Partito
della Rifondazione Comunista
Comitato Politico Nazionale 6 - 7 giugno 2015
Documento respinto
1) Rispetto alle stesse conclusioni del congresso di Perugia, la proposta della “costituente di sinistra” rappresenta un preoccupante arretramento della linea del partito, divenuta ormai incerta ed in balia di progetti politici privi di un adeguato respiro strategico, una linea che nei fatti mette a serio rischio l'esistenza del PRC come partito comunista autonomo, radicato socialmente e capace di proposta politica.
Gli stessi risultati elettorali di queste regionali sono negativi: di fronte al forte aumento dell'astensionismo, alla consistente perdita in voti e percentuali del PD, alla crescita del voto populista e reazionario alla Lega, alla tenuta del M5S, emerge ancora una volta la mancanza di un chiaro riferimento a sinistra, in grado di intercettare il disagio sociale di ampi settori popolari colpiti dalla crisi e delusi dal renzismo.
Il progetto de “l'Altra Europa con Tsipras” non è di fatto decollato e viene utilizzato solo come strumento per entrare nel nuovo contenitore con Civati e Vendola, non tenendo conto delle posizioni espresse più volte da queste forze circa l'obiettivo strategico di rifondare un centrosinistra “degno di tale nome”, ovvero una “grande SEL” finalizzata ad un nuovo Ulivo, una “terra di mezzo” che ci riporterebbe allo stesso punto da cui è iniziata la crisi di Rifondazione..
2) Tale ipotesi, oltre che riproporre una linea subalterna alle politiche neoliberiste, si rivela priva di concretezza e di un reale spazio riformista nell'attuale contesto segnato dalla crisi.
Infatti Renzi non rappresenta un incidente di percorso, ma lo sviluppo/accelerazione delle precedenti politiche del PD, con l'abbandono definitivo di ogni legame con una cultura democratica e costituzionale. Egli rappresenta lo strumento più utile al capitalismo ed ai poteri forti per gestire la crisi a proprio favore con l'attacco ai diritti dei lavoratori, ai beni comuni, alla democrazia ed alla Costituzione, con il taglio della spesa sociale, con l'aumento delle spese militari per nuove guerre..
L'uscita dal PD di settori di sinistra è un fatto importante che dobbiamo valorizzare con l'azione comune su battaglie concrete, ma per un'uscita da sinistra dalla crisi non c'è spazio per progetti fragili e politicisti, né per illusioni riformiste. Occorre ricostruire una proposta dal chiaro profilo anticapitalista in grado di riconquistare credibilità ed egemonia sulla base di un programma e di un effettivo radicamento nei conflitti, di ricomporre un blocco sociale e delineare un'alternativa di sistema.
Su questo terreno si colloca oggi il ruolo autonomo, utile e non settario, l'identità di una forza comunista, come il PRC. Fuori da questa prospettiva di classe c'è solo ondeggiamento opportunistico, perdita di autonomia e cessione di sovranità del partito.
3) Costruire subito un vasto fronte di opposizione al Governo Renzi ed alle politiche di austerità della Troika rappresenta il terreno concreto per costruire una coalizione sociale e politica, capace di promuovere ed essere interna ai conflitti sociali. In questo ambito, occorre restituire al PRC una reale capacità di interlocuzione e di protagonismo politico.. Quale forma e percorso debba avere questo processo è proprio il tema su cui tutto il partito deve discutere e produrre concrete esperienze nei territori. Infatti la complessità del variegato fronte di resistenza alla crisi non può essere rappresentata da un soggetto politico unico a cui cedere sovranità, ma da un'ampia e plurale convergenza di soggetti sociali e politici unita da: a) un programma di fase che abbia al centro i bisogni sociali nella crisi, da costruire in stretta connessione con i movimenti ed i conflitti di classe, definendo concrete campagne a partire dalla questione centrale del lavoro (stop precarietà e lavoro volontario, no Jobs Act, tutela del salario, pluralismo e democrazia sindacale), ai basilari diritti sociali (ruolo democratico della scuola pubblica, difesa dei redditi e del sistema pensionistico, pubblicizzazione dei beni comuni), alla difesa della Costituzione e contro le logiche maggioritarie della legge elettorale, fino alla mobilitazione contro la Nato e la BCE; b) una comune pratica e presenza nelle lotte per sviluppare il radicamento ed il ruolo politico; c) una chiara collocazione al di fuori e contro l'orizzonte del centrosinistra con o senza Renzi, a livello nazionale e locale.
4) La crisi strutturale del capitalismo ripropone l'attualità della questione comunista e rilancia la necessità della rifondazione di un partito comunista capace di svolgere un ruolo propulsivo e di riaggregare le tante forze comuniste oggi disperse, su un profilo ed una proposta politico-programmatica all'altezza delle necessità della fase.. Rifondazione del partito e costruzione di un fronte anticapitalista e antimperialista sono le due priorità, tra loro dialetticamente connesse, su cui deve lavorare il PRC in questa fase per uscire dalla marginalità e dalla crisi politico-organizzativa di questi anni, per rimettere in movimento la società e delineare una prospettiva socialista all'altezza dei nostri tempi.
La ripresa del conflitto sociale e l'entrata in campo di nuove esperienze e generazioni (fondamentale, in questo senso, la prossima Conferenza nazionale dei Giovani Comunisti) saranno determinanti per invertire la tendenza e riaggregare i comunisti, ma questa nuova fase deve essere avviata da subito con un netto cambiamento di linea politica e di gruppo dirigente, con l'attivazione di un ampio processo di democratizzazione e con un reale rinnovamento politico, culturale e generazionale del partito.
Il CPN decide di riaprire la discussione su questi temi in tutto il partito.
Firmatari: Allegra, Targetti, Pegolo, Steri ed altri
chiudi
- stampa