Partito
della Rifondazione Comunista
Comitato Politico Nazionale 23- 24 settembre 2011
EMENDAMENTO AL DOCUMENTO 1
Emendamento sostitutivo del paragrafo “Cacciare
Berlusconi”
Cacciare Berlusconi e battere le destre
Nel passaggio drammatico della crisi istituzionale, Rifondazione Comunista
si pone l’obiettivo di sconfiggere Berlusconi e lo schieramento
di destra che lo sostiene e, allo stesso tempo, di contrastare le ipotesi
di stabilizzazione moderata che puntano a sostituire Berlusconi dentro
un quadro di continuità a partire dalle politiche economiche
e sociali, tentando di mascherare questa manovra nell’ipotesi
fintamente istituzionale del governo tecnico in cui abbiano un ruolo
di primo piano esponenti del padronato, delle banche, delle tecnocrazie
europee.
La cacciata di Berlusconi dal governo del Paese rappresenta una priorità
assoluta, una condizione necessaria, anche per impedire un avvitamento
ulteriore del degrado politico e morale delle istituzioni e il pericolo
di colpi di coda di tipo autoritario o che colpiscano l’indipendenza
e l’autonomia dei poteri costituzionali.
La stagione del berlusconismo si connota, infatti, non solo per la totale
internità al quadro neoliberista, ma anche per un acutizzarsi
grottesco della questione morale, di processi di corruzione, di quotidiana
eversione, per un rinnovato «sovversivismo delle classi dirigenti».
Il berlusconismo è segnato anche da un intreccio osceno tra sesso
e potere, da un processo onnivoro di mercificazione, che trasforma i
corpi delle donne, appunto, in merce di scambio.
Contrastare l’uscita morbida dal berlusconismo, dentro un quadro
di continuità nelle politiche economiche e sociali, è
altrettanto fondamentale per impedire che una camicia di forza venga
messa sulla società italiana e, in nome di una presunta unità
nazionale, si marginalizzi ogni opposizione sociale e politica ai diktat
delle tecnocrazie europee.
Contemporaneamente ci poniamo l’obiettivo di superare il bipolarismo
verso un sistema elettorale proporzionale, per tenere aperta la possibilità
di una uscita da sinistra dalla crisi della II Repubblica e rendere
efficace il conflitto sociale.
La nostra valutazione di fase, per quanto riguarda l’impraticabilità
di un accordo di governo con il centro sinistra, non rende meno necessaria
la battaglia per la difesa della Costituzione e per tenere aperti gli
spazi democratici che permettano ai conflitti di incidere, né
di svolgere una grande campagna di massa per una sfida programmatica
con il centro sinistra né di intraprendere confronti e percorsi
unitari sui contenuti anche con le altre forze della sinistra che si
propongono organicamente dentro il centro sinistra.
Il contrasto radicale alle destre è infatti costitutivo del profilo
politico e culturale di Rifondazione Comunista. Ricordiamo che nel 2001,
nel massimo del contrasto con il centro sinistra e nel pieno di una
campagna denigratoria che intendeva descrivere il Prc come una forza
che favoriva la vittoria delle destre, Rifondazione Comunista praticò,
nelle forme consentite dalla legge elettorale, la desistenza unilaterale
nell’elezione della Camera dei Deputati.
Per tali ragioni, nel quadro necessitato della attuale legge elettorale,
diamo la nostra disponibilità al centro sinistra per un patto
elettorale che impedisca la vittoria delle destre o ipotesi neocentriste
che indicherebbero uno sbocco della crisi istituzionale verso una cosiddetta
“unità nazionale”, che maschera operazioni trasformistiche
e la guida del Paese affidata direttamente a esponenti delle tecnocrazie
europee, della finanza o delle imprese.
La nostra opzione strategica rimane, infatti, la costruzione di un
polo autonomo della sinistra d’alternativa. Nel contesto dell’attuale
bipolarismo, non possiamo sottrarci dal contribuire alla costruzione
di una massa critica che, anche dal punto di vista elettorale, ponga
fine al ventennio berlusconiano.
Rimane l’impossibilità di qualificare in senso programmatico,
e finanche in senso democratico, l’alleanza col centro sinistra,
con il nuovo Ulivo: pur in un quadro dinamico e denso di accelerazioni,
restano il pesante dato politico dell’internità del centrosinistra
alle politiche neoliberiste, la sua sudditanza alla BCE; lo scandalo
di due manovre drammatiche approvate senza reale opposizione, anche
grazie al presidenzialismo di Napolitano; il tacito assenso al colpo
di Stato monetario e l’esplicito appoggio all’ipotesi dell’introduzione
di un vulnus alla Costituzione, con l’introduzione del pareggio
di bilancio; la indisponibilità ad uscire dal maggioritario e
dal bipolarismo.
Allo stesso tempo ci rivolgiamo a tutte le forze politiche democratiche,
dentro e fuori il Parlamento, alle forze sociali, ai movimenti, a singole
personalità, per la costruzione nel popolo della sinistra un
fronte democratico e di salvaguardia costituzionale, fondato sulla intangibilità
della Costituzione democratica e per impedire l’inserimento di
vulnus che ne stravolgono il carattere progressivo, quali la libertà
di licenziamento o l’intervento sui diritti dei lavoratori, il
vincolo del pareggio di bilancio, l’assoluto dominio dell’impresa,
senza limiti e regole di responsabilità sociale.
Il nostro giudizio e la nostra previsione sul profilo del centrosinistra
devono essere una bussola non impedente il pieno dispiegarsi di una
nostra offensiva unitaria, assieme ai movimenti sociali, alle organizzazioni
delle lavoratrici e dei lavoratori, ai comitati e alle realtà
associative diffuse, per incidere sui contenuti e sul medesimo schieramento
del governo che deve succedere a quello Berlusconi.
Per questo motivo, non solo non ci isoliamo e non rifiutiamo il confronto
e la sfida sulle scelte necessarie per uscire dalla crisi, ma la lanciamo
apertamente e direttamente.
Non ci interessa la deriva delle primarie, in quanto strutturalmente
sono il terreno che riguarda il tema del governo nella logica del maggioritario.
Sul leader o sul programma non cambia la sostanza, su questo aspetto
fondamentale. Tanto più non ci interessano le primarie per la
scelta del capo del governo, perché esse introiettano le distorsioni
del maggioritario e del presidenzialismo e fingono di affrontare questioni
di contenuto nella identificazione del programma al leader e nell’affidamento
alla persona.
Ci interessa il coinvolgimento dei movimenti, delle associazioni, delle
lavoratrici e dei lavoratori, delle e degli studenti, delle e dei preacari/e,
dei tanti comitati che innervano il tessuto democratico del Paese e
hanno costituito la vera opposizione al governo delle destre. È
dentro quel campo largo che deve essere raccolta e alimentata la sfida
sulle idee e i programmi per l’uscita da sinistra dalla crisi.
Facciamola lì una sfida aperta sui programmi, anche con pronunciamenti
di tipo popolare sui contenuti principali di una nuova politica. Chiediamo
a questo popolo, al popolo, cosa pensa della uscita dalla guerra o della
riduzione drastica delle spese militari, se pensa che la patrimoniale
o la tassazione delle transazioni finanziarie siano misure giuste invece
che i recuperare i soldi con i tagli al welfare, se ritenga che la nazionalizzazione
delle principali banche o che venga introdotta una norma che imponga
alle imprese che hanno ottenuto fondi pubblici di restituirli qualora
delocalizzino, siano scelte da condividere o meno, se abrogare la legge
30 e la precarietà indichino una giusta direzione per dare futuro
a una generazione che ne è deprivata, se riconoscere giuridicamente
le coppie di fatto indichi un avanzamento di civiltà che coglie
la modificazione nelle forme di relazioni interpersonali o rappresenti
una minaccia, se la libertà della rete e del web debbano o meno
essere contenuti forti per contrastare i monopoli dell’informazione
e della comunicazione e così via
In questa prospettiva, la sfida programmatica che lanciamo non è
nella precipitazione, in questa fase non praticabile e in fondo fuorviante,
del governo ma entro il quadro dello sviluppo dell'opposizione alla
gestione bipartizan della crisi, che è il fuoco della nostra
iniziativa politica e sociale.Lungo questo percorso, di lotte, di coinvolgimento
popolare, di ricostruzione dei soggetti, proponiamo, quindi, una sfida
in campo aperto al centro sinistra. Una sfida da lanciare anche territorialmente,
con tutte le forze disponibili al confronto.
Eleonora Forenza, Anna Belligero, Imma Barbarossa, Pino Commodari,
Walter De Cesaris, Pasquale Voza, Francesco Voccoli
(sottoposto alla votazione della platea dei componenti del Cpn aderenti
al Documento congressuale n. 1)
Respinto con 9 voti a favore e 4 astensioni