Partito
della Rifondazione Comunista
Comitato Politico Nazionale 17 - 18 novembre 2012
Documento respinto
Di fronte alla gravità della crisi strutturale del capitalismo, non più risolvibile con semplici palliativi di sostegno al consumo o con nuove regole per contenere la competizione intercapitalistica, cresce nel Paese ed in tutta Europa un movimento dal basso di opposizione radicale alle politiche di austerità ed alle ricette dettate dalla troika (BCE-FMI ed Unione europea).
Le ipotesi socialdemocratiche e neo-moderate sono in crisi in tutta Europa, in quanto non esistono più sufficienti margini di redistribuzione del “surplus”. Anzi si assiste a una feroce guerra internazionale tra potenze e frazioni della grande borghesia per accaparrarsi fette dei profitti una a danno delle altre. Nel tentativo di dare una risposta alla crisi, nel loro complesso, queste forze tentano la strada di un ulteriore spostamento a destra delle loro politiche social-liberiste e filo-imperialiste, rendendo totalmente compatibili le posizioni cosiddette “laburiste” al loro interno.
Le maggiori potenze capitaliste aumentano la competizione cercando di imporre una nuova gerarchia tra gli alleati e nei confronti dei rivali in competizione, ma si trovano in sintonia nell’attacco feroce alle masse salariate e popolari al proprio interno e nel sostegno alle politiche di ingerenza economica e militare verso l’esterno usando principalmente i memorandum della Troika (Ue-Bce-Fmi) e le politiche aggressive della Nato.
All’interno di una Europa coinvolta direttamente in questo scenario, il governo Monti e l’agenda politica delle forze che lo sostengono sono l’espressione, in Italia, di questo processo sostenuto dalle classi dominanti che stanno imponendo le regole ferree della dittatura del capitalismo finanziario spogliando i popoli e le classi lavoratrici della propria sovranità popolare residua.
Il movimento in Italia, seppur in ritardo rispetto agli altri paesi, dopo la manifestazione del 27 ottobre del No Monti day e la giornata dello sciopero generale del 14 novembre ha cominciato finalmente ad esprimere una opposizione popolare e di massa al governo Monti.
Cresce la consapevolezza della natura di classe di questo governo di “professori-banchieri” che usa il debito e lo spread come forma di ricatto permanente sulla testa delle classi subalterne per cancellare salari, diritti, lavoro e tutte le conquiste ottenute in decenni di lotte.
E’ un dato di fatto che la logica della spending review e del pareggio di bilancio in Costituzione tende a rendere permanenti questi obiettivi, vincolando le politiche economiche nazionali dei prossimi governi e aprendo un futuro di disoccupazione e impoverimento di massa, mentre l’imposizione alle amministrazioni locali del rispetto del Patto di Stabilità, comporterà nuove privatizzazioni, ulteriore precarietà, negazione di diritti essenziali ed impoverimento per la maggioranza della popolazione.
Questa percezione di mancanza di futuro da parte delle nuove generazioni si manifesta nelle mobilitazioni di queste settimane a partire dalle scuole e dalle università, represse in varie situazioni da un duro intervento poliziesco, così come nel paese si esprime la rabbia di fronte all'aumento dello sfruttamento, l'attacco alla salute e la devastazione ambientale (emblematica la vicenda ILVA di Taranto). Emerge sempre più l'incapacità delle istituzioni (anche locali) di prevenire e fronteggiare i disastri prodotti, anche in queste settimane, dalle alluvioni che hanno devastato molte zone del Paese, dalla Toscana, Lazio al Veneto, mentre si continua a sprecare denaro pubblico in grandi opere inutili e dannose.
Tutte contraddizioni che generano inevitabilmente una reazione popolare mentre il capitalismo, oltre che inglobare dentro di sé il grosso della ricchezza, cerca di inglobare anche il controllo sociale attraverso la sua rappresentazione istituzionale, aprendo di fatto una fase costituente che ridisegnerà la geografia politica del nostro paese.
L’operazione culturale è quella di far apparire l’attuale governo come sobrio, pulito, “tecnico” e al di sopra delle parti, la linea dell'austerità come l'unica possibile, mascherando il fatto che la crisi del sistema impone al capitalismo, nella sua ultima fase quella del capitalismo finanziario, di svelarsi in prima persona, con la propria faccia alla testa della gerarchia del potere politico, alimentando così la crisi della democrazia e della rappresentanza..Ciò non solo tende a distruggere ogni compromesso democratico ma pone la possibilità di svolte autoritarie..
Anche le tradizionali forze del mondo del lavoro, essendosi misurate su un terreno riformista se non migliorista, oggi rappresentano sempre meno quel mondo e tendono a schierarsi all'ombra dei poteri forti: Non è un caso che lo sciopero generale sia stato proclamato in ritardo e di sole 4 ore! Queste forze sono coinvolte direttamente dalla crisi di rappresentanza, dalla crescente percezione di separatezza tra società e ceto politico-sindacale, (in una parola istituzionale) che ha determinato il forte aumento dell'astensionismo e la crescita di nuovi movimenti populistici..
Il forte exploit del Movimento Cinque Stelle dimostra che esso viene vissuto e/o appare agli occhi di milioni di persone come esterno all'attuale sistema e dunque utilizzabile come strumento di protesta da ampi strati popolari, stremati dalla crisi. e dallo schifo nei confronti della classe dirigente. In questo terremoto (astensionismo e voto a Grillo) che scuote la rappresentanza politica, gli scarsi consensi ricevuti dalla FdS e dalle forze di sinistra anche nelle ultime elezioni siciliane, mostrano il fatto che siamo percepiti come “interni”, se non addirittura “compromessi” con questa Seconda Repubblica, caratterizzata dalla crisi economica, dal bipolarismo e dal maggioritario.
Batterci per un nuovo assetto significa rovesciare le politiche economiche ed i privilegi della “casta”, rilanciare la democrazia partecipata ed il proporzionale, unendo così strettamente la critica al ceto politico alla questione sociale.
Questa fase di ricomposizione delle gerarchie di comando intorno a politiche finanziarie antioperaie e antipopolari subisce ogni giorno un’accelerazione impressionante, in una situazione tuttora caratterizzata da forte frammentazione e dalla mancanza di una adeguata rappresentanza politica e di classe.
Il PRC deve porsi il problema di contribuire al superamento di questa difficile fase, superando incertezze e ambiguità con una chiara proposta politica, che, nel vivo della opposizione al Governo Monti, definisca un programma minimo di lotta in grado di rappresentare in questa fase gli interessi delle classi subalterne, incompatibili con la gestione capitalistica della crisi.
La posizione espressa dalla Direzione Nazionale - che mette da parte le illusioni di una alleanza di centrosinistra e sceglie di lavorare alla costruzione di uno schieramento alternativo politico, sociale ed anche elettorale alle politiche UE-BCE-FMI portate avanti dal Governo Monti e di cui il PD è uno dei puntelli determinanti - può aprire una concreta possibilità per rompere l’immobilismo nel quale ci troviamo, a condizione che questa scelta si caratterizzi con un chiaro profilo anticapitalista in termini di programmi e di relazioni sociali, e non si sciolga in coalizioni indefinite che già l'esperienza ci indica essere fallimentari (vedi Sinistra Arcobaleno).
Solo così il nostro partito potrà favorire lo sviluppo dell'opposizione di classe al “montismo” e delineare un'alternativa di sistema, elementi essenziali per riaprire in modo coerente e dal basso il processo della rifondazione comunista e della ricostruzione del partito nel nostro paese.
Proponiamo di costruire un ampio fronte anticapitalista e di classe che non solo entri in campo nello scontro politico e sociale, ma che si configuri anche come possibilità concreta per i comunisti nella quale essi dimostrino politicamente di esistere e tentare un percorso credibile di ricomposizione della sinistra comunista e di classe, fuori da scorciatoie organizzative e politiciste come avvenuto con la FdS....
Ciò richiede al PRC di fare chiarezza in modo definitivo sulla evidente contraddizione della FDS che, proprio per come si è sempre configurata politicamente e organizzativamente fino all'ultimo Consiglio Nazionale del 03 novembre scorso, ha evidenziato e confermato divergenze strategiche proprio sul rapporto col PD e col centrosinistra.
In realtà PdCI, Socialismo 2000 e Lavoro-Solidarietà vedono l’unica possibilità di una loro sopravvivenza all’interno del centrosinistra. Questa situazione impone il recupero della piena autonomia politica ed organizzativa del PRC, ed il definitivo superamento di questa esperienza, che non può essere messa da una parte in una sorta di “ibernazione”, in attesa di “tempi migliori”..
Per riconquistare spazi di agibilità democratica e rappresentanza del conflitto, è sicuramente necessario unire il più ampio schieramento e agire su tutte le contraddizioni, ma al tempo stesso non bisogna coltivare ambiguità e illusioni, rincorrendo forze che hanno nel loro DNA la costruzione di governi con lo stesso orizzonte di centrosinistra (come l'IDV) o che addirittura vi hanno già aderito (come SEL) . In queste settimane, lo scontro dentro l'IdV verte non a caso proprio sul rapporto con il PD, e quindi è positivo che si aprano contraddizioni da favorire con la nostra proposta e iniziativa politica.
Dotarsi di una autonoma iniziativa e proposta politica, non significa settarismo né deriva identitaria, ma svolgere una funzione reale, un ruolo significativo e riconoscibile, anche se non esclusivo, nei confronti di tutte le realtà coinvolgibili, come ad esempio le diverse soggettività presenti alla manifestazione del 27 ottobre e quelle impegnate nella campagna referendaria.. Fra tattica e strategia può esserci una doverosa distinzione, ma non separatezza, che ci farebbe smarrire ancora una volta, come avvenuto in passato, la strada maestra del nostro agire, guardando anche oltre la scadenza elettorale, ovvero ricostruire uno schieramento anticapitalista, delineare un'alternativa di sistema ed avanzare nel processo della rifondazione comunista/ricostruzione del partito nel nostro paese.
Inoltre, portare avanti alleanze ed accordi di governo negli Enti Locali e nelle Regioni con i partiti che sostengono Monti e l'agenda della Troika, diventa sempre più incompatibile con un programma di alternativa, proprio per le scelte imposte ai Comuni, alle Province ed alle Regioni dal Patto di Stabilità: tagli alla spesa sociale ed ai servizi, privatizzazioni, esternalizzazioni, sfruttamento del territorio e dell'ambiente, speculazioni edilizie, mentre il denaro pubblico viene sprecato in grandi opere inutili e dannose come ad esempio la TAV e gli inceneritori
In questa situazione nessuno può sentirsi autosufficiente o limitarsi a criticare l'esistente. Il partito della rifondazione comunista rivolge un appello a tutte le realtà che non accettano il pensiero unico del capitale - ognuna con la propria autonomia, ma senza settarismi - di confrontarsi con la proposta politica di costruire un ampio schieramento anticapitalista e di classe.
La manifestazione del “No Monti day” del 27 ottobre, la sua piattaforma politica e l'intento strategico, non devono essere sottovalutate, come purtroppo è accaduto in alcuni territori, perché possono rappresentare uno spazio di costruzione di un fronte stabile e organizzato che si radichi sempre più nei conflitti sociali e nei territori contro l’agenda di Monti e dei UE-BCE-FMI
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Tutto il partito è impegnato a portare questa proposta di lavoro unitario nelle realtà sociali, sindacali e di movimento, alle compagne ed i compagni della sinistra comunista ed anticapitalista, alla vasta diaspora dei “senza tessera”, a quanti ieri come oggi resistono all’attacco dei padroni sui posti di lavoro, sui tetti, nelle piazze, nelle occupazioni per il diritto al lavoro ed alla salute; nelle scuole e nelle università per l’accesso al sapere; nei territori dove si pratica il conflitto per i diritti sociali e la difesa dei beni comuni.
Per questo il CPN impegna tutto il partito a:
- rafforzare la mobilitazione sociale contro il governo Monti e la sua agenda politica con particolare attenzione al nuovo protagonismo delle giovani generazioni, unire sempre più la critica alla separatezza ed ai privilegi del ceto politico alla questione sociale, rendendo evidente e concreta la nostra alternatività a questo sistema politico ed alle forze del centrosinistra;
- intensificare in questo senso la campagna referendaria come strumento per fermare l'attacco ai diritti e come spazio di informazione, discussione, crescita dal basso della opposizione sociale;
- avviare un bilancio critico ed una verifica del lavoro sindacale dei militanti comunisti nelle diverse realtà ed organizzazioni per contribuire, nel rispetto dell'autonomia del movimento sindacale, alla rifondazione di un sindacalismo di classe;
- rompere le alleanze col PD a livello locale laddove siano incompatibili con un programma di alternativa
- dichiarare conclusa l'esperienza della FdS e attivare un percorso di chiarificazione, che può avvenire solo attraverso il coinvolgimento democratico del corpo vivo del partito, per ricostruire su basi nuove uno schieramento sociale e politico di alternativa;
- mobilitarsi a fianco del popolo palestinese per fermare la nuova escalation di guerra lanciata dallo Stato di Israele.
Bettarello Claudio, D’Angelo Pasquale, De Nicola Cristian, Malerba Matteo, Manocchio Antonello, Pilo Antonio, Rancati Clauidia, Targetti Sandro.