Partito
della Rifondazione Comunista
Comitato Politico Nazionale 9 - 10 luglio 2011
Ordine del Giorno sull'accordo interconfederale del 28 giugno
2011
Il Comitato Politico Nazionale di Rifondazione Comunista valuta negativamente
l’accordo interconfederale del 28 giugno 2011 tra Confindustria,
Cgil, Cisl e Uil.
L’accordo interviene su tutti i temi decisivi del rapporto di
lavoro: democrazia e rappresentanza, modello contrattuale, esercizio
del conflitto, incidendo gravemente sulla natura del sindacato.
1. L’accordo non prevede in nessuna parte il voto vincolante e
segreto delle lavoratrici e dei lavoratori su piattaforme e accordi,
come condizione per la validità erga omnes dei contratti. Il
contratto, salario, orario, condizioni di lavoro non è nella
sovranità delle lavoratrici e dei lavoratori, di coloro che quotidianamente
ne subiranno le conseguenze. L’accordo rilegittima le RSA cioè
le rappresentanze non elettive ma di nomina delle organizzazioni sindacali.
Si legittima cioè un’idea di sindacato degli iscritti,
si apre la strada alla costituzione delle RSA invece che delle RSU dove
sia più conveniente per alcuni sindacati, e al rafforzamento
strumentale dei sindacati più disponibili.
2. L’accordo apre alla derogabilità del contratto nazionale
di lavoro. Gli ambiti di derogabilità vengono demandati a quanto
stabilito dal contratto collettivo nazionale. Ma il meccanismo complessivo
messo in campo non ne impedisce lo svuotamento e la manomissione. Laddove
il contratto nazionale non prevedesse deroghe e nella fase transitoria
fino a rinnovi contrattuali che le contemplino, i contratti aziendali
potranno infatti derogare comunque quelli nazionali su “ la prestazione
lavorativa, gli orari, l’organizzazione del lavoro”. Si
rafforza il comando dell’impresa su tempi, ritmi, condizioni di
lavoro. Si mette in campo un meccanismo che favorirà la competizione
tra siti produttivi e lavoratori, la messa in discussione della coesione
e della solidarietà tra lavoratori. Lo svuotamento del contratto
nazionale è rafforzato dalla previsione, raccolta nel testo della
manovra finanziaria, di rendere strutturali e rafforzare le riduzioni
di tasse e contributi per agevolare la contrattazione aziendale.
3. Mentre niente si dice sul contratto nazionale, il meccanismo previsto
per la validazione dei contratti aziendali e delle deroghe, con la maggioranza
semplice dei rappresentanti delle RSU (senza che venga abolita la quota
di riserva del 33%) e delle RSA (con la previsione in questo solo caso
della possibilità per una delle organizzazioni firmatarie o per
il 30% dei lavoratori, di fare ricorso al referendum) non impedisce
gli accordi separati. Le clausole di tregua, cioè di limitazione
del diritto di sciopero previste, impediscono invece ad un sindacato
dissenziente l’agibilità del conflitto. Una vera e propria
gabbia in cui può accadere che un sindacato che abbia il 49%
dei consensi, a fronte di un accordo non condiviso, non possa né
chiamare i lavoratori e le lavoratrici al voto, né indire uno
sciopero.
L’accordo che la Cgil ha firmato, accettando oggi quello che aveva
rifiutato nel 2009, ha carattere costituente perché incide in
profondità sui rapporti tra le classi, il modello sociale, lo
stesso statuto della democrazia nel nostro paese.
E’ un accordo neocorporativo che accentua la frantumazione della
classe e rende più complicato costruire linee di difesa nella
crisi. Che pone in grave difficoltà le esperienze sindacali più
avanzate, la Fiom, che nel nesso tra conflitto e democrazia ha individuato
il terreno non solo della resistenza, ma di ricostruzione della soggettività
del mondo del lavoro. Che pare prefigurare la base materiale per una
uscita morbida dal ventennio berlusconiano, mantenendo inalterato il
suo segno di classe. Che dunque non raccoglie e frustra la domanda di
partecipazione e di messa in discussione del neoliberismo espresso dal
voto amministrativo e referendario.
Il CPN di Rifondazione Comunista impegna il partito a svolgere un’iniziativa
di informazione e contrasto, nei luoghi di lavoro e nella società,
dell’accordo interconfederale del 28 giugno, congiuntamente alla
denuncia e alla costruzione dell’opposizione alla manovra economica
del governo.
In questo quadro il CPN di Rifondazione Comunista impegna il partito
ad organizzare momenti di discussione che coinvolgano i lavoratori e
le lavoratrici, le compagne e i compagni impegnati nel sindacato, attraverso
attivi territoriali, sulla manovra del governo e sull’accordo
interconfederale.
Su questi stessi temi, il CPN di Rifondazione Comunista assume l’impegno
di produrre momenti di discussione e assunzione di responsabilità
comuni di tutte le forze disponibili, a partire dalla Federazione della
Sinistra e nell’ambito più ampio della sinistra, raccogliendo
le sollecitazioni avanzate da più parti, anche al fine di dare
vita a comitati unitari per la democrazia nei luoghi di lavoro.
Approvato con 11 astensioni