Partito
della Rifondazione Comunista
La manifestazione di sabato della Fiom ha rappresentato un fatto molto
importante. Conferma che, nonostante le difficoltà della sinistra
di alternativa, questo è un Paese capace di reagire e di lottare.
Lo abbiamo visto anche con la raccolta di firme per il referendum sull'acqua
‘bene comune’ e lo vediamo nelle belle manifestazioni dei
giovani e dei ricercatori contro i tagli della ministra Gelmini. E’ paradossale che il dibattito si stia incentrando se la FdS debba fare un accordo tecnico e/o di governo con il PD. La lezione della grande mobilitazione della Fiom, con la sua indomita resistenza per la difesa dei diritti e del lavoro, ci consegna una responsabilità politica di non delegare come comunisti questa rappresentanza e questi bisogni. Allora, ma quale fronte democratico con coloro che vogliono la guerra e la precarizzazione del lavoro e della vita? Se vogliamo ridare speranza in un futuro migliore ai proletari e alle fasce popolari, c’è un estremo bisogno della ricostruzione di un Partito Comunista, di un percorso virtuoso che unisca i comunisti, i lavoratori e i movimenti. Tutto ciò ha un nome: il fronte anticapitalista, che deve dotarsi di un programma minimo, con quattro punti irrinunciabili: il conflitto capitale/lavoro, capitale/ambiente, l’antimperialismo e la pace, la questione morale. Per questo va dispiegata una resistenza diffusa e unitaria, una lotta senza quartiere, contro le due destre (PD e PDL) e contro Vendola il cui progetto è compatibile con il capitalismo. Esprimo perplessità sulla costituzione dell’area di maggioranza che ha come cemento l’adesione a documenti e regole per il congresso della FdS (regole totalmente ademocratiche) e che non prevede un percorso di superamento delle aree del partito. La linea di Chianciano viene messa in discussione sia dalla mancata gestione unitaria del partito sia da presunte unità generiche sia da percorsi di ‘fusione comunista’ come quella messa in atto dai GC. Per quanto riguarda il congresso della FdS, ho costruito con compagne del Forum donne un appello,sottoscritto poi con mia sorpresa da molte femministe anche esterne al partito,che chiede che la FdS sia uno spazio non neutro ma politicamente sessuato,che sia realmente aperto a reti e movimenti e che abbia 2 portavoce,un uomo e una donna. Il documento politico prevede l’adesione di associazioni,perciò una rete femminista potrebbe aderire senza che le donne passino dalla cruna delle quote dei partiti,cioè degli uomini. La soggettività politica delle donne lo richiede,teniamo conto della soggettività delle donne,ad esempio,delle operaie di Pomigliano che con più forza hanno detto NO a Marchionne. D’altronde,la manifestazione del 16 ottobre ha provato a mettere insieme varie soggettività,comprese quelle lgbt,con cui ho sfilato per tutto il corteo. La grande manifestazione della Fiom e quella delle 100 piazze dei “partigiani della conoscenza” ci indicano la strada dell’unificazione dell’opposizione sociale. Una nuova soggettività politica intorno alla Fiom può crescere se è in grado di: 1) dare continuità fino allo Sciopero Generale e oltre. Bene la proposta dei Comitati 16 ottobre. 2) di far capire che il disegno eversivo di Berlusconi e della Fiat riguarda l’insieme delle condizioni dello scontro di classe e democratico. Quello che manca oggi è un’opposizione politica, cioè il tema del raccordo tra il 16 e la costruzione dell’alternativa. Esempio: raccogliere ciò che tutte le piazze chiedono: le dimissioni della “Ministra della distruzione” Gelmini, attraverso una campagna politica di massa nazionale. Il tema strategico di un polo unitario della sinistra, a partire dal Congresso della FdS, non può riguardare solo i comunisti , ma gli interessi di classe delle lavoratrici/ori e di tutta la sinistra. Per questo la FdS, se non è il motore dell’opposizione e di un’aggregazione più ampia a sinistra del Pd, rischia di ridursi ad una sommatoria di ceti politici residuali. Cacciare Berlusconi attraverso un’Alleanza democratica è la condizione necessaria, ma non sufficiente per aprire la strada dell’alternativa, che ha bisogno, per essere tale, di un mutamento radicale di fase. La nostra indisponibilità ad un governo dell’Ulivo ristretto non è dovuta ad una pregiudiziale ideologica, ma alla mancanza delle condizioni programmatiche e dei rapporti di forza. La manifestazione di ieri evidenzia: 1) L’egemonia operaia, in continuità diretta con Pomigliano, che coagula l’insieme dei movimenti di lotta. 2) Una sostanziale irriducibilità al quadro politico attuale (slogan “il Pd non è qui!”). Sul piano sindacale lo scontro attraverserà la Cgil, il tentativo di Marcegaglia ed Epifani di trovare un terreno comune è manifesto. Questo accordo può essere scongiurato solo da un forte conflitto, non rituale e non “mimato”, sia sul piano della mobilitazione che nello scontro interno alla stessa Cgil. Lavoriamo per superare le esitazioni e le insufficienze anche nella stessa Fiom. I rapporti di forza reali sono più favorevoli che non negli apparati. Tutto questo dista anni luce dal dibattito di questo Cpn. L’alleanza “a cerchi concentrici” col Pd significa distruggere la piazza di ieri, oppure consegnarla alle illusioni di Vendola. Le scelte degli ultimi 18 mesi sono state smentite, dalla proposta ormai fallita della Fds alla politica sindacale. Il gruppo dirigente faccia un passo indietro e apra un dibattito autentico che ci permetta di cogliere l’opportunità che si apre. Grave il divario tra la manifestazione della Fiom e lo stato della sinistra e del Partito. Non basta “stare con la Fiom”; bisogna costruire la sinistra e una strategia di alternativa se si vuole interloquire con la domanda politica che viene dalla manifestazione. La FIOM ha dovuto farsi carico del vuoto di politica e non si può rispondere con la sclerosi della Federazione della Sinistra, la riaffermazione della nostra esistenza e della nostra indisponibilità a partecipare alla costruzione della alternativa. Battere Berlusconi non significa solo mandare a casa questo governo, ma sostituirlo con uno che abbia la forza di un progetto alternativo. Non sarà il PD a costruire questo progetto; né il protagonismo di Vendola; meno che mai la nostra automarginalizzazione. C’è bisogno di coraggio politico e di aprire una sfida forte per la egemonia e per l’unità della sinistra; quello che manca alla autoreferenzialità del nostro gruppo dirigente. La sommatoria burocratica degli spezzoni e l’alleanza elettorale politicista sono pessimi surrogati della sinistra che serve. Il problema più grande con cui dobbiamo fare i conti è la scarsissima visibilità del partito e della Federazione. È un problema serio, che mette a repentaglio la nostra esistenza e rischia di azzerare la nostra credibilità e capacità negoziale con le altre forze politiche. Dovremmo interrogarci intorno alle cause di questo stato di cose. Di solito lo imputiamo all’oscuramento operato dai mezzi di informazione, ma questa è solo una parte della verità. Pesano anche nostri errori. Non abbiamo investito nella Fds quando avremmo dovuto impegnarci per renderla credibile e attrattiva, ben prima di questa fase di crisi politica, che spinge le singole forze della Fds a tutelarsi in vista delle possibili elezioni. Quanto ai rapporti a sinistra, invece di operare per l’unità che pure invochiamo, abbiamo spesso dato segnali di divisione. Occorre invertire subito questa tendenza e mostrare con i fatti la nostra volontà di contribuire concretamente all’unità politica e programmatica delle forze politiche e sociali a sinistra del Pd. La crisi economica in atto è molto forte ed è chiaro il paese non è pacificato. Lo dicono le proteste del mondo della scuola, lo dice l’imponente manifestazione della Fiom, durante la quale il lavoro è tornato al centro del dibattito politico. Tutta la sinistra era presente in piazza il 16 ottobre (il Pd era assente) e questa giornata deve ora essere considerata per noi e da tutta la sinistra come un punto di partenza. Spesso ci piangiamo addosso per via dei nostri errori, dei nostri problemi, la giornata del 16 ha dimostrato con la nostra presenza massiccia, una grande vitalità delle nostre strutture, una capacità organizzativa. Ora dobbiamo praticare l’alleanza democratica per cacciare Berlusconi e promuovere l’unità a sinistra a partire dai contenuti. C’è una crisi politica della maggioranza di governo e comunque sia, elezioni o meno, in primavera ci saranno le amministrative. Servono programmi unitarie e liste unitarie, sostegno alle primarie ai candidati di sinistra. Sul congresso della Federazione, è chiaro che c’è un regolamento pattizio e questo non va bene, soprattutto perché si era parlato lungamente di “una testa, un voto”. Il prossimo congresso del Prc dovrà servire da verifica partendo da ciò che è stato fatto in questi anni, da Chianciano ad oggi, e occorre che sia un congresso libero, senza prestabilire nulla. La splendida manifestazione della Fiom costruita insieme ai tantissimi comitati unitari sorti nel paese per la sua realizzazione,segna un avvio di reazione sociale come sta avvenendo in altri paesi europei di fronte alla crisi. Occorre dare continuità ai comitati 16 ottobre intorno alle parole d’ordine diritti,democrazia e legalità costituzionale. A queste rivendicazioni di principio e’ necessario fornire una robusta sponda politica sul piano programmatico. Lavoriamo,dunque, perche l’indicazione dello sciopero generale possa concretamente realizzarsi. Allo stato sono sicure solo le elezioni amministrative del 2011; a Milano la candidatura di G. Pisapia alle primarie avvicina i disillusi e unisce una sinistra frammentata e divisa, fino a ieri, intorno ad un programma condiviso. In caso di elezioni politiche, la linea dell’alleanza democratica con il Pd per cacciare il Governo va perseguita senza partecipazione governativa e su basi programmatiche chiare. Fisco, precarietà, scuola pubblica e difesa del contratto collettivo di lavoro il terreno di verifica. Deve essere, infine, incalzata Sel su questioni concrete: democrazia sindacale, pace e difesa dei beni comuni. Sui contenuti realizzare l’unità di azione. All’interno di questi organismi dirigenti assistiamo, molte volte, ad una discussione lontana dalla realtà. Ieri la manifestazione ha riportato nel merito, le questioni del lavoro, del contratto nazionale, della precarietà, al centro della discussione politica. Tutte le forze politiche rappresentate in parlamento hanno dovuto rapportarsi con quei contenuti e con le questioni poste dalla FIOM dopo Pomigliano. In questo contesto noi, che fin dall’inizio sia nei territori che nella partecipazione effettiva, abbiamo dimostrato senza equivoco che all’interno della mobilitazione dei metalmeccanici esprimevamo un’ internità: eravamo la forza politica che ha egemonizzato visibilmente, con le bandiere della Federazione della Sinistra e di Rifondazione Comunista, la nostra presenza e la stampa non ha potuto escluderci. Questo ci dimostra che un partito reale esiste, vive,ha una linea, si mobilità e riesce a costruire conflitto. Ma se dovessimo ripartire da ciò che si dice al CPN sembrerebbe che quella piazza avesse chiesto, un no alla federazione, un no alla grande alleanza democratica per battere Berlusconi. Chi gira i territori, chi era presente ieri e ha visto cosa dicevano gli striscioni e le persone è stato definitivamente convinto del contrario. La base, in questo senso, è molto più avanti di parte del proprio gruppo dirigente: Che fare? Smettiamola di arrancare interpretazioni non vere, applichiamo quanto già deciso e continuiamo il lavoro sul territorio: meno chiacchiere, più militanza! La riuscita della manifestazione della Fiom ci indica l'esistenza di
un importante spazio politico dentro il quale agire l'azione del partito
e della FdS. Occorre essere adeguati all’importante domanda politica
dei metalmeccanici e del lavoro salariato. Coniugare ieri come oggi
identità, unità e capacità di incidenza per proporsi
di fronteggiare grandi processi di accumulazione delle ricchezze e dell'aumento
delle disuguaglianze, appare tema decisivo. Sollevo una perplessità:
qualora fossero imminenti le elezioni ancor più grave sarebbe
il danno di un processo incompiuto quale quello della FdS e del suo
congresso pattizio e poco attrattivo. Tali dinamiche oltretutto non
favoriscono un dialogo necessario con Sel e Vendola, troppo spesso riconosciuti
quale ostacolo o avversario, piuttosto che necessario interlocutore.
L'esperienza di governo precedente è risultata disastrosa, perché
ad essa giungemmo immaginando una società modificata alle sue
radici dal movimento, un’azione possibile a tutto raggio e senza
specifici e delimitati accordi, con un soggetto politico desideroso
di altra identità e destrutturato. La riuscita della manifestazione indetta dalla FIOM-CGIL è tale da non necessitare commenti. E’ la prova che la nostra, strenua, volontà di restare presenti nel devastato panorama politico italiano non è solo frutto di caparbietà, bensì di lungimiranza. Le diverse riunioni che si sono tenute in questo fine settimana confermano la bontà delle scelte strategiche compiute dal VII congresso in poi, restano limiti e contraddizioni più volte segnalate. Necessita una maggiore coesione del gruppo dirigente centrale. Senza il quale il “regime feudale” ereditato dal nostro passato rischia d’impantanare il Partito e con esso la Federazione della Sinistra. Rigenerazione dell’identità e della cultura politica comunista, impegno unitario per cacciare Berlusconi e costruire un’efficace Sinistra d’alternativa sono i compiti che ci attendono. Approfondire e qualificare la nostra analisi sulla fase storica che viviamo non è più rinviabile. I pericoli rappresentati dall’avventurismo berlusconiano, dal disegno reazionario secessionista della Lega, dalle pulsioni autoritarie dell’oligarchia padronale, accentuate, quest’ultime, dalla profonda crisi di sistema, c’impongono quel salto di qualità senza il quale risulterà difficile evitare il baratro che si sta parando di fronte. Un filo rosso lega la manifestazione del 16/10 con la resistenza di Pomigliano e la raccolta firme per l’acqua pubblica: l’esistenza di un popolo comunista (dentro un mare più vasto di popolo di sinistra) come elemento non residuale della società. Ciò che manca è il coraggio di riorganizzare attorno ad un pensiero forte tutte queste energie, i militanti dei due partiti, i tanti comunisti senza tessera e ricostruire un partito comunista, all’altezza dei compiti della fase, aperto ad un largo confronto a sinistra e verso tutta la società democratica. Accettare la sfida significa rimettere in discussione se stessi, il proprio ruolo, le proprie idee, le proprie consuetudini e cominciare a confrontarsi sui temi di fondo dell’analisi della società e delle ragioni della prospettiva socialista. Solo chi non si chiude nel fortilizio della proprie idee (magari definendole innovative) mostra una forte attitudine al rinnovamento. Di questo coraggio c’è bisogno: significa essere rivoluzionari! Si sottovaluta la crisi della Fds, causata dalla sua linea maggioritaria (le mani legate al Pd) e dalle regole congressuali conseguenti. Non si sono criticate nemmeno le dichiarazioni di Fassino che vorrebbe addirittura bombardare gli afghani dagli aerei come fecero con i serbi. Abbiamo invece bisogno come il pane, per esistere, di esprimere chiaramente le nostre posizioni. Solo due cose potrebbero farci uscire dal cul de sac. 1) Aiutare la parte più cosciente della Fiom a costruire una forza di sinistra di classe, realmente indipendente dal capitale, incalzando unitariamente i sindacati di base, il Pdci, Sel, la Rete dei Comunisti, Sinistra Critica, il Pcl, Com.-Sinistra Popolare, i tanti militanti di sinistra e comunisti senza tessera. 2) Riaprire un processo unitario di rifondazione comunista. L’unità dei comunisti disponibili in una stessa organizzazione si può costruire solo con una vera rifondazione del pensiero e della pratica comuniste, per superare errori del passato e concezioni inadeguate alle contraddizioni dell’oggi, per dare solidità all’unità, per affrontare la dura lotta contro il capitalismo e l’imperialismo in crisi. Dalla crisi nasce il caso Pomigliano, ma il caso dei casi è l'accordo separato sul modello contrattuale, che segna quale modello di sindacato si è costruito. Il Capitale si riaggrega e segna fratture di straordinaria gravità, poiché l'attacco ai lavoratori non è più solo sui salari, ma va oltre i diritti e raggiunge la vita stessa, sottomessa a regole che solo il Padrone decide come e quando stringere o allentare. E'una sorta di bio-capitalismo che prende e rovescia le intere nostre vite. Il Pd esprime una linea socialmente regressiva. La bella Manifestazione del 16 rivela resistenze ,ma non c'è un soggetto di massa; la Cgil si è messa di traverso, ma deve cambiare passo, e a livello di massa è la Fiom ad aver questo ruolo. E a lungo non potrà sostenere attacchi di questa portata. La manifestazione può essere l'avvio di una ricomposizione del fronte sociale e di uno schieramento di opposizione. Ma la Fds deve ricollocarsi su una posizione di conflitto e formulare una nuova scommessa sulla costruzione di un movimento di massa non omologato. Per questo nel Congresso della Fds è necessario sostenere i tre Emendamenti che introducono pratiche e finalità sociali che possono valorizzarne la soggettività politica. Esiste in Italia una grande conflittualità sociale, con al centro la Fiom e cioè la classe operaia metalmeccanica tradizionale, che si sta saldando con un protagonismo della nostra generazione molto significativo. Ora dobbiamo dare struttura permanente ai comitati territoriali per il 16 ottobre e a tutte le relazioni costruite in questi mesi. Dobbiamo fare nuotare la Fds dentro questo mare. Noi Gc stiamo facendo crescere il processo unitario in questo modo, costruendo alleanze sociali. Abbiamo incrociato anche la Fgci. Chiedo a Barbarossa: è un delitto? Dobbiamo fare un congresso del Prc – come lei ha proposto – per decidere se siamo fuori linea? Io, piuttosto, cercherei di capire perché la Fds è arrivata al punto in cui è oggi. In questo depotenziamento qualche responsabilità è proprio di chi in questi mesi ha continuato a frenare sui rapporti unitari. A proposito di questi: o abbiamo il vento in poppa e quindi possiamo permetterci di guardare solo a noi stessi, oppure dobbiamo guardare all’esterno. Al rapporto con il Pd, per costruire un fronte democratico che permetta di cacciare Berlusconi, senza velleità di costruire un’alleanza di governo; al rapporto con le altre forze della sinistra, a partire da Sel, che sta determinando con noi positive convergenze; al rapporto con la società e i conflitti (il rapporto con la Cgil, di cui la Fiom è parte integrante, diventa centrale). Il 16 ottobre in piazza c’era la classe operaia e il nostro partito. Partiamo da qui e andiamo avanti nella lotta. Pur lontani da Chianciano e dagli assunti presi, siamo anche lontani dalla Federazione che si voleva e quella che di fatto è oggi. La proposta di una testa e un voto, non c’è più. La Federazione si prospetta, come auspicato e cioè una formazione di soggetti autonomi che, mantenendo la loro autonomia, si mettono assieme per dar vita ad una forza di sinistra capace di essere antagonista al PD. Il congresso della FDS, vede un documento lacunoso, motivo per cui, presentiamo tre tesi. In particolare, la tesi aggiuntiva n.15 bis, colma la lacuna circa la collocazione della FDS mettendola accanto alla FIOM rendendola forza non omologata e non subalterna al PD. La giornata di ieri, conferma la giustezza dei punti individuati in tale tesi. La nostra prioritaria deve essere la lotta alla Lega. Penso sia giunta l’ora di iniziare il percorso del superamento delle Aree. Che ne dite se cominciassimo a partire dalla nomina del nuovo tesoriere? Possiamo individuare una compagna/o che abbiano i requisiti giusti per tale carica a prescindere dall’Area di appartenenza? Nella nostra discussione è necessario un elemento di chiarezza. Dal momento che una linea politica l’abbiamo e va attuata, credo sia opportuno ribadire la centralità della costruzione della FDS: riaggregare la sinistra di alternativa nell’autonomia dal PD attraverso una forma federativa. Dopo il congresso si porranno due questioni decisive: una sfida unitaria sui contenuti a SEL, aggregare i comunisti all’interno della FDS. Obiettivi indispensabili per rafforzare il progetto della sinistra di alternativa e il suo profilo di classe. Nell’immediato mi lascia perplesso un regolamento congressuale che rischia di depotenziare il percorso e che in parte contraddice quanto abbiamo detto sin qui. Anche da questo punto di vista il rapporto fra le decisioni nazionali e la linea politica che ci siamo dati dovrebbe essere più conseguente, soprattutto in una fase di difficoltà come questa. Infine concordo con la proposta del Segretario di porre un’attenzione particolare al contrasto alla Lega al Nord. In questo senso già lavora il Dipartimento del Nord di concerto con i regionali. E in questo senso lavoriamo in Piemonte, per esempio con la nostra proposta contro le delocalizzazioni, che finisce per evidenziare le contraddizioni proprio della Lega. Il problema sta nel come riuscire a praticare le condivisibili proposte
del segretario; fra poche ore la manifestazione della Fiom ci darà
altri elementi per una valutazione del contesto. La lettera di dimissioni del compagno Boccadutri sembra un vero e proprio appello, sussunto a un tentativo, l’ennesimo, di scissione dal Prc e una diffusione così ampia lo conferma. Tutto ciò sommato ad alcuni atteggiamenti ostruzionistici, ai quali ancora assistiamo, deve farci capire che l’assegnazione di ruoli strategici è una questione estremamente delicata all’interno dell’organizzazione. Al Nord, non basta stigmatizzare i comportamenti incivili che la Lega assume ma capire che questa formazione politica intercetta delle esigenze dei cittadini e ne applica delle soluzioni, tra le quali una su tutte è la questione delle sanzioni (anche centinaia di migliaia di €) relative allo splafonamento delle quote latte, che tale organizzazione congela a vantaggio degli allevatori settentrionali. Cosa propone il nostro partito in merito? Riguardo ai meccanismi congressuali, capisco, da militante, la delicatezza della situazione ma credo anche che la scommessa per il futuro è quel rinnovamento democratico che, secondo Oskar Lafontaine, è la base del successo di Die Linke. Ci troviamo in una grave crisi del capitalismo e siamo al punto più basso della capacità anche solo di farsi udire come sinistra. Le conclusioni che se ne possono trarre sono due, o che l’idea della alternativa non sia più in campo, o che le strategie messe in atto non siano efficaci. Gli ultimi tre anni ci fanno pensare che siamo nella seconda condizione. L’unico progetto pseudo-strategico, è stata la “FdS”, progetto ostativo in entrambi i suoi caratteri: l’assetto federativo e l’autonomia dal PD. Il primo ha ridotto il soggetto a luogo di mediazione mai in grado di fare sintesi e poco attrattivo per chi chiede di trovare nuove risposte e strumenti. Sull’autonomia non risulta pervenuta alcuna visione alternativa, fatta salva una teoria dei due cerchi, specchio di un’autonomia solamente ostentata. E’ finito il tempo delle discussioni sulle strategie in un partito in cui nessuno prende atto degli errori e dei fallimenti, dove non esiste ricambio, e si ammette che l’obiettivo è solo di rientrare in parlamento, utilizzando il meccanismo della nomina; dove i dirigenti nazionali lungi dal portare la voce dei territori a discussione si fanno viceversa latori della “linea”. Tutto ciò mortifica i compagni. Chiediamo dunque l’annullamento del congresso della federazione, l’azzeramento dei gruppi dirigenti e la convocazione del congresso del partito, unico modo per riannodare i legami tra il gruppo dirigente ed una base stanca ed attonita. Con la manifestazione del 16 ottobre si apre,anche simbolicamente,la seconda rivolta di massa contro la globalizzazione liberista dopo quella del 2001/2003. Ma non dobbiamo commettere due errori che allora commettemmo. Il primo fu quello di non costruire i nessi che,riunificando le lotte,dessero vita ad un primo grumo di un blocco sociale classista. Il secondo errore da evitare fu la risposta politicista che portò alla torsione governista. La piazza della Fiom e dei movimenti non può essere utilizzata come mero supporto al"nuovo Ulivo"o a cortocircuiti populisti e plebiscitari. Noi ci impegneremo a fondo nel collaborare alla sedimentazione di luoghi permanenti di inchiesta sociale e mappe di vertenzialità attraverso i "comitati unitari "in fabbrica e sul territorio e una piattaforma nazionale intorno alla quale far maturare il polo della sinistra alternativa. Più anticapitalisti e più unitari. La manifestazione della FIOM apre uno scenario nuovo perché questo sindacato si propone l’obiettivo di ricomporre i soggetti che subiscono la crisi. La Fiom propone ai precari il reddito di cittadinanza, investimenti sulla formazione pubblica, un regime fiscale più equo. Essa svolge quindi una funzione di supplenza politica di una forza laburista assente in Italia. La sua collocazione aiuta il nostro ruolo di forza d’alternativa per la costruzione di un’Europa sociale diversa da quella egemonizzata dalla BCE e ci sospinge tra quanti si mobilitano alla cacciata di Berlusconi. Dopo il 16 ottobre abbiamo più forza nel ribadire: sia la impossibilità per la Fed di entrare in un Governo che applicherà le politiche liberiste volute dal ‘partito tedesco’ che dirige l’UE, sia la possibilità – come fa la Fiom – di negoziare con parte del centro-sinistra alcuni elementi di tutela e di garanzia dello statuto dei lavoratori, della rappresentanza sindacale e del dettato costituzionale. Finisco ringraziando le compagne e i compagni che hanno reso possibile una presenza tanto massiccia del nostro Partito. Quello che si annuncia in arrivo dall’Unione Europea ci dice che il conflitto di classe è destinato ad acuirsi. Ciò deve indurci a rafforzare la costruzione di una dura opposizione qui in Italia al governo delle destre, confermando la nostra visuale strategica anticapitalistica. La grande manifestazione del 16 ottobre, la sua piattaforma e le forze politiche e sociali che ad essa hanno dato vita, sono l’acqua in cui dobbiamo nuotare: da qui occorre recuperare il tempo perduto per consolidare la Federazione della Sinistra e stringere i tempi dell’unità d’azione di tutta la sinistra d’alternativa. In questo contesto, il congresso della FdS, pur con i limiti del regolamento che sovrintende al suo svolgimento, è un’occasione imperdibile per accrescere la nostra visibilità e fornire una sponda politica alle lotte. Nel contempo, va confermato come essenziale l’obiettivo di quella che abbiamo chiamato un’alleanza democratica per la Costituzione: nulla va lasciato di intentato, pur di impedire ad un autocrate piduista di impossessarsi del Quirinale. Spingendo anche in quest’ambito sui contenuti sociali e provando a incidere sulle evidenti contraddizioni in cui si dibatte il Pd. La grandiosa manifestazione dei metalmeccanici segnala che nella crisi cresce una positiva opposizione sociale sul tema del lavoro e dei diritti E si vede,intorno alla FIOM,l’inizio di unificazione di un possibile blocco sociale(studenti,precari,beni pubblici,ecc.). Nella manifestazione il ruolo del PRC era chiaro e visibile;non vorrei che solo a noi non fosse evidente:presenza diffusa dai territori,tante bandiere ;solo una rappresentanza politica della sinistra alternativa che si unisce , cresce e costruisce l’unità democratica contro Berlusconi può realmente difendere i lavoratori da Marchionne e dalla destra. Sull’ unità democratica,come ha detto Ferrero,abbiamo avuto ragione a luglio indicandola nel documento del CPN e solo dopo è diventata centrale nel dibattito politico. Di questa unità il PRC e la FDS possono essere il motore:è chiaro,infatti,che non c’è nessuna contraddizione fra la nostra proposta politica di unità democratica costituzionale contro Berlusconi e la crescita di un soggetto della sinistra alternativa autonomo dal PD ed anticapitalistico .Anzi il congresso, tutto sul documento politico, della FDS deve essere un punto di partenza per un vero e proprio processo costituente di una sinistra alternativa . Sollecito un dibattito più approfondito su Liberazione perché la riduzione del passivo è dovuta prevalentemente all’effetto degli ammortizzatori sociali e per salvarla,come è necessario, servono misure strutturali. La manifestazione della Fiom non solo ci rincuora ma ci fa uscire da una situazione di tristezza in cui un po’ tutti ci eravamo cacciati con le estenuanti e poco interessanti vicende interne legate alla crisi del Partito,della federazione della Sinistra,del giornale Liberazione. La manifestazione ci racconta delle enormi potenzialità di alternativa ancora presenti nei tanti conflitti parziali delle classi subalterne che si agitano nel nostro paese,malgrado il berlusconismo che impera nella società italiana e che ha invaso gran parte della Sinistra a tutti i livelli. La Fiom assume in questa battaglia un ruolo fondamentale per unificare le tante lotte non solo dei metalmeccanici ma anche di tutto il mondo del lavoro subalterno,dei precari,degli studenti ,dei disoccupati. Per tutto ciò dobbiamo utilizzare al meglio le nostre risorse limitate e spenderle nel migliore dei modi. A partire dal prossimo congresso della FdS. Si tratta in primo luogo di ridefinire nel modo più chiaro possibile che il nostro soggetto di riferimento privilegiato per costruire l’alternativa di sinistra è il mondo del lavoro e in particolare la classe operaia . La contraddizione capitale-lavoro non può essere mischiata alla pari con tante altre contraddizioni pur evidenti nell’attuale modello capitalistico dominato dalla globalizzazione. |