Partito
della Rifondazione Comunista Documento approvato Elezioni regionali confermano urgenza costruzione alternativa di sinistra al PD Le elezioni regionali Il dato macroscopico con cui confrontarsi è quello dell’astensionismo. Vi è un calo di circa 10 punti percentuali (che sia pure in misura leggermente ridotta si riproduce anche nelle elezioni comunali). Nelle elezioni regionali va quindi a votare un cittadino su due. Il punto centrale che emerge da questo risultato è il fatto che le politiche di austerità scelte dai governi da oramai più di un ventennio stanno producendo una disaffezione sociale dalla politica tale da mettere in discussione la democrazia. Questo fenomeno è particolarmente accentuato per quanto riguarda le regioni. Le regioni, con ¾ del bilancio concentrato nella sanità, sono un livello istituzionale il cui ruolo è sostanzialmente ridotto ad applicare le politiche di austerità con effetti diretti sulla popolazione. Le politiche di austerità stanno quindi producendo un fenomeno strutturale di distruzione del patto costituzionale nel suo punto di maggior delicatezza: il rapporto tra il popolo e la politica in quanto tale. Non è sufficiente una proposta politica alternativa sulle politiche economiche che non contempli parallelamente una proposta di costruzione di un nuovo percorso democratico. Non è più possibile una battaglia puramente difensiva sulla democrazia perché questa è già oggi in larga parte svuotata dalle politiche neoliberiste decise su scala europea. In queste elezioni il PD vede offuscarsi la carica propulsiva del renzismo. Al di là del risultato numerico in termini di regioni conquistate è evidente che la sconfitta in Liguria, le caratteristiche della vittoria campana, il doppiaggio subito in Veneto e le sofferenze umbre non parlano il linguaggio del trionfo. Anzi. Si tratta di un fatto molto positivo che rende il governo maggiormente vulnerabile al conflitto perché privo della retorica del consenso plebiscitario sin qui utilizzato dal premier. In altri termini il risultato del PD apre spazi politici significativi: la situazione è più aperta di prima e questo è il dato principale e positivo delle elezioni. In questo quadro le forze che principalmente intercettano il disagio sociale sono la Lega Nord e il Movimento 5 Stelle. Entrambe queste forze politiche conquistano il ruolo di competitori nei confronti della politica renziana: sono gli strumenti principali utilizzati dal corpo sociale in queste elezioni per segnalare il proprio malcontento e le proprie paure e per cercare di cambiare la situazione. I profili di queste due forze politiche sono ovviamente diversi. La Lega Nord cavalca fino in fondo la guerra tra i poveri indotta dalle politiche di austerità e pone il nodo del razzismo popolare alla base del suo successo. Il M5S – che ripete il positivo risultato siciliano pur senza toccare quelle vette di consensi – mette al centro il tema del reddito minimo garantito di cui ha saputo efficacemente farsi interprete nell’ultima fase. Nelle differenze, entrambe queste forze politiche si muovono sostanzialmente all’interno del senso comune prodotto dai media, si pongono cioè come gli autentici rappresentati degli interessi del popolo così come esso viene rappresentato dalla narrazione mainstream. Parte integrante di questo senso comune è una interpretazione distorta della crisi e, conseguentemente, queste forze non propongono una alternativa organica alle politiche neoliberiste. Per quanto riguarda il nostro risultato intanto dobbiamo salutare positivamente l’essere riusciti a costruire liste unitarie di sinistra alternative al centro sinistra in tutte le regioni. Per fare questo abbiamo pagato prezzi e attuato consapevoli forzature ma si tratta di un risultato in sé positivo: con queste elezioni non incameriamo contraddizioni politiche nel nostro progetto politico. Otteniamo un risultato positivo laddove la coalizione o la lista unitaria di sinistra rappresentano una proposta politica percepita come tale e risultati negativi laddove le liste o hanno una base politica molto ristretta o non riescono a comunicare il senso di un progetto politico. Da questo punto di vista i risultati ligure e toscano vanno considerati come positivi perché segnano uno spazio politico importante in una situazione in cui il tema del voto utile aveva un peso enorme. Questi due risultati ci parlano quindi delle potenzialità del percorso di aggregazione a sinistra che si trova oggi – come abbiamo chiaramente affermato prima delle elezioni – a metà del guado. É quindi necessario guardare al voto alle liste di sinistra fuori dal centro sinistra per la potenzialità che segnano là dove hanno avuto una massa critica ed un profilo maggiormente riconoscibile. Questo non significa per nulla che anche il Liguria e in Toscana sia risolto il problema del rapporto di massa in quanto ci troviamo di fronte ad un voto largamente politico che non ha incontrato – se non in minima parte – il disagio sociale diffuso. Nel contesto della valutazione delle liste di sinistra è necessario sottolineare come il risultato elettorale non premi l’internità al centro sinistra nei casi in cui SEL ha scelto questa strada. Abbiamo invece risultati negativi – e riguardano la maggioranza delle situazioni - là dove il perimetro della coalizione o le sue caratteristiche non riescono a comunicare il senso di un progetto comprensibile ed utile. In queste situazioni veniamo percepiti come testimonianza di una posizione politica magari rispettabile ma non come un progetto politico efficace ai fini del cambiamento sociale. Inoltre le liste unitarie che si sono costruite con una dinamica segnata da logiche pattizie, ripropongono il tema dello sviluppo della partecipazione e del protagonismo diffuso e della connessione tra sociale e politico, come obiettivo per noi prioritario. La costruzione della casa comune La coerenza con la linea politica decisa e ribadita dall’ultimo congresso del Partito della Rifondazione Comunista (la costruzione di un soggetto politico antiliberista alternativo al centro sinistra), che continuiamo a reputare corretta, non ci esime, anzi, dalla necessità di un radicale salto di qualità per rendere questa prospettiva un credibile progetto politico che sia in grado di “parlare al paese”. In continuità con quanto ribadito nel congresso di Perugia, non avanziamo una proposta di generica unità a sinistra. É per noi fondamentale il tema della collocazione europea, nel Gue e in relazione alla Sinistra Europea. Non si tratta, evidentemente, di un semplice posizionamento nel quadro politico, ma di una scelta relativa alle questioni politiche di fondo nello scenario europeo: la costruzione di una alternativa alle politiche di austerità, al gruppo Bruxelles che vuole strangolare la Grecia e ogni idea di sovranità popolare, all'Europa del Frontex e del TTIP, può essere praticata solo nella alternatività al socialismo europeo della grande coalizione e al Partito Democratico in Italia. La decostruzione dunque del paradigma della scarsità è fondamentale per costruire un'alternativa alle politiche di austerità: dobbiamo ricostruire un “pensiero forte” in grado di rendere visibile il carattere non necessario delle scelte politiche della Troika, e della sua espressione in Italia, il Governo Renzi. In questa direzione, va la battaglia per un reddito minimo garantito (che sosteniamo anche attraverso l'adesione alla campagna promossa da Libera), oltre a costituire una importante leva di redistribuzione, può rappresentare uno strumento per creare una riattivazione sociale dei soggetti più colpiti dalla crisi e non attraversati da forme di sindacalizzazione. Il tema del reddito e della difesa dei beni comuni sono a nostro avviso temi costituenti insieme al nodo fondamentale del diritto al lavoro, della riconversione ecologica della produzione e alle altre proposte avanzate nel piano per il lavoro. Il rilancio del Prc e l’attuazione della conferenza di organizzazione In questo quadro decisivo è il ruolo di Rifondazione Comunista che deve essere rafforzato e qualificato. Il lavoro per la costruzione di un soggetto unitario della sinistra è infatti un punto decisivo ma non esaustivo del nostro progetto politico. Dobbiamo in primo luogo operare concretamente per la costruzione di un movimento di massa contro l’austerità – a partire da scuola, reddito minimo, lavoro – cioè per costruire la soggettività sociale che sia in grado di battersi per l’alternativa. Si tratta di alimentare il conflitto di classe e più in generale i conflitti sociali battendo la tendenza alla delega ed operando all’unificazione dei soggetti in un progetto di alternativa. Generalizzare quanto sta avvenendo nel movimento sulla scuola, che non ha delegato la propria rappresentanza a nessuno e si è mosso con un grande protagonismo, è il nostro obiettivo. Questo compito di fase si accompagna alla capacità di decostruire la lettura oggi egemone della crisi per costruire un nuovo senso comune di massa che riconosca quella che viviamo come la crisi del capitalismo in quanto tale. La crisi è infatti dovuta al tentativo di riprodurre il rapporto di valore in una situazione in cui la stessa abbondanza di merci e capitali resa potenzialmente disponibile dallo sviluppo capitalistico pone le condizioni per un suo superamento. Il rilancio del Partito della rifondazione comunista passa concretamente anche attraverso una piana attuazione della proposta avanzata in conferenza d'organizzazione. Nella convinzione del non essersi affatto esaurita la funzione storica del Prc, pensiamo sia necessario rendere costante e collettiva la elaborazione teorica della rifondazione comunista e insieme la formazione politica. Il tema della lotta per l'egemonia, della costruzione di un nuovo senso comune si intrecciano con la costruzione del partito sociale come innovazione della forma-partito: in grado di costruire conflitto, mutualismo e pratiche sociali e solidali nella crisi. In queste settimane decisive per la sfida che il Governo di Syriza ha lanciato per la dignità del popolo greco e per la costruzione di una Europa non fondata sull'austerità consideriamo il Prc, insieme alla Sinistra Europea e all’Altra Europa con Tsipras, impegnato attivamente nella costruzione di campagne di solidarietà (Change4all e Alliance Against Austerity). Siamo perciò impegnati a sviluppare la massima iniziativa per la settimana di solidarietà alla Grecia dal 20 al 27 giugno e nella riuscita della manifestazione nazionale del 20 giugno per i diritti dei migranti, contro l'austerità e in solidarietà con la Grecia. |