Partito
della Rifondazione Comunista DOCUMENTO PROPOSTO DA SEGRETERIA Le elezioni regionali del 28 e 29 marzo ci consegnano un risultato politico segnato in primo luogo dal consistente aumento dell’astensione. Questo dato ci parla di un distacco tra paese reale e sistema istituzionale che è il frutto di almeno due processi. In primo luogo la decisa riduzione del numero dei votanti che è cominciata in Italia con l’introduzione dei sistemi elettorali bipolari. La tanto magnificata “semplificazione politica” ha portato in realtà ad un distacco tra paese reale ed istituzioni che è il primo fattore di corruzione della democrazia repubblicana così come è stata costruita in seguito alla lotta di Liberazione. Su questa dinamica di medio periodo se ne è innestata un’altra legata direttamente alle politiche messe in campo dal governo. Di fronte ad una crisi economica che coinvolge direttamente milioni di famiglie e che ha modificato l’orizzonte esistenziale del paese aggravando pesantemente l’incertezza sociale e la paura nel futuro, la politica nel suo complesso non ha dato alcuna risposta. Non l’ha data il governo, non l’ha dato sin’ora l’opposizione. Di fronte ad un universo della politica che ha “parlato d’altro” è aumentata la solitudine delle persone e la sfiducia che la politica possa essere uno strumento efficace attraverso cui far fronte all’incertezza della crisi. In questo contesto, nonostante
la perdita di voti che ha caratterizzato il risultato del Popolo delle
Libertà ma non della Lega Nord, il governo ne esce rafforzato
così come l’asse politico tra Lega e Berlusconi. Questo
rafforzamento – certo non privo di contraddizioni - oltre a garantire
la prosecuzione del governo, determinerà un salto di qualità
nella modifica degli assetti democratici e sociali del paese. Tutte
le dinamiche sin qui messe in campo dall’esecutivo verranno potenziate
ed accelerate. Da un lato ci troviamo di fronte ad una vera e propria
emergenza democratica – caratterizzata pesantemente dall’attacco
alla libertà di informazione - in cui nelle proposte dell’esecutivo,
l’attacco all’indipendenza della magistratura si salda ad
una proposta di presidenzialismo senza vincoli e di federalismo egoista.
E’ del tutto evidente che l’obiettivo di legislatura del
governo Bossi Berlusconi è quello di scardinare l’impianto
costituzionale del Paese demolendo sia sul piano istituzionale sia sociale
il bilanciamento dei poteri proprio della lettera e dello spirito costituzionale. L’incapacità
delle opposizioni di intercettare il crescente disagio sociale è
segno della crisi strategica del centro sinistra, della debolezza della
sinistra ed è all’origine dell’incapacità
di utilizzare la scadenza elettorale per mettere in difficoltà
il governo. Non solo, il risultato elettorale ha riaperto una conflitto
interno al Partito democratico che invece di interrogarsi sui nodi del
rapporto con la società vede riproporre dalla parte uscita sconfitta
dal Congresso il tema del bipartitismo che già tanti danni ha
fatto. A sinistra, in un difficilissimo contesto caratterizzato dalla censura mediatica, la Federazione ha visto una riduzione dei consensi – pur con risultati assai diversi da territorio a territorio - che segnala da un lato le difficoltà a far fronte alla dinamica del “voto utile” e dall’altro il diverso grado di radicamento e di efficacia del lavoro politico sui territori . Il risultato del voto, se da un lato ci permette la prosecuzione del nostro progetto politico, dall’altra ci pone la necessità di un deciso salto di qualità nell’iniziativa politica. La nostra azione, finalizzata alla costruzione di un polo di sinistra alternativa, autonomo dal centrosinistra, può e deve avere un salto di qualità. Abbiamo dinnanzi a noi alcuni anni prima di una nuova tornata elettorale generale, dobbiamo utilizzare bene questo tempo, per affinare e rafforzare il nostro lavoro e il nostro progetto politico. I punti fondamentali su cui operare un salto di qualità sono: In primo luogo proponiamo
di lavorare da subito e con determinazione all’unità delle
forze della sinistra di alternativa. Le elezioni così come la
presenza nei conflitti sociali, evidenziano come il peso delle forze
a sinistra del PD non sia per nulla irrilevante anche se oggi è
assai frammentato e privo di rappresentanza parlamentare. L’esperienza
elettorale delle Marche di unità tra Federazione della Sinistra
e SeL – che noi avremmo voluto praticare anche in Lombardia e
in Campania – così come le positive esperienze di “biciclette”
tra la Federazione della Sinistra e i Verdi e gli accordi realizzati
con altre forze della sinistra antagonista, ci parlano in modo embrionale
di una forte potenzialità per una sinistra autonoma dal centro
sinistra. Proponiamo di aggregare questo campo di forze per unire la
sinistra – dentro e fuori i partiti – imparando dai compagni
e dalle compagne della Linke, del Front de Gauche, dell’America
Latina che a partire dall’opposizione al neoliberismo hanno saputo
costruire una sinistra plurale, federata, popolare. Mettere al centro
la democrazia partecipata contro ogni forma di plebiscitarismo è
la condizione per costruire una alternativa sul piano sociale, politico
e culturale. Oggi nessuna forma in cui si organizza l’attività
politica è esaustiva della stessa: partiti, sindacati, comitati,
associazioni, aggregazioni sulla rete, sono tutte forme parziali e non
esiste una palingenesi a portata di mano. Occorre quindi tessere e federare,
cucire legami politici nel pieno rispetto della dignità di ognuno
e di ogni esperienza. Proponiamo quindi a tutta la sinistra di aprire
un percorso di confronto e di unità che sappia ricostruire la
speranza e il senso della lotta. Il secondo luogo occorre
fare un salto di qualità nell’azione politica al fine di
sconfiggere questa incivile azione governativa. Le destre non si sconfiggono
oggi nel cielo delle alchimie politiche ma nella società. Non
si sconfiggono agitando il tema dell’alternativa di governo ma
operando concretamente per fermare l’offensiva messa in atto del
governo per scaricare i costi della crisi sugli strati popolari. Senza
la consapevole costruzione di un movimento di opposizione non si sedimenteranno
nuove adesioni e passioni, non si romperà la solitudine con cui
vengono vissuti i drammi occupazionali e il disagio sociale, non si
riconquisteranno energie per il cambiamento. In questi due anni l’opposizione
non ha vissuto nella società. Le manifestazioni e gli scioperi
fatti non sono sufficienti. Per questo il cambio di passo è obbligatorio.
Questo deve vedere l’impegno in prima persona del Partito della
Rifondazione Comunista e della Federazione della Sinistra, ampliando
su tutto il territorio le iniziative sin ora intraprese di sostegno
alle lotte, di coordinamento delle stesse, di costruzione dei comitati
contro la crisi e di costruzione di quello che abbiamo chiamato il partito
sociale. Questo nostro impegno in prima persona, che va rafforzato ed
esteso e deve caratterizzare l’iniziativa politica di tutto il
partito, non è però sufficiente. Proponiamo pertanto a
tutte le forze che hanno promosso l’iniziativa del 13 marzo e
a tutte le forze sociali e politiche disponibili di dare seguito a quell’appuntamento,
di concordare alcuni obiettivi chiari sulla redistribuzione del reddito
e del lavoro, sulla lotta alla precarietà, sulle politiche economiche
e ambientali, sui diritti civili, per determinare una mobilitazione
duratura nel paese. Proponiamo una prima mobilitazione unitaria di tutte
le forze di opposizione contro la manomissione dell’articolo 18
e dei diritti del lavoro. Proponiamo inoltre un impegno comune ed unitario
di tutta l’opposizione per costruire una campagna referendaria.
Innanzitutto proponiamo che tutte le forze di opposizione sostengano
i referendum contro la privatizzazione dell’acqua pubblica promosso
dai Comitati. Proponiamo inoltre alle forze sociali e politiche di promuovere
unitariamente referendum contro il nucleare, contro la precarietà,
legge 30, per la democrazia sui luoghi di lavoro. In terzo luogo avanziamo a tutte le forze disponibili la proposta di alleanza elettorale contro Berlusconi sulla base della difesa della democrazia, della Costituzione e della ricostruzione di un sistema elettorale proporzionale. Si tratta di indicare con chiarezza la necessità di sconfiggere Berlusconi sul piano sociale come su quello istituzionale, denunciando come l’attuale assetto istituzionale bipolare sia funzionale alla derubricazione dall’agenda politica del tema dell’alternativa ed alla gestione delle politiche economiche all’interno delle compatibilità dettate dai poteri forti. La proposta di alleanza finalizzata alla sconfitta di Berlusconi si deve quindi intrecciare ad una campagna di massa contro il bipolarismo per porre le basi di un superamento della Seconda repubblica. Ultimo ma non meno importante,
al fine di realizzare il nostro progetto politico è necessario
operare per il consolidamento di Rifondazione Comunista. Nell’ultimo
anno l’attività politica del Partito è ripresa e
ha determinato sia un consolidamento organizzativo sia una significativa
produzione di esperienze di presenza nella costruzione del conflitto
e della solidarietà sociale. Si tratta però di fare un
salto di qualità che permetta da un lato di generalizzare le
buone pratiche sociali, dall’altro di mettere mano agli elementi
di debolezza per rilanciare il progetto della rifondazione comunista
e per rendere il nostro partito più efficace nella costruzione
di una uscita dal capitalismo in crisi. Approvato con 16 astensioni |