Partito della Rifondazione Comunista
Comitato Politico Nazionale 28 - 29 novembre2009

Interventi

Gualtiero Alunni

Il segretario ha esordito affermando che”la storia del PRC è stata disseminata da scissioni”. Proprio per questo la spina dorsale per la ripartenza passa per l’unità dei comunisti e la ricostruzione del Partito Comunista, da qui le basi della sinistra anticapitalista. La bozza di Statuto esplicita la Federazione della Sinistra come un nuovo soggetto politico, meglio per la fase, un Coordinamento Unitario. La bozza del manifesto usa il termine: “superamento” del capitalismo e della Nato. La dizione comunista è: abbattimento del capitalismo e uscita dalla Nato. Nel sostegno totale ai lavoratori, va denunciato che “le crisi” dell’Alcoa e dell’Eutelia-Agile, sono operazioni speculative, banditesche e criminali. Per le elezioni regionali un accordo con il PD sarebbe un abbraccio mortale con i poteri forti (massoneria, mafie, Vaticano e Banche). Coerente invece, una coalizione alternativa formata dal PRC, PdCI e dai movimenti per il lavoro, contro le grandi opere, gli inceneritori, le privatizzazioni dell’acqua, della sanità. Questa Federazione della Sinistra sembra più un OGM piuttosto che il seme naturale comunista e anticapitalista che si dovrebbe piantare per farlo radicare, crescere e raccogliere i suoi frutti: forza, consenso e utilità sociale.

Imma Barbarossa

penso che le critiche non debbano essere etichettate come nuclei di mini aree. provo amarezza per il nome della Federazione,la Sinistra senza aggettivi, come abbiamo rinfacciato alla mozione Vendola. Al di là di alcune osservazioni di merito riguardo al Manifesto, considero lo "statuto provvisorio" una forma piramidale,una sorta di mimèsi con un portavoce unico che sarà sicuramente un uomo,uno dei quattro fondatori. Ora, mi chiedo come sta la Federazione alla rifondazione comunista? Dire che il PRC resta per l’oggi e per il domani’ sembra quasi una giaculatoria,se non si pone finalmente mano alla trasformazione del partito. Inoltre, il fatto che sia molto arretrata rispetto alla Sinistra Europea non sembra un ostacolo all’ingresso di altri ‘soci ? Quanto a chi pensa a percorsi paralleli tra il PRC e la Federazione,penso che ci sarebbe la classica separazione tra il livello politico e quello istituzionale. Il documento che ho firmato contiene a mio avviso l’aspirazione ad una forte relazione con i movimenti e i conflitti. Chi ha firmato quel documento,intende lavorare a che la Federazione non sia di ostacolo al rafforzamento e alla innovazione della rifondazione comunista.

Danilo Barreca

Ferrero, nella sua relazione ha affermato che abbiamo esaurito la nostra credibilità; condivido questa affermazione, ma penso che il partito tutto non si sia ancora interrogato fino in fondo sul perché di questa perdita di credibilità. Infatti l’errore più grave che stiamo commettendo è quello di lasciare a Idv uno spazio politico enorme sulle questioni sociali, delle vertenze per la difesa del lavoro e nelle regioni meridionali sulla questione della “legalità”. Per queste ragioni, pur condividendo la necessità di unire le forze della sinistra comunista, anticapitalista e dei movimenti ritengo che l’impostazione proposta in questo Cpn sia poco ambiziosa perché moderata e prevalentemente elettoralista. Propongo di convocare una conferenza meridionale del Partito perché è urgente la costruzione di un punto comune di analisi e di proposta politica. Dobbiamo avere il coraggio di rompere con il Pd nelle regioni meridionali e costruire, nella società reale una “nuova legalità”, dal basso contro gli sperperi, le clientele politiche, la corruzione. Dobbiamo rompere la spirale che sta devastando il nostro partito al sud, cioè l’idea di costruire il consenso politico attraverso il ricatto occupazionale. È questa la sfida che dobbiamo saper affrontare se non vogliamo vivere solo di elettoralismo per poi morire nelle istituzioni.

Claudio Bellotti

Il dibattito sulla Federazione ha fagocitato tutto. La segreteria si presenta al Cpn con una relazione priva di qualsiasi altro contenuto, sottraendosi al confronto politico.
Secondo l’ex vicepresidente di Confindustria, il 30 per cento delle fabbriche italiane chiuderà. Questo è lo sfondo delle lotte per il lavoro che stanno raggiungendo una dimensione nuova (Eutelia, Fiat, Alcoa). Discutiamo seriamente di queste lotte e dl contesto politico-sindacale in cui si collocano. Davanti alle fabbriche quasi sempre troviamo la Fiom; diversamente c’è il vuoto, casi come Manuli o Adelchi in cui le confederazioni si estraniano dalle lotte o addirittura si contrappongono, producono esiti disastrosi.
Di Pietro tenta un’operazione egemonica nel movimento operaio, discutiamone seriamente, certi nostri dirigenti mi sembrano ipnotizzati dall’Idv.
Sulla Federazione voglio rimarcare la perdita di sovranità delle nostre strutture. Un solo esempio: sulle regionali decideranno tutto riunioni di quattro persone: altro che struttura flessibile e partecipazione dal basso!
Un processo che mette in gioco la nostra sovranità deve vedere un percorso congressuale al nostro interno prima che le decisioni siano irrevocabili.

Salvatore Bonadonna

Questo Cpn chiude il dopo Chianciano e il dopo scissione; si apre una nuova fase connessa al giudizio articolato e trasversale sulla proposta concreta di Federazione della Sinistra. Da sempre favorevole ad un processo costituente, valuto che quello delineato nel “manifesto” e nello “statuto provvisorio” non risponda alla esigenza. Alla domanda di unità e all’esigenza di dare alla sinistra la teoria e la strategia della rivoluzione nel XXI secolo non possiamo rispondere con la sommatoria di strutture esistenti e non in ottima forma. Serve unificare le soggettività che stanno dietro le nuove forme dello sfruttamento del lavoro; costruire alternative alla ristrutturazione che induce recessione economica e regressione sociale. Vedo la ripetizione di analisi e di forme organizzative inadeguate laddove servirebbe una nuova forma del partito ed una politica per rompere il bipolarismo e dare vita rinnovata alla democrazia messa in crisi dalla globalizzazione.
Ed anche le elezioni regionali sono un banco di prova. Perciò procedo gramscianamente: con “il pessimismo dell’intelligenza e l’ottimismo della volontà”.

Urbano Boscoscuro

Le politiche della destra e dei padroni sono frustate sulla pelle dei lavoratori. La democrazia italiana ricorda il crollo di una diga. L’unità tra forze comuniste e di sinistra anticapitalista è una necessità sociale e ciò è patrimonio della cultura comunista. Siamo dunque d’accordo con la Federazione, per la quale mettiamo a fuoco due questioni: essa deve essere un’unità d’azione tra le forze e non un nuovo partito di sinistra che sussuma l’autonomia comunista; deve dunque essere strutturata nelle forme del coordinamento e non in quelle partitiche. Da questo punto di vista avanziamo una critica al documento politico: in esso prevale la proposta organizzativa e sono quasi assenti gli obiettivi che dovrebbero caratterizzare un’unità d’azione: per il contratto nazionale di lavoro e per la rappresentanza sindacale, per la scala mobile, contro la Legge 30, contro la guerra in Afghanistan, contro la base di Vicenza, ecc.
E la Federazione non deve essere d’ostacolo a ciò che noi riteniamo la questione centrale: l’unità dei comunisti e la costruzione di un partito comunista dal carattere antimperialista e rivoluzionario che da troppo tempo è questione rimossa, anche all’interno del Prc.

Alberto Burgio

Credo di capire – e rispetto – le preoccupazioni delle compagne e dei compagni che temono che la Federazione possa condurre allo scioglimento del Prc: non siamo forse arrivati all’ultimo Congresso nazionale con mezzo partito che lavorava per sciogliere Rifondazione mentre negava ostinatamente tale proposito? Detto questo, conterà pure il fatto che oggi il partito sia diretto da chi allora si è strenuamente battuto per difendere il Prc! Si dovrebbe altresì tener conto che lo statuto della Federazione preclude tassativamente che un soggetto federato possa chiedere l’altrui scioglimento. Ma ciò che più conta, in positivo, è che la Federazione può aiutarci a superare le enormi difficoltà in cui ci dibattiamo (che derivano in primo luogo dalle nostre ridotte dimensioni) e a far valere a sinistra le ragioni dei comunisti, a cominciare dalla critica della guerra imperialista e del supersfruttamento del salariato. Si tratta di una grande occasione di impegno egemonico, e meraviglia che gli avversari della Federazione non lo comprendano. Non vorrei che pesasse a questo riguardo una ben diversa preoccupazione: quella di perdere le posizioni acquisite nell’ambito della nostra organizzazione.

Maria Campese

Siamo nel pieno di tre crisi, economica, sociale ed ambientale, a livelli altissimi di drammaticità, con un attacco feroce delle destre. Per uscire da sinistra dobbiamo indicare un modello economico-sociale-ambientale alternativo al capitalismo. La costruzione della Federazione della sinistra parte dalla condivisione di un modello alternativo di società, non è un cartello elettorale, e si pone l’obiettivo di superare la marginalità delle forze che si pongono alla sinistra del PD e di ricostruire una credibilità compromessa dalle scissioni e di essere polo per tutti coloro hanno abbandonato la militanza politica, e per chi crede in un progetto di cambiamento della società. Vanno superate le difficoltà, ma se non investiamo convintamente in questo processo, se manteniamo un atteggiamento settario, allora faremo un danno alla federazione, ma ancor più faremo un danno alla Rifondazione Comunista. Dovremo avere coraggio, cimentarci con passione, stando nelle lotte, partecipando alle iniziative messe in campo dalle reti e dai movimenti. Con questo spirito parteciperemo alla manifestazione NoPonte del 19 dicembre, così come siamo mobilitati per la ri-pubblicizzazione dell’acqua, attraverso un referendum, e contro il nucleare.

Mimmo Caporusso

Non possiamo essere indifferenti al pericolo delle destre al governo, a come stanno peggiorando le condizioni materiali dei lavoratori, al fatto che non si danno risposte sulla crisi, si introduce lo scudo fiscale, si attacca continuamente la Costituzione facendo credere che il presidente del Consiglio, siccome è eletto dal popolo (falso) possa fare quello che vuole, ad un governo che privatizza l’acqua, attacca la scuola pubblica, introduce il processo breve. Per questo è importante il No Berlusconi Day, promosso dalla rete e a cui noi abbiamo aderito subito. Sarà una grande manifestazione. Come Federazione dobbiamo essere visibili con le nostre bandiere, i nostri contenuti, organizzare pullman e treni. Sulle regionali la questione alleanze va affrontata sulla base di punti programmatici, innanzitutto questione morale e crisi, e presentarsi come Federazione. Teniamo conto anche dello sfaldamento di Sinistra e libertà: i Verdi non ci sono più, i Socialisti pure, dopo Occhetto anche Mussi pensa di andare nel Pd. Andiamo avanti con la Federazione, processo aperto ma non moderato, che raccoglie le forze che vogliono il superamento del capitalismo e del patriarcato. Il 5 tutti al Brancaccio!

Carlo Cartocci

Sulla bozza di Statuto: sarà in vigore solo per un anno, ma in quest’anno occorrerà concentrare gli sforzi per far aderire il maggior numero possibile di movimenti, gruppi e soggetti singoli. Mi chiedo se questo statuto sia sufficientemente accogliente per soggetti abituati a forme di democrazia assembleare, penso a collettivi studenteschi, a gruppi di quartiere operanti su specifici obiettivi, a comitati di migranti ecc. La possibilità di sperimentare ulteriori forme di aggregazione (Art. 3) dovrebbe essere più esplicita e resa più chiara. Sul documento politico: avrei preferito che la Federazione si chiamasse della Sinistra d’Alternativa, mi sembra i contenuti più importanti ci siano. Il problema è che in esso non vibra alcuna emozione. Se i destinatari sono solo i quattro soci promotori, ne sarebbe necessario un altro che sia rivolto al popolo disperso della sinistra. Un documento che sia “caldo”, che abbia un fascino, che indichi un’utopia possibile, un messaggio che si colori di sogno. Che riproponga la coppia “uguaglianza e libertà” e lanci una lotta permanente alle discriminazioni, per i diritti. Stiamo precipitando nel razzismo, nell’omofobia, nella violenza. Occorre un segnale di uguaglianza e libertà.

Stefano Cristiano

I nodi politici sollevati criticamente sul processo federativo possono essere sintetizzati in due punti: 1) La Federazione della Sinistra sarebbe troppo simile alla Sinistra Arcobaleno. Al contrario laddove la SA voleva comprimere in un partito unico organizzazioni divise sui contenuti, con la Federazione della Sinistra lanciamo una proposta unitaria a sinistra che rispetti le diverse identità e coesa su alcuni princìpi: superamento del capitalismo, no alla guerra, ruolo pubblico in economia. 2) La Federazione della Sinistra metterebbe in discussione l’esistenza del Prc. In realtà se il rilancio del PRC si è arenato è perché il tema della “Rifondazione” è stato prima rimosso, ai tempi di Cossutta, e poi usato per determinare maggioranze interne ai tempi di Bertinotti. Io sono invece convinto che nella fase attuale il rafforzamento del PRC e della Federazione possano alimentarsi a vicenda. Detto questo sarebbe sbagliato non prendere in seria considerazione obiezioni e timori emersi sul percorso fondativo. Ciò che è invece inaccettabile è che parte del gruppo dirigente anziché sviluppare le proprie legittime critiche senza acuire spaccature, pare irresponsabilmente assecondare paure e timori per ottenere effimere rendite di posizione.
Un punto però è a mio parere centrale: la Federazione della Sinistra non avrà futuro se, a partire dall’assemblea del 5, non riusciremo a darle una identità politica lanciando campagne forti quali il referendum per l’abolizione della legge 30, per la ripubblicizzazione dell’acqua, ecc.

Francesco D’Agresta

Qui si critica lo statuto della federazione accusandolo di essere lo statuto definitivo di un partito, basta leggerne il titolo per smentire.
Si critica il Manifesto della Federazione accusandolo di essere solo un insieme di enunciati, compagni cos’è un manifesto se non una serie di enunciati politici. Io ho condiviso la relazione del segretario, una relazione finalmente chiara sulla necessità di dar vita alla federazione e sul tipo di investimento strategico che rifondazione fa su di essa. Finalmente una proposta unitaria che non ha nulla a che fare con l’Arcobaleno, una federazione anticapitalista, sinceramente pacifista ed autonoma dalla socialdemocrazia.
Sinceramente trovo le argomentazioni di chi dissente anacronistiche o per lo più pretestuose: compagni per Rifondazione la situazione è difficile e chi lo nega è ingiusto nei confronti dei compagni di base. Diventa perciò oggettivamente necessaria l’apertura alla federazione. Chi nega questo mette in luce la pretestuosità delle proprie critiche. La federazione, è un elemento aggiunto al rilancio del partito. Oggi la linea di Chianciano si rafforza.
Come Giovani Comunisti, dal primo minuto abbiamo investito su di un processo aggregativo, e l’abbiamo fatto con soggetti politici e movimenti. La Conferenza dei giovani avvalora la linea del partito. Sarebbe paradossale se tra i giovani proprio chi dice di essere il più vicino al segretario venisse a far mancare l’unità ed il sostegno alla linea del partito.

Marco Dal Toso

La difficile situazione politica e organizzativa in cui versa il Prc dovrebbe consigliarci,sulla federazione, un approccio più realistico. Il Pd, dopo il congresso, viene percepito come una forza"socialdemocratica" un po' più di sinistra; l'IDV,oggi, si qualifica esternamente non solo per la difesa della legalità costituzionale ma si caratterizza anche sulla questione sociale con l'obiettivo di intercettare parte del nostro elettorato popolare. La Federazione della sinistra non e' un partito; e' un patto fra diversi in cui ciascuno degli aderenti mantiene il proprio profilo politico e organizzativo. In altri paesi,come l'India e l'Uruguay, esperienze federate sono state compiute da alcuni partiti comunisti e socialisti con risultati estremamente positivi anche sotto il profilo elettorale. Il manifesto politico predisposto non e' un programma ma una sintesi dei valori ideali a cui la federazione fa riferimento:profilo anticapitalista,ispirazione proporzionalista contro il bipolarismo,alternativa alla socialdemocrazia. Sono questi i tratti politici caratterizzanti che lo differenziano dal progetto dell'arcobaleno. E ancora:la federazione della sinistra inverte la tendenza alla frammentazione della sinistra degli ultimi anni. E' questa la premessa,unitamente all'organizzazione del conflitto sociale, per ritornare ad essere credibili e utili. I contenuti qualificheranno l'azione della nascente federazione: referendum per l'abrogazione della legge 30, difesa e applicazione della costituzione repubblicana i temi che dovranno essere privilegiati.

Sergio Dalmasso

Ho aderito al terzo documento congressuale (poi frammentato) per la necessità di totale discontinuità e critica alle logiche seguite, di confronto tra percorsi e matrici differenti, per salvare Rifondazione e giocarla in un quadro più ampio (forze comuniste e anticapitaliste), come processo, rilettura dei bivi della nostra storia, confronto di culture politiche (marxismo critico, ecologismo politico, pensiero di genere, cristianesimo radicale, pacifismo e antimperialismo).
La Federazione risponde al bisogno di confronto, di unità. La scomparsa degli aggettivi alternativa e anticapitalista ripropone il rischio di una sinistra senza aggettivi di arcobalenista memoria. Così sparisce il termine comunista. E’ possibile una ricostruzione che non passi per la questione comunista? E’ finita la rendita di posizione in cui coincidevano simbolo, riferimenti sociali, contenuti. E’ in atto la cancellazione totale dei riferimenti al marxismo teorico e al comunismo politico. Può rispondere a questo una sinistra generica?
Segnalo il malessere nei circoli per i tempi affrettati che hanno preceduto la costruzione della Federazione, per i possibili accordi elettorali con l’UDC (desistenza?), per la “non posizione” sul congresso CGIL.

Giuliano Ezzelini Storti

Penso che escludiamo, quasi sempre, dalla nostra discussione il fatto che ci troviamo in una realtà difficile da affrontare: 1)il progetto eversivo di Berlusconi che tenta di sgretolare i poteri dello Stato in primis la magistratura e in secondo luogo le istituzioni democratiche nate dalle Resistenza addirittura evocando una guerra civile a difesa delle sue posizioni; 2)la crisi economica che, nonostante il fatto che noi siamo in tutte le fabbriche, quando arriva Di Pietro, a noi ci dicono di smetterla di dividerci, esistete ancora? a lui lo inneggiano come fosse un divo, non importa che voti sempre contro i lavoratori in Europa; 3) il congresso della CGIL, sul quale spero prendiamo presto una posizione chiara e netta, è di svolta e un suo esito negativo potrebbe provocare un grosso problema per noi e la sinistra sindacale con la quale, nella crisi, dobbiamo confrontarci. Penso perciò che, al di là delle regole provvisorie o dei manifesti politici, si debba investire sulla Federazione della Sinistra perché, se non ci riesce questo progetto, è la nostra fine. Altre cose si sono già sperimentate (Arcobaleno, Sinistra e Libertà) e mi pare abbiano fallito! Perciò non sarà il massimo, verrà corretta in itinere, ma è probabilmente l’unica cosa che si può fare e che determina, come abbiamo deciso a Chianciano, che Rifondazione Comunista esiste per l’oggi e per il domani!

Roberta Fantozzi

La Federazione, va colta come opportunità, per riaprire dopo la stagione delle divisioni, la speranza in una possibilità di cambiamento. Statuto e Documento sono migliori rispetto alle bozze. L’apertura, la conquista a questo progetto dei tanti che hanno consumato un distacco dalla politica, dipendono anche da noi, dall’iniziativa che il PRC saprà sviluppare a ogni livello.
Sul Congresso della Cgil la nostra posizione è scritta nel documento che indice la Conferenza delle Lavoratrici e dei Lavoratori e la ribadiamo oggi. Abbiamo detto che l’accordo separato archivia la stagione della concertazione, e domanda una discontinuità da parte della Cgil. Abbiamo detto che è aperta la contesa tra due modelli di sindacato: il modello di cogestione, iscritto nella controriforma della contrattazione da una parte, la necessaria riconquista di autonomia strategica, contrattuale, di pratiche fondate sul conflitto e sulla democrazia, dall’altra. Abbiamo detto che l’iniziativa fino ad oggi messa in campo dalla Cgil è insufficiente. Abbiamo detto che è centrale il nodo della democrazia e che sosterremo l’iniziativa della Fiom. Diciamo che un congresso pluralista con più documenti è una risorsa per una discussione vera. Diciamo che è necessario lo sciopero generale. Non appartiene invece ai compiti di un partito dare indicazioni di schieramento, come non appartiene ai nostri compiti decidere a quale sindacato si iscrivono i/le compagni/e di Rifondazione.

Eleonora Forenza

Il Prc rischia di somigliare, un po’ tristemente, ad un “federazione di correnti”: una “configurazione” che cristallizza il dibattito, rischia di renderci autoreferenziali perché troppo proiettati sulla gestione interna, limita la nostra capacità di sentire e comprendere la realtà che vorremmo trasformare. Un mancato superamento di questa logica potrebbe essere esiziale per il PRC nel momento in cui si dà vita alla Federazione.
La scelta di Chianciano non è consistita, per me, nella mera autoconservazione del PRC, bensì nella volontà di ricominciare a declinare la non autosufficienza del PRC, in relazione al progetto stesso della rifondazione comunista, come costruzione dell’alternativa di società, e, dunque, di ripensare il tema dell’unità a sinistra non come aggregazione sul terreno separato della politica, ma come connessione fra sociale e politico. Perché la rifondazione comunista viva non come resistenza, ma come progetto nella Federazione, è necessario che questa si configuri, sin dalla fase costituente, come processo realmente aperto, come spazio pubblico in cui si connettano, con pari dignità, i soggetti del conflitto, i movimenti, le lotte, le nuove generazioni politiche.
La costruzione di una unità a sinistra senza aggettivi e sul terreno separato della politica, come arroccamento resistenziale dei soci promotori, come processo che non tenga conto della crisi e delle critiche alla forma partito, limiterebbe una reale interlocuzione con quella sinistra dispersa, che è anche frutto delle nostre scissioni.

Gianni Fresu

La Federazione della sinistra coniuga la necessità dell’unità con l’esigenza di evitare scorciatoie organizzative. Chi la paragona alla Sinistra arcobaleno sbaglia profondamente: nella Federazione i comunisti non sono una semplice “tendenza culturale” ma di gran lunga la forza prevalente, come conferma lo stesso simbolo adottato; la Federazione ha un netto profilo di alternatività e autonomia dal PD; essa ha un inequivocabile dna di forza anticapitalista. L’esigenza di una più ampia unità a sinistra, basata su contenuti politici e programmatici di classe, ci è posta dal nostro stesso popolo ed è al contempo indispensabile per tornare ad essere incisivi e utili alle classi subalterne. Quella attuale è una crisi organica e fasi di questo tipo, da che esiste il capitalismo, producono processi autoritari di involuzione delle relazioni sociali e politiche e ristrutturazioni violente del modo di produzione finalizzate a ottenere maggiori remunerazioni del capitale ed una ancora maggiore condizione di subalternità delle classi sfruttate. Dopo venti anni di rapina sui redditi da lavoro dipendente i padroni prendono la palla al balzo per avviare le procedure di fallimento, delocalizzare le produzioni all’estero, o licenziare per poi riassumere con contratti di lavoro precario.

Sandro Fucito

Condivido la proposta di costituzione della Federazione. Considero tale scelta giusta e necessaria in questa fase politica, imparagonabile la proposta scellerata dell'Arcobaleno. La Federazione nasce con una chiara definizione di appartenenza anche identitaria e con l'apertura e la volontà di proiezione esterna necessaria. L'apertura esterna a soggetti singoli o collettivi dovrà questa volta incontrare necessariamente forze effettive impegnate nell'esteso conflitto sociale in atto, nelle vertenze disseminate sul territorio nazionale. Bisogna superare i limiti di autoreferenzialità nella individuazione di tali soggetti. Sono molto preoccupato del ritardo con il quale stiamo affrontando la discussione sulle elezioni regionali. Tale test, per un partito assente dal parlamento nazionale ed europeo è ovviamente fondamentale. L'intenzione di qualificare buoni accordi richiede un partito o una federazione con la quale procedere unitariamente capace di produrre iniziativa politica, condizionare il quadro politico, rifuggire dalle facili semplificazioni sul meridione d'Italia. Necessario un ruolo attivo del Partito nel congresso della CGIL.

Fosco Giannini

Lo straripante attacco del capitale e le condizioni drammatiche della classe ci pongono di fronte ad una questione centrale: costruire una solida sinistra anticapitalista. Per costruirla occorre un forte partito comunista. Stanno in questa relazione ( partito comunista come motore di una più vasta sinistra anticapitalista) le questioni della Federazione, che per non perdere il proprio indispensabile cuore comunista non deve trasformarsi in un nuovo partito di sinistra, non deve uscire dalla propria natura di unità d’azione tra le diverse forze, pena la sua stessa implosione.
Da questo punto di vista rimarchiamo alcune pregnanti contraddizioni relative alla Federazione: primo, il documento su cui nasce propende più a delinearne i caratteri strutturanti piuttosto che le battaglie sociali sulle quali unire i suoi vari soggetti; secondo, di fronte alla crisi profonda del movimento comunista italiano, che ha bisogno per il proprio rilancio dell’unità dei comunisti e di una loro ricerca politica e teorica all’altezza dei tempi, occorrerebbe che il Prc si impegnasse essenzialmente in tal senso. Ed è l’assenza di questo impegno a far correre il rischio che la Federazione -. giusta in sé - sussuma l’autonomia comunista.

Alessandro Giardiello

La federazione che ci viene proposta dalla segreteria non è l’arcobaleno ma la logica che la guida è la stessa. Alla ricerca della “massa critica” si da vita a un contenitore che mira a preservare il ceto politico (quote garantite, definizione degli organismi per via pattizia, maggioranze qualificate, ecc.). Gli esercizi retorici sulla Rifondazione che resta per l’oggi e per il domani nascondono il potenziale liquidatorio della proposta e non tengono conto di tre punti: sul piano sociale la federazione ha tra i soci fondatori un’associazione che nasce da un’area della Cgil che oggi si colloca a fianco di Epifani contro la Fiom. Su quello politico si rafforzano le tendenze istituzionali e le posizioni subalterne al centrosinistra, su quello morale favorisce il “riciclaggio” di quei notabili, che allontanati dal partito possono rientrare nei giochi attraverso la federazione (aderendo a una delle associazioni o per via individuale) a pochi mesi dalle prossime elezioni regionali. Non è questa l’unità che può tirarci fuori dalle secche connettendoci ai settori vitali del movimento che oggi animano il conflitto nel nostro paese. Non a caso la proposta viene presentata fuori da ogni considerazione di contesto politico e sociale.

Patrizia Granchelli

Mi chiedo: “non violenza è solo votare, giustamente, contro le missioni di guerra o manifestare con le mani alzate contro i manganelli? (Io sono per l’autodifesa). Non violenza è agire la non violenza e ciò prevede dei luoghi e i luoghi della nostra democrazia sono i circoli. Appartiene alla sua pratica far scendere dall’alto le decisioni che i dirigenti hanno elaborato? Non violenza non è forse democrazia, partecipazione? Quando il nostro partito supererà il dualismo tra il dire e il fare? In basso a sinistra si disse. Quando i compagni dei circoli potranno pronunciarsi in merito, visto che il 5 parte il processo costitutivo?” E chiedo soprattutto: “A chi serve la federazione?” La risposta di molti compagni è netta: “A un ceto politico atto a autoriprodursi”. Serve forse a chi ieri e oggi lotta per il posto di lavoro? A chi non arriva alla terza settimana o ai precari resi tali da chi ha votato la Treu e la trenta? Pensiamo che davvero questa sovrastruttura politica sia per loro attrattiva? E l’esigenza di unità sia soddisfatta dal mettersi insieme? Per la manifestazione del 5 con IDV propongo di qualificare la nostra presenza, listando a lutto le nostre bandiere, per ricordare i lavoratori della Thyssen e chi ancora oggi muore sul lavoro.

Claudio Grassi

Viviamo un rischio e una opportunità. Il rischio è che nel centrosinistra lo spazio venga occupato da due forze politiche: una moderata, come il Pd, che con la elezione di Bersani sta recuperando credibilità nella base diessina, l'altra populista, come l'Idv, che a partire da una connotazione antiberlusconiana estende il suo raggio d'azione nel mondo del lavoro. Il rischio è che in questa tenaglia – formata da Pd e Idv – tutto il resto scompaia.
L'opportunità risiede nel fatto che l'Italia non è un paese pacificato. Basta bensare al mese di ottobre: non c'è stato un sabato che non abbia visto le strade di Roma invase da centinaia di migliaia di persone, e tra pochi giorni ci sarà il No B Day. La situazione è difficile, ma il contesto per la ripartenza c'è.
Occorre lavorare in due direzioni. La prima è quella di ricostruire Rifondazione Comunista. Essa passa preliminarmente attraverso il consolidamento dell'ampia unità che si è costruita nell'ultimo cpn. Va estesa ovunque, fino al più piccolo circolo.
La seconda è quella della Federazione della Sinistra. Se non si vuole morire nella tenaglia di cui parlavo prima - Pd e Idv – è una scelta ineludibile per fare massa critica. La forza della Federazione sta in questo: dopo venti anni di divisioni a sinistra finalmente si crea un processo inverso e ci si unisce.

Alessandro Leoni

Concordo, sostanzialmente, con la relazione introduttiva del Segretario ed aggiungo che la scelta della “Federazione della Sinistra” (giusto senza aggettivi; è necessario affermare anche simbolicamente che il PD non è, per sua soggettiva identificazione, di sinistra, bensì di “centrosinistra”) non dovrebbe, almeno per i comunisti, essere il risultato di una necessità imposta dalla presente congiuntura sfavorevole, ma bensì una scelta strategica, maturata sia sull’analisi di fase che su considerazioni storiche relative alle esperienze rivoluzionarie del 900. Evidentemente la realtà attuale del nostro paese, sempre più coinvolto e sconvolto dalla crisi d’identità, costituisce l’ulteriore motivazione per una presa, concreta, di rapporto complessivo con la drammatica realtà. Non è più tempo di velleitarie ed astratte suggestioni. S’impone il recupero pieno della cultura, propria al movimento operaio, della “politica di massa”. Ciò deve valere in tutti i campi della nostra azione ed iniziativa. Così come ritengo non più prorogabile l’avvio di una seria riflessione sulla questione sindacale che vada al di là della superficiale e spesso opportunistica vulgata sulle responsabilità della CGIL nonché l’apertura del confronto sulle ormai imminenti elezioni regionali.

Ezio Locatelli

Siccome penso che in un momento difficile come questo bisogna con tutte le nostre forze stare dentro un orizzonte di ricostruzione della sinistra, di una sinistra anticapitalistica, fa niente se il processo, in avvio, non ha il carattere di compiutezza. Nell’immediato il problema fondamentale è di produrre una inversione di tendenza rispetto alle dinamiche di frantumazione di questi anni. Compito assai impegnativo e per niente scontato. La sinistra in questi anni è stata sconfitta e si è scomposta avendo in gran parte vissuto lo stesso processo di sconfitta e di scomposizione che c’è stato a livello sociale. Pure con difficoltà che permangono siamo in presenza, oggi, di alcune potenzialità positive – a partire dalla ripresa di conflitto sociale – che possono in una certa qual misura ridefinire alcune condizioni e possibilità per un discorso di sinistra. Importante in questo processo è realizzare uno scarto molto forte di impostazione rispetto a tutta una serie di discussioni inficiate di politicismo, scisse dalla realtà sociale, che in questi anni non hanno prodotto nulla di nulla sul piano dell’aggregazione. Infine, essendo io contrario a tutti i big bang dissolutori, penso che il lavoro della Federazione debba essere svolto parimenti ad un lavoro di ripresa e di rilancio di Rifondazione Comunista

Angela Lombardi

Fuga da sud, un testo che con interviste ci fa capire cosa sia quel “partire” di una intera generazione dal sud. Non è una vecchia foto del 900. Hanno valige griffate, titoli di studio. Praticano un esodo vero e proprio perché stanchi di chiedere, bussare, piegarsi. Ma quell'esodo che contiene certamente germi di rivolta è purtroppo chiuso in quella incapacità di percepire la trasformazione come possibile. E' questa la precarietà, che va ben oltre il contratto di lavoro precario che ha invaso e trasformato tutto. Noi non cogliamo e non attraversiamo questa condizione, che tanto appartiene a questa crisi. Noi abbiamo introiettato la precarietà e parliamo solo al “possibile”, rifugiandoci nel passato come “sicurezza”. Che cosa c'entra questo con la federazione?Anche la federazione risponde alla politica del “possibile”. La discussione si appunta sul contenitore, sulla forma chiusa a 4 soci fondatori, partiti anch'essi in crisi. Sentiamo il bisogno di uno spazio pubblico largo in cui rifondare la politica della trasformazione. Cammino lungo, in mare aperto per federare conflitti, quelli che si moltiplicano nei territori, che oggi assumono forme corporative e solo la lingua e la pratica radicale di una politica che sposta il baricentro nella società, può rompere la frammentazione e connetterle.

Ramon Mantovani

Nel manifesto della federazione vorrei sottolineare il punto che descrive la degenerazione del sistema politico e del bipolarismo. E’ anche alla luce di questi contenuti che io dissento dalla linea che è stata adottata sulle regionali e che sottovaluta totalmente proprio la natura delle istituzioni, come se bastasse discutere di alcuni punti programmatici e far finta che il sistema politico sia lo stesso di venti o di trenta anni fa. Sul processo costitutivo, che io sostengo fortemente, della federazione è necessaria una maggiore chiarezza sulle sovranità della federazione stessa. Senza questa chiarezza ci sarà confusione. Conseguentemente avranno spazio progetti che useranno la federazione strumentalmente per affermarsi e, nei fatti, non si capirà quale sovranità continuerà ad avere il PRC. Io penso che la federazione debba occuparsi di un programma di fase e quindi di un piano di lotte e della rappresentanza nelle istituzioni. Su queste cose ha un senso che forze diverse ideologicamente e dotate di un programma strategico e di culture differenti, concordi sulle precise discriminanti dell’anticapitalismo e dell’indipendenza dal centrosinistra, unite dalla volontà di abbattere il bipolarismo, si impegnino insieme nella costruzione di una forza unitaria capace di fare una analisi della società, di produrre lotte mettendole al centro della iniziativa unitaria, e di costruire liste unitarie per le elezioni. Le pratiche sociali, il dibattito culturale e teorico e, per quanto riguarda noi, il progetto della rifondazione comunista devono rimanere nella sovranità del partito. Completamente.

Francesco Maringiò

Vorrei che dalla discussione sulla Federazione si togliesse ogni elemento di strumentalità: non può essere descritta come un superpartito che toglie autonomia al Prc e, contemporaneamente, essere vista come il progetto di riunificazione di Prc e Pdci. Una lettura così caricaturale del dibattito viene portata avanti da pezzi consistenti della segreteria nazionale, che si dimostra essere sempre più debole e divisa. Dobbiamo affrontare due piani: l’unità a sinistra e la questione comunista. La Federazione può essere una risposta solo al primo tema, ma bisogna che sia sostanziata da contenuti forti e da forti campagne di massa (L. 30, lotta alla precarietà, no basi..). L’unità della sinistra non può essere il progetto dell’unità in un unico partito ma deve porsi il problema della costruzione di un largo schieramento di forze sociali e politiche non omologate. Sarebbe esiziale contrapporre questo alla necessaria unificazione tra Prc e Pdci, la sola che oggi ci permetterebbe di accumulare quella necessaria massa critica di militanti, risorse ed energie indispensabili per avviare un rilancio dell’autonomia culturale, politica ed organizzativa dei comunisti, dentro un quadro di forte ricerca politica e teorica e una prioritaria ricollocazione nel conflitto sociale.

Leonardo Masella

Non sono affatto inconciliabili, anzi le due cose devono essere intelligentemente intrecciate, la costruzione della Federazione della sinistra e il processo di rifondazione e di riunificazione comunista. Attenzione alle apparenze, compagni: i tentennamenti nel gruppo dirigente portano alla fine a destra anche se appaiono di sinistra. Oggi c’è assoluto bisogno di un terzo polo autonomo nel campo della opposizione a Berlusconi, oltre al Pd e a Di Pietro. Questa è l’acqua dove i comunisti possono nuotare e vivere, altrimenti crescerà la delusione, il riflusso, la frammentazione ulteriore, la testimonianza nostalgica, la cancellazione di fatto e contemporaneamente l’attrazione per il Pd di Bersani e per l’Idv populista e laburista. Se c’è un rischio è che la Federazione venga percepita come una operazione politicista di vertice, non come un processo dal basso ed uno strumento di lotta. Questo rischio si sventa proprio consentendo e favorendo anche i livelli territoriali della Federazione, e contemporaneamente caratterizzandola come uno strumento di lotta nella società. Anche per questo è fondamentale per noi comunisti e per tutta la sinistra l’esito dell’imminente congresso della Cgil e il più ampio successo della mozione alternativa ad Epifani, perché propone la rottura definitiva con la filosofia e la prassi della concertazione, fonte principale di tutti i guai.

Adriana Miniati

Mentre si prospetta un’uscita a destra dalla crisi economica, il nostro Partito, che a Chianciano ha deciso di ripartire “in basso a sinistra”, non ha realizzato una ricostruzione esterna credibile del profilo politico e sociale. I militanti hanno una sola necessità : ritrovare un partito comunista, capace di ridare riferimento politico e di riprendere la via della trasformazione della società. La rifondazione di una forza comunista era l’impegno più rilevante promesso. Poi, necessitata da nostra esigua forza, si è creata la Federazione della sinistra anticapitalista. Ora sono elaborati Statuto e Manifesto della Federazione della Sinistra, con metodo non discusso nella Segreteria nazionale nati “in alto” e destinati “a destra”. Nonostante la rassicurante relazione di Ferrero, restano preoccupazione e ambiguità. La Federazione, fusione a freddo di strutture organizzative, si manifesta come una forma-partito, senza diversità di compiti politici fra il Partito e la Federazione, che potrebbe configurare nei fatti lo scioglimento del Partito per un soggetto politico più moderato di necessità. Pertanto questa proposta di regole, benché sperimentale, è da respingere perché supera il Prc, senza dirlo. Il Gruppo Dirigente deve sottoporre ai nostri militanti questa proposta e verificare se questo nuovo soggetto possa diventare o meno la casa di tutti i comunisti.

Alfio Nicotra

Le perplessità e le resistenze avanzate al processo della Federazione della Sinistra, pur muovendo da dubbi condivisi, rischiano invece di apparire un no pregiudiziale. Di ben altra utilità sarebbero se poste nel processo di costruzione, perché è lì e solamente in quella fase, che si deve sviluppare una egemonia delle nostre posizioni ed evitare che diventi una sommatoria di gruppi dirigenti o la unità residuale di ciò che in Italia si chiama comunista.
La Federazione,già per quello che allude , l’aggregazione della sinistra, rappresenta un campo dove il meglio della storia di Rifondazione Comunista può di nuovo cimentarsi.
Non si può prescindere dallo stato del partito. Si è sottovalutato in modo grave le conseguenze del mancato quorum all’europee. Circoli chiusi o in grave difficoltà, tesseramento che procede a fatica, abbandoni per stanchezza e mancanza di motivazioni.
La Federazione, non nascendo nel palazzo come fu invece la Sinistra, l’Arcobaleno e vedendo quel poco di partito attivo presente nelle lotte - nel 2007, vorrei ricordarlo, venimmo vilipesi o trattati freddamente quando i nostri parlamentari si recarono nelle fabbriche, mentre oggi veniamo accolti con simpatia e stima- può veramente federare i conflitti e le lotte. Sta a noi, alla nostra capacità di orientamento ed egemonia.
Per questo ritengo fondamentale all’assemblea del 5 dicembre, il lancio di campagne di massa come quelle contro la legge 30, la privatizzazione dell’acqua, il nucleare e lotta alla mafia a cominciare dal no alla messa all’asta dei beni confiscati alle organizzazioni criminali.

Vito Nocera

La crisi economica morde e, anche se la recessione sta frenando, non c’è alcuna ripresa. Nessuno in Europa ha caricato le misure anticrisi sulle aree più deboli. Qui distratti i Fas e su 8 mld 5 li hanno messi le Regioni, comprese quelle meridionali. Solo la Campania più di un miliardo. Al clima sociale si somma il riaffiorare di una crisi di sistema. Se in un quadro così sei ai margini, fuori dalle dinamiche politiche e sociali che investono il paese, devi avere coscienza che vivi una crisi grave. Può darsi che la Federazione non basti ma è un tentativo che va fatto. Forse può invertire la tendenza, essere utile ai conflitti, mettere in campo anche una proposta politica che finora ci è mancata. La società tedesca pur nella crisi tiene. E lì c’è un assetto più stabile di sistema politico e istituzioni. E la Linke ha una maturità che a noi ancora manca. Ma quello schema, anche di rapporto insieme autonomo ma attento alla socialdemocrazia, forse potrebbe funzionare. Il populismo critico di Di Pietro vede ai margini non tanto le questioni sociali ma chi tradizionalmente le incarnava. Ciò perché c’è la crisi di sistema ed è in pericolo la democrazia. O sappiamo coniugare tutto questo oppure siamo fuori. Potevamo fare di più già in questi mesi. Ma ora siamo a questa sfida e occorre aprirla.

Simone Oggionni

Ho condiviso a fondo la relazione del segretario. Mi soffermo sulle argomentazioni di chi dissente. A volte penso che alcuni compagni siano rimasti ad un mondo che non c’è più. In questi anni è cambiato tutto: viviamo una difficoltà gravissima all’interno di una situazione eccezionale (la crisi economica, le destre al governo) di fronte alla quale, giustamente, il nostro popolo ci invita all’unità e ci chiede di invertire il processo di frammentazione. Inoltre, la presunzione di autosufficienza che sento poggia su argomentazioni pretestuose: nessuno vuole sciogliere il Prc. Lo dice chiaramente la bozza di Statuto e lo ha spiegato il segretario.
A Chianciano abbiamo deciso questa linea: rafforzare il partito e consolidarlo dentro un processo riaggregativo delle forze comuniste e anticapitaliste. Se è così, perché ci sono questi dissensi? Dico soltanto che dal mio punto di vista, a lungo andare, questo problema entra in contraddizione con la linea politica assunta e con la stabilità del gruppo dirigente. Concludo: nei Gc la linea politica che noi sosteniamo, oggi maggioritaria, è la linea del partito: rilancio dell’organizzazione; costruzione di una internità sistematica alle lotte e ai conflitti; avvio senza freni a mano del processo unitario. Sarebbe il caso di fare chiarezza e di permettere che la conferenza nazionale si svolga e che produca, come io auspico, l’applicazione di questa linea politica.

Alba Paolini

L’avvio di processi così radicali come quello della federazione, richiede che la discussione sia la più larga, chiara e condivisa. Deve esserci il tempo per una discussione che coinvolga tutto il partito. Le regole debbono essere inequivocabili. Ed è sul regolamento che s’intravedono i limiti di questa operazione. L’art.31 prevede un’organizzazione parallela al partito identica in tutto fino ai Circoli. Ipotizzo con ciò una sovrapposizione e relativa confusione, che di fatto mette il seme per uno sbracamento del partito. Un gruppo dirigente responsabile, farebbe bene a prendere sul serio le perplessità che molte federazioni, con la presentazione di ODG manifestano, circa le modalità e i contenuti del percorso avviato. Già la scelta del nome, al quale è stata decurtata la parola “anticapitalista” crea dei malcontenti. La ricerca di alleanze è giusta per vari motivi, non ultimo quello di unire le forze per superare sbarramenti antidemocratici. I due soggetti debbono però rimanere ben distinti. L'entusiasmo e la speranza, creatosi, dopo il Congresso di Chianciano, che ha saputo unire le forze, superando le appartenenze culturali per la salvezza del partito, non debbono andare perduti.

Renato Patrito

Le paure legittime dei molti che analizzano i due documenti (regolamento e manifesto)
sottolineando i passaggi problematici e le differenze,devono essere foriere di positività.
Il percorso che abbiamo scelto e discusso in questi quattro mesi, non può in alcun modo
fermarsi di fronte alle prime difficoltà. I documenti non sono stati redatti dalla nostra segreteria, ma frutto di una complessa trattativa il cui unico obiettivo vero era quello di dare al partito e alla costituente Federazione della Sinistra la possibilità di scendere sulla scena politica con una proposta condivisa dai soggetti fondatori. Stiamo facendo la cosa giusta! Solo la prassi che produrremo e quindi noi stessi, sarà la vera cartina di tornasole del progetto.
Spero e mi auguro che l'assemblea costituente lanci immediatamente dei messaggi chiari.
Campagne da svilupparsi nella primavera prossima. L'acqua in primo luogo,ma anche la precarietà del lavoro,il nucleare. Abbiamo bisogno di guadagnare le porte delle fabbriche, i mercati, le scuole, il territorio. Il mezzo referendario potrebbe essere lo strumento per tornare subito tra la gente. Ritengo che questa strategia sia la logica conseguenza del congresso svolto a Chianciano e che sia anche l'evoluzione naturale di chi non rinuncia a percorrere una strada difficile e non accetta le scorciatoie che il bipolarismo offre.

Gianluigi Pegolo

Che vi sia la necessità di una aggregazione della sinistra di alternativa per disporre di una massa critica necessaria a reggere la sfida bipolare è evidente. Non stanno qui i nostri dissensi, ma nel modo in cui la si vuole costruire e nella compatibilità di questa costruzione con il mantenimento del Partito della Rifondazione Comunista, non solo come istanza culturale, ma come soggetto con un suo profilo politico e una sua autonomia organizzativa. Quello che invece ci viene proposto va in tutt’altra direzione, giacché proponendo gruppi dirigenti della federazione a tutti i livelli, dal comune al livello nazionale, e sovrapponendo i compiti della federazione a quelli del partito, ne avvia di fatto il superamento. La federazione tende a diventare così il nuovo partito, un partito più moderato, con evidenti differenze al suo interno in termini di culture politiche e di proposte e ciò ne compromette le possibilità di affermazione. Vi potevano essere soluzioni diverse, che differenziavano le competenze e mantenevano al partito una sua autonomia, ma non lo si è voluto fare, espropriando di fatto gli iscritti e gli stesso gruppi dirigenti da un percorso autenticamente democratico. In ciò sta la rottura con l’impostazione assunta al congresso di Chianciano.

Vincenzo Pillai

Arriviamo all’atto fondativo della Federazione senza essere riusciti, in questo anno, a fare tutto il necessario per rafforzare Rifondazione. La consapevolezza di ciò anche a chi ha condiviso tutto il percorso intrapreso a Chianciano che, durante il congresso preparatorio della Federazione, avvenga uno scioglimento di fatto del nostro partito. Per ridurre questo timore , fra chi ha subìto l’uso della doppia verità da parte del precedente gruppo dirigente, suggerisco che, al termine del primo capoverso dello statuto, si dica esplicitamente che “non è fra i compiti della Federazione lavorare alla formazione di un nuovo partito”. Ora non dobbiamo fermarci perché abbiamo dato un segnale verso l’unità che è divenuto contenuto politico fondamentale della proposta stessa. Dobbiamo, dunque, lavorare per risolvere i problemi interni a Rifondazione senza scaricarli sulla Federazione e, al contempo, fare ogni sforzo per ottenere l’adesione di quelle aree comuniste, del sindacalismo di base e della Rete 28 Aprile che non hanno accettato di essere fra i soci fondatori. Insieme a loro vanno lanciate subito campagne politiche capaci di unire nell’azione concreta la sinistra alternativa.

Sonia Previato

È spiacevole non trovare traccia nella relazione del segretario di ciò che accade fuori di qui.
Si iniziano a vedere forme di lotta operaia che rompono le compatibilità del sistema capitalista, attraverso le occupazioni dei siti produttivi. Il nostro orientamento, la svolta in basso a sinistra, o si misura su questo tipo di conflitto, traendone alimento, o fallisce. La federazione della sinistra qui proposta è destinata al fallimento perché non si misura con quel conflitto, ma solo con i vertici, un settore dei quali, peraltro, lavora in Cgil alla continuità delle politiche concertative di Epifani. È una proposta votata alla paralisi dei veti incrociati: non è questa l’unità di cui c’è bisogno.
Rompiamo la vulgata comune che vuole la sinistra incastrata in personalismi e incomprensibili divisioni. Diamo dignità al nostro dibatto. Le divisioni sono state su punti dirimenti: le alleanze per il governo e la coerenza nel conflitto. Su questi punti dobbiamo agire nella pratica quotidiana e verificare i possibili percorsi unitari.
La struttura della federazione fino al livello territoriale implica una duplicazione con quelle del partito: uno dei due è destinato ad essere superato. Se questo è l’esito, è imprescindibile un nostro congresso straordinario. Rivendico la pluralità del nostro dibattito come una grande ricchezza, essa deve trovare spazio nella federazione.

Augusto Rocchi

Con questo CPN realizziamo una scelta importante e coerente con la storia di Rifondazione Comunista: avanzare una proposta di ricostruzione dell’unità della sinistra, la Federazione della Sinistra. Avanziamo assieme ad altri la costruzione di un processo costituente aperto e partecipato che si concluderà tra un anno. Ci rivolgiamo alle tante forme collettive politiche e sociali in cui oggi si organizzano e fanno politica le persone di sinistra e ai tanti ed alle tante che oggi non si riconoscono in nessuna forma organizzata. L’obbiettivo è semplice ma anche molto difficile: far vivere una idea di trasformazione della società alternativa a quella capitalistica . Non servono altri aggettivi alla parola Federazione della Sinistra perché senza la ricostruzione dell’alternativa di società la parola sinistra non avrebbe alcun significato. Questo progetto deve vivere nelle lotte e nelle elaborazioni dell’oggi per una uscita da sinistra dalla crisi e con la consapevolezza che nessun soggetto da solo è in grado di ricostruire un progetto a questa altezza. Non compiamo questa scelta quindi solo per una necessità reale di unire forze che rispondano al tema della accumulazione di forze e con essa di maggiore efficacia ma ci poniamo un obbiettivo più ambizioso : ricostruire la sinistra per realizzare una alternativa di società. Per realizzare tutto ciò bisogna lasciarsi alle spalle dubbi e preoccupazioni e lanciarci con coraggio in questa nuova impresa.

Giovanni Russo Spena

La federazione è un progetto politico forte; e, comunque, non vi è altro progetto possibile se non l’arroccamento su noi stessi. Rifondazione comunista, invece, può vivere solo nel radicamento sociale, nel conflitto, inserita in un contesto di costruzione di nuovo spazio pubblico, di dialettica rinnovata tra partito, movimenti, istituzioni. Potremo continuare a ricercare e innovare solo se presenti in maniera organizzata dentro un ambito unitario. Il tema vero, a me pare, è invece non chiudersi dentro il coordinamento delle forze proponenti ma da esso partire per un’operazione larga articolata che ponga la federazione in un circuito di associazioni, movimenti, a partire dalle lotte operaie e proletarie di resistenza. Guai se essa diventasse una struttura oligarchica politicista ed istituzionalista; deve essere ritessitura di socializzazione conflittuale rispetto ad una società frantumata e corporativizzata. Anche l’esperimento della forma partito innovativa va agito con grande cura, sobrietà, generosità, governo attento delle differenze e dei percorsi culturali, politici, sociali. Dobbiamo (e possiamo) diventare, nell’ambito di una lotta contro il bipolarismo, la Linke italiana.

Nadia Schavecher

La crisi economico-finanziaria la pagano i lavoratori in modo drammatico, è solo l’inizio. Il Governo smantella tutti i servizi e i diritti. E’ importante unire le forze ma bisogna farlo senza forzature. Creare una struttura come fosse un partito è sbagliato. Abbiamo bisogno di un coordinamento di forze che metta in obiettivo 3, 4 grandi temi su cui concentrare tutte le risorse: Stop ai licenziamenti! Acqua pubblica! Stop alle spese militari! Sanità ed istruzione pubbliche e gratuite! L’unica misura del successo di questa federazione è l’energia che ci possono dare i compagni, ma per questo sono necessari i contenuti. Altrimenti è una aggregazione senz’anima, destinata al fallimento! Sulla questione del congresso in CGIL la Federazione della Sinistra non prende posizione! Ma anche Rifondazione non appoggia chi all’interno della CGIL indica la strada del cambiamento, delle lotte e della democrazia? Contenuti che mancano, attitudini moderate, burocratismo: per superare tutto questo è necessario unire i comunisti, un lavoro teorico ma impregnato delle lotte sul campo, un partito comunista all’altezza della situazione utile anche per il successo di una efficace aggregazione a sinistra.

Adriana Spera

La federazione fu decisa a Chianciano, i problemi sono altri, è che con uno statuto così capzioso si rischia di restare chiusi nel nostro recinto, di non aprire ai movimenti sempre più numerosi a causa della crisi,e se prima non si prende atto di come funzioniamo al nostro interno noi ed i nostri compagni di strada, se non si ripensano le modalità dell’agire politico, rischiamo di tracciare una trincea. I nostri circoli devono essere più aperti, farsi ancor più strumento a disposizione del territorio, continuare nella pratica del partito sociale e non solo, ma soprattutto che se non guariamo dal correntismo che ci costringe ad una continua guerra di posizione interna difficilmente possiamo confrontarci con gli altri. Pensare di lasciare in piedi gli organismi di partito ed istituire coordinamenti delle forze aderenti alla federazione ad ogni livello rischia di bloccarci in una eterna discussione mentre mai come oggi occorre essere veloci a supporto delle innumerevoli vertenze. Il manifesto qui proposto mi sembra carente per quanto concerne le questioni del lavoro, chiedere il rilancio dell’intervento pubblico in economia non basta mentre è in atto lo smantellamento dei servizi pubblici da quelli locali a tutta la P.A., passando per settori strategici per il futuro quali scuola, università e ricerca. Infine, aprire a Sinistra e libertà in alcuni territori come il Lazio significherebbe allontanare tanti compagni, le scelte vanno partecipate per non ripetere l’arcobaleno.

Bruno Steri

La scelta della Federazione della Sinistra è una strada obbligata, oltre che auspicabile. E’ obbligata: perché, dopo una sconfitta storica (che ha relegato per la prima volta nel nostro Paese i comunisti fuori dal Parlamento e, conseguentemente, fuori dai principali circuiti mediatici), occorre ricostituire una dimensione e un’omogeneità delle forze anticapitaliste. Tale scelta è auspicabile: perché inverte la tendenza alla frammentazione e alla divisione che ha caratterizzato il recente passato e che ha così pesantemente indebolito la nostra credibilità. E’ del tutto inconsistente il paragone con l’Arcobaleno e il progetto di Sinistra e Libertà, il cui fallimentare esito era inscritto nell’eterogeneità delle suddette aggregazioni: la Federazione nasce, al contrario, sulla base di un comune denominatore politico e ideale (sintetizzabile appunto, su un piano generale, nell’anticapitalismo e, sul terreno istituzionale, nell’antibipolarismo). La stessa forma federata, la quale garantisce la permanenza delle singole identità organizzate, si mantiene nel solco del nostro mandato congressuale: contemplando l’esistenza e il rafforzamento di Rifondazione comunista. Una volta chiariti i presupposti politici dell’iniziativa, tutto il resto – le difficoltà operative dell’impresa, che sono reali – dovrà essere risolto a ridosso della concreta esperienza e con una dose di buon senso sperimentale.

Sandro Targetti

Non è la solita storia, ma vedo molte somiglianze con la vicenda “Sinistra Arcobaleno”: in nome dell’unità vengono riproposte nuove illusorie scorciatoie, prive della dovuta chiarezza sui contenuti, della concreta verifica nelle pratiche sociali e di un adeguato percorso democratico. La necessaria ricostruzione di una sinistra anticapitalista ampia, composta da soggetti diversi, non esclude, ma anzi ha bisogno della rifondazione comunista, dell’autonomia politica ed organizzativa di un partito comunista, che sappia conquistarsi in questo processo una funzione determinante, per tenere aperta la prospettiva dell’alternativa e l’attualità del comunismo. Per uscire dalla crisi del partito, serve un lavoro di lunga lena: opposizione sociale, alternativa alle destre ma anche al bipolarismo ed al PD, scelte conseguenti per le elezioni regionali e nel congresso CGIL. Il ”Manifesto” ed ancor più lo “statuto” non rispondono a queste necessità, ma prefigurano il superamento del PRC e la formazione di un nuovo soggetto politico, caratterizzato, anche nel nome, da una svolta moderata rispetto alle scelte di Chianciano. Cambia nei fatti la maggioranza uscita dal Congresso: è necessario dare un forte segnale di dissenso, parchè sono possibili scelte e percorsi diversi!

Raffaele Tecce

Considero la costruzione della federazione della sinistra il terreno oggi più favorevole per andare avanti sulla nostra prospettiva strategica di alternativa di società. Dopo anni di divisioni, finalmente un tentativo di riaggregazione della sinistra. Apprezzo molto la scelta del nome Federazione della Sinistra, senza aggettivazioni, per poter meglio lavorare alla costruzione di un soggetto unitario e plurale che possa fare massa critica dotato di autonomia strategica dal PD e dalla socialdemocrazia europea. Segnalo due positive novità nel manifesto:uscire non solo dalla crisi, ma dal capitalismo in crisi, affrontando il tema di un nuovo intervento pubblico in economia; la questione meridionale finalmente riproposta al centro dell'agenda politica. Le prossime elezioni regionali saranno un primo importante banco di prova per la federazione. Al centro non solo i temi della lotta al federalismo egoista per i diritti ed i beni pubblici, ma anche la crescita di un opposizione di massa al governo Berlusconi. E' perciò, molto importante il documento redatto unitariamente dalle forze promotrici sulle elezioni regionali e comunali del marzo prossimo e la scelta di presentarsi dovunque con liste unitarie della federazione.

Pasquale Voza

Vorrei partire da un punto importante presente nella relazione di Ferrero, là dove egli ha parlato del carattere necessario della scelta della Federazione della sinistra di alternativa in relazione ad un senso comune diffuso che lamenta e stigmatizza lo stato di divisione, frammentazione, inefficacia della sinistra, destinata anche per questo all’irrilevanza e all’invisibilità. Partire da ciò non vuol dire essere subalterni al senso comune in quanto tale, ma, gramscianamente, assumerlo come problema e poi decostruirlo per cercare di costruire un nuovo senso comune. Ma, detto ciò, si affacciano una serie di problemi, riassumibili in una domanda di fondo: il cammino politico-sociale di Rifondazione comunista non rischierà in alcuni casi di procedere in modo un po’ troppo parallelo rispetto al cammino della Federazione? Penso alla lotta contro il bipolarismo e la cultura del maggioritario (non semplicemente una legge elettorale), che dev’essere una lotta contro la scissione sempre più grave tra il politico e il sociale (lo penso nonostante questo punto sia meritoriamente presente nel manifesto programmatico). Penso anche alla lotta, che dovrebbe essere senza se e senza ma, contro le culture e le politiche “sviluppiste”.
D’altro canto ritengo che le ingegnose “garanzie” statutarie possano rispondere poco a quella domanda.
Infine proporrei che il manifesto sia riformulato per una versione ad uso non solo interno, ma anche “esterno”.

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