone, Andrea Fioretti, Stefano Grondona, Daniele Maffione, Giacomo Marchioni, Massimiliano Murgo, Marco Nebuloni, Alba Paolini, Gianluigi Pegolo, Rita Scapinelli, Sandro Targetti, Arianna Ussi