Partito
della Rifondazione Comunista
Comitato Politico Nazionale 22 - 23 dicembre 2012
Documento respinto
La straordinaria accelerazione della fase politica degli ultimi giorni,
con la fine anticipata della legislatura, determinata non da una volontà
democratica ma da scontri interni ai poteri forti, rende necessario
che il nostro partito dia risposte all’altezza della situazione;
risposte che vanno maturate attraverso un diffuso coinvolgimento democratico
del suo corpo vivo, ai vari livelli.
E’ indubbio che in questa fase il nostro Partito paghi ritardi
e debolezze interne, ma è ormai improcrastinabile superare la
mancanza di chiarezza sulla nostra collocazione in tale contesto e su
quanto è necessario fare per smascherare e contrastare le conseguenze
derivanti dalla sempre più evidente collocazione del Centrosinistra
e del Partito democratico in un contesto funzionale ai “nuovi”
equilibri del capitalismo nel nostro Paese come a livello mondiale.
Tali equilibri -soprattutto attraverso un futuro assetto bipartitico,
non ancora maturo, ma in allestimento ovunque a livello planetario-
prevedono il coinvolgimento delle forze socialdemocratiche e riformiste,
quale polo “progressista”, insieme al tentativo di mettere
fuori gioco le tendenze e gli orientamenti in grado di riproporre, nonostante
i limiti che li caratterizzano, una visione alternativa in senso globale
alla società capitalistica; nel nostro caso, in primo luogo il
PRC come forza organizzata militante e le diverse realtà anticapitaliste
e di movimento.
L’accelerazione della crisi economica e globale del sistema capitalistico
mostra nell’ultima fase ancora più pesanti ripercussioni
sulla vita dei lavoratori e dei popoli oppressi in tutto il mondo.
L’egemonia capitalistica, d’altronde, si nutre solo di una
logica di sfruttamento e asservimento di tutte le risorse e di mercificazione
di qualsiasi aspetto della vita sul pianeta, anche a costo di metterne
a rischio equilibrio e continuità.
La Conferenza Onu di Doha sul clima, che si è rivelata un nulla
di fatto, è l’ennesima dimostrazione dell’impossibilità
per il sistema capitalistico mondiale di rimediare ai guasti da esso
provocati e, di conseguenza, della necessità e dell’urgenza
di una proposta di collegamento internazionale tra le forze che non
hanno rinunciato alla costruzione dell’alternativa di sistema
a livello mondiale.
In Europa, al di là delle differenze di collocazione dei governanti
nei singoli Paesi, tra centrosinistra e centrodestra, nella fattispecie
tra PSE e PPE, è ormai evidente e sfacciata l’assunzione
di indirizzi che rendono sempre più strutturale l’ingerenza
politica dei poteri finanziari nella determinazione diretta delle scelte
politiche nazionali; ed è, contemporaneamente, in aumento la
differenziazione progressiva tra i paesi forti ed i paesi a rischio
“default”, come la Grecia ma anche l’Italia, costretti
a subire i continui ricatti della BCE e della UE.
Il ruolo giocato dal governo cosiddetto “tecnico” del nostro
Paese e dalle forze che l’hanno sostenuto, si inserisce pienamente
in questo scenario e rivendica nel contempo la necessità di dare
continuità a queste politiche.
Così come l’azione dei poteri forti che, a tutti i livelli,
determina l’opinione pubblica e costruisce il pensiero unico dominante.
La retorica sulla “crisi dei partiti” e sulla fine della
“seconda repubblica” serve solo a mascherare un cambiamento
di fase politica volto al superamento di ogni forma di agibilità
democratica che possa tenere aperti spazi di costruzione per l’alternativa
di sistema; e ciò anche su quel piano istituzionale che la Costituzione,
nata dalla Resistenza antifascista, aveva contribuito a tenere potenzialmente
percorribile dalle istanze degli oppressi e degli sfruttati per la propria
autodifesa e l’affermazione dei propri diritti e legittimi interessi.
E’ indubbio che oggi il PRC, nonostante tutti gli attacchi subiti
dall’interno e dall’esterno, nonostante gli errori e le
contraddizioni delle sue scelte, rappresenta ancora una forza potenzialmente
in grado di tenere aperta la prospettiva dell’alternativa di sistema
e tornare a rendere attivo il processo della rifondazione comunista
e della ricostruzione del partito, obiettivi fondativi della sua identità.
Il PRC può e deve svolgere un ruolo determinante all’interno
di ciò che si muove a sinistra nel nostro Paese, con la proposta
politica “Cambiare si può” e degli altri soggetti
politici coinvolti, all’interno della quale costituisce la forza
maggiormente radicata ed organizzata.
E' necessario dare un chiaro profilo anticapitalista al programma proposto
ancora troppo generico in alcuni aspetti basilari e occorre respingere
ogni tentativo di emarginazione nei nostri confronti, non cedendo alle
pressioni di quanti spingono per farci abdicare al nostro ruolo. La
proposta di “lista arancione” di De Magistris e Ingroia
contiene invece forti ambiguità nel programma e nei rapporti
con il centrosinistra, che la rendono inadeguata rispetto alla gravità
della crisi ed alla necessità di proporre un riferimento chiaro
per ampi settori sociali.
Non è sufficiente parlare di “Europa dei popoli”,
occorre rompere con i trattati europei, respingere il “fiscal
compact” ed il pareggio di bilancio in Costituzione, nazionalizzare
per uso sociale banche e grandi industrie, ridurre l'orario di lavoro,
ripristinare l'art.18, tassare i grandi patrimoni, le rendite e i profitti,
tagliare le spese militari, fermare le grandi opere inutili, destinare
le risorse ai bisogni sociali, alla creazione di lavoro, ai diritti
di cittadinanza, alla messa in sicurezza del territorio.
E' inoltre basilare unire la questione della democrazia, la critica
al maggioritario, alla separatezza ed ai privilegi del ceto politico
dominante ai temi sociali imposti dalla crisi, il tema dei diktat europei
alla questione della sovranità nazionale, rendendo evidente e
concreta la nostra alternatività a questo sistema politico. E’
un nostro preciso compito - in un contesto reso ancora più difficile
da “movimenti populistici” e falsi nuovissimi - lavorare
alla costruzione di una proposta elettorale che tenga aperti il più
possibile spazi di agibilità democratica per i lavoratori e per
tutti gli oppressi e gli sfruttati, verificarne tutte le possibilità,
ma nella massima chiarezza e trasparenza sia verso il partito tutto,
che verso i soggetti sociali interessati.
La scelta elettorale non è risolvibile con accorgimenti tattici
che entrino in contraddizione con i nostri obiettivi strategici, come
verificatosi già nel recente passato.
La necessità non trascurabile di riconquistare riferimenti ed
agibilità istituzionali, in un contesto elettorale reso difficile
da ottiche maggioritarie e soglie di sbarramento, non può in
alcun modo approdare a coalizioni indefinite, nelle quali i comunisti
siano costretti a mimetizzarsi, che elidano la visibilità del
nostro simbolo, della nostra identità e di nostre candidature
riconoscibili e caratterizzate.
Non possiamo impegnare il partito in uno sforzo elettorale che non abbia
un chiaro profilo programmatico e l'obiettivo di eleggere rappresentanti
che rispondano al corpo militante del partito e ad un vasto schieramento
di classe, unico modo per rispondere alle istanze del movimento e svolgere
effettivamente il nostro ruolo.
La nostra collocazione elettorale, senza dubbio a sinistra e in alternativa
al centrosinistra “senza se e senza ma”, prima e dopo le
elezioni, va praticata e rafforzata da subito rimettendo in discussione
le alleanze col PD a livello locale, laddove siano incompatibili con
il programma di alternativa (vedi Patto di Stabilità imposto
agli Enti Locali) ed ancorata alla funzione che dobbiamo svolgere alla
base della società.
Una possibile coalizione, pur nella sua pluralità, deve favorire
– anche dopo la scadenza elettorale - la ripresa del lavoro di
base nel vivo della società, la ricostruzione di un polo anticapitalista
di classe, a partire dalle forze promotrici del NoMontiDay, e la riaggregazione
della “diaspora” comunista, tutti elementi necessari al
rilancio dell'opposizione di classe e dell'alternativa di sistema al
capitalismo.
Il Partito della Rifondazione Comunista si propone di essere un riferimento
utile ed uno spazio organizzativo credibile in grado di “intercettare”
le spinte dei giovani che hanno riempito le strade ed occupato le scuole
in queste settimane, i bisogni dei lavoratori sempre più orfani
di una efficace rappresentanza politica e sindacale all’altezza
della gravità della crisi e dell’arroganza padronale, le
lotte contro le grandi opere, per la tutela dell’ambiente e dei
beni comuni (TAV, inceneritori, acqua...),del movimento contro la guerra,
le precarietà e la militarizzazione dei territori.
Essere riferimento utile non significa mettere un cappello a tutto ciò,
ma percorrere, in un rapporto dialettico con i movimenti, la strada
di una coerente alternativa di società.
A questa funzione non possiamo rinunciare né entrare in contraddizione
con essa, alimentando illusioni e poi inevitabili delusioni nei compagni
che nei territori continuano, pur con tante difficoltà, a lavorare
con generosità ed impegno alla costruzione della nostra esperienza.
Per tutti questi motivi il CPN decide di:
• respingere qualsiasi tentativo di emarginare la presenza di
Rifondazione Comunista nella prossima scadenza elettorale;
• impegnarsi nella prossime elezioni politiche con un chiaro profilo
anticapitalista, con il proprio simbolo e la massima visibilità
e trasparenza, verificando la possibilità di costituire su basi
di chiarezza una coalizione con i soggetti che partecipano a “Cambiare
si può”. I dieci punti programmatici stabiliti dalle assemblee
alle quali abbiamo partecipato a livello territoriale e poi nella assemblea
nazionale costituiscono un punto di partenza da migliorare e rendere
più incisivo, pur non esaurendo la nostra proposta programmatica,
che va oltre la scadenza ed il piano elettorale;
• In mancanza di condizioni politiche adeguate, impegnare comunque
il partito a presentare proprie liste, simbolo e programma.
• rompere le alleanze col PD a livello locale, laddove siano incompatibili
con un programma di alternativa;
• a partire dalle concrete esperienze di lotta e facendo tesoro
della negativa vicenda della FdS, riprendere l'iniziativa per la costruzione
di una sinistra, di un vasto schieramento anticapitalista, sociale e
politico, coerentemente alternativo al centrosinistra ed al Partito
Democratico, alle logiche del bipartitismo, del maggioritario e delle
primarie, che abbia come orizzonte non solo la critica del liberismo,
nella sua veste arcaica o modernista, ma il superamento del capitalismo
con la costruzione dal basso dell’alternativa di sistema.