Partito
della Rifondazione Comunista Conclusioni di Paolo Ferrero Care compagne e cari compagni, prima di tracciare le conclusioni di questo dibattito voglio fare gli auguri,certo anche a nome di tutti voi, a Cartocci per il suo 75° compleanno ed augurare la pronta guarigione al compagno Oscar Lafontaine che ha recentemente subito un intervento chirurgico. Due considerazioni su di noi,prima di entrare nel merito del dibattito politico: - mi è stato rimproverato di aver fatto una relazione troppo"essenziale", legata quasi alla materialità della proposta della Federazione e di non aver “volato alto”. Ho fatto questa scelta deliberatamente perché ritengo che siamo in una situazione singolare. Da un lato quasi tutti si dicono favorevoli alla Federazione; dall’altro vengono formulate critiche al modo in cui la Federazione sarebbe realizzata. Il fatto paradossale è che – a mio parere – larga parte delle critiche non hanno una base materiale. Per questo, visto che siamo quasi tutti d’accordo sulla Federazione, mi pare che la cosa migliore da fare sia una discussione sul merito preciso delle questioni, in modo che si capisca bene cosa stiamo facendo e su questo si decida. L’unica cosa che non deve succedere è che vi siano critiche alla Federazione basate sulla "cultura del sospetto", con critiche senza alcun riferimento alla lettera ed allo spirito dei documenti che sono alla base della discussione. In una situazione di questo tipo, dove a tratti la realtà pare scomparire, a me pare che "l’analisi logica" dei documenti rappresenti l’aspetto culturale più alto e materialistico con cui un gruppo dirigente si debba misurare. Ovviamente spero che la mia scelta venga seguita anche nel corso del dibattito che vi sarà nel partito, in modo che la discussione avvenga sui fatti e non sulle paure. Questo è anche un invito alla responsabilità che rivolgo al gruppo dirigente. Ovviamente il dibattito è libero ma chiedo a tutti di non falsificarlo. Ho sentito addirittura dire che stiamo rifacendo la Sinistra Arcobaleno. Così facendo non si esercita il diritto di critica ma si produce una gran confusione e si lavora a destrutturare quel partito che a parole tutti vogliamo rilanciare. -in secondo luogo è
arrivata una critica opposta e cioè che i distinguo su questo
o quel problema politico mettono in discussione la partecipazione agli
esecutivi di chi esprime un dissenso. Non sono d’accordo. La modalità
di ricostruzione del partito e del gruppo dirigente che perseguo si
muove su quattro direttrici di fondo: in primo luogo il tendenziale
superamento delle correnti organizzate; in secondo luogo la gestione
unitaria larga, aperta anche a chi dissente. Questo – ed è
il terzo pilastro - ovviamente porta con se che su questo o quel punto
si possano realizzare differenze dentro la maggioranza. A me non pare
un grande problema ed in ogni caso riterrei qualsiasi azione di “blindatura”
di una maggioranza omogenea e compatta semplicemente la riproduzione
dell’esperienza che abbiamo vissuto negli anni scorsi e che ha
prodotto notevoli danni al partito. Bene che nell’ambito di una
linea politica generale condivisa il confronto nel gruppo dirigente
sia vero e chiaro. Da ultimo un quarto elemento, che ho già proposto
all’assemblea di Caserta. Il rilancio di Rifondazione Comunista
lo si misura nell’arco dei prossimi 4 anni, dalla nostra capacità
di rientrare in Parlamento e di ricostruire la nostra dignità
di forza politica. Per questo ritengo necessario superare una tendenza
alla rissosità e al “congresso continuo” che aleggia
nelle nostre sedi. Dobbiamo. Riconoscerci ed affidarci reciprocamente
per dar corso nei prossimi anni ad un lavoro rivolto prevalentemente
all'esterno ed " aguzzare l’ingegno", la proposta politica,
rafforzare il nostro radicamento. Propongo quindi che la larga maggioranza
che oggi guida il partito, assuma il dato unitario come la base per
i prossimi anni, evitando inutili e ripetute conte interne. In primo luogo la necessità di migliorare il nostro lavoro sociale inserendolo in una prospettiva più generale. In questi mesi siamo stati presenti in quasi tutti i conflitti e questo ruolo ci viene riconosciuto dai lavoratori. Si tratta di un ruolo importante ma che rischia di essere muto politicamente se non realizza un salto di qualità in tre direzioni: - è necessario passare dall’azione fabbrica per fabbrica alla costruzione di iniziative più ampie di coordinamento tra i diversi luoghi di lavoro e di costruzione di piattaforme condivise. La solidarietà è il punto di partenza ma il nostro compito è far maturare nella crisi una coscienza di classe ed una proposta alternativa che deve partire dalla costruzione di piattaforme di chi la crisi la paga. Occorre cioè operare per una unificazione progettuale della classe; - occorre costruire una campagna unificante a livello nazionale che caratterizzi socialmente la Federazione. Proponiamo che si faccia promotrice di una campagna referendaria contro la precarietà, il nucleare, la privatizzazione dell’acqua. Si tratta di realizzare una "primavera referendaria" che acquisti una visibilità ed una diffusione in grado di comunicare a livello di massa il senso della Federazione della Sinistra. -è evidente che il documento politico di fondazione della Federazione rappresenta un punto di incontro prevalentemente tra le forze proponenti piuttosto che un manifesto politico rivolto all’esterno. Come documento di base della Federazione è molto positivo perché ha tutti gli elementi politici fondamentali; si tratta di arricchirlo nella pratica ma non ha cose sbagliate o per noi scomode. In particolare faccio notare a chi sottolineava le ragioni politiche delle scissioni avute negli anni scorsi, che il carattere unitario della Federazione parte proprio dal rifiuto del bipolarismo e dalla coscienza che non si possa restare imprigionati in quella prospettiva. Al contrario di Sinistra e Libertà, la Federazione individua quindi un orizzonte strategico che è lo sviluppo di quanto siamo venuti elaborando negli ultimi dieci anni come base su cui costruire l’unità. Non e' un fatto di poco conto! Detto cio', è evidente che un appello rivolto all'esterno deve essere fatto a partire dall’assemblea del 5 dicembre e deve essere in grado di parlare a tutta la sinistra di alternativa, dai comitati locali alle compagne ed ai compagni di Sinistra e Libertà che riconoscono gli evidenti elementi di crisi della loro impresa politica. Si tratta di fare un passo per volta e l’assemblea del 5 è un punto di partenza, non di arrivo. A questo riguardo occorre prevedere la costruzione di Attivi unitari su tutti i territori per avanzare la proposta della Federazione. Faccio notare poi, ai critici, che è del tutto evidente che la costruzione della Federazione rafforza e non indebolisce il nostro lavoro sociale. Qualcuno dice che fare la Federazione sostituirebbe il nostro lavoro sociale. E’ vero il contrario. Il punto è che il lavoro sociale lo dobbiamo migliorare e rafforzare e cioè possibile dando prospettiva politica e quindi maggiore credibilità al nostro lavoro politico evitando anche il rischio che altri(Di Pietro in primis)lo capitalizzino. Per questo occorre costruire un polo politico della sinistra che sia credibile e ricostruisca una fiducia nella possibilità di avere in questo paese una sinistra degna di questo nome. La Federazione è quindi la proposta necessaria per dare uno sbocco politico al lavoro che quotidianamente facciamo. Non a caso guardiamo alla Linke e alle esperienze Sud Americane. La capacità di costruire processi di aggregazione su una base di sinistra alternativa è la condizione per uscire dalla minorità che oggi viviamo. In questi mesi, fino al congresso della Federazione dovremo sperimentare per poi tirare le fila. Non escludo che in quella sede sarà opportuno verificare se stabilire in modo netto le diverse competenze ed i diversi ruoli che debbono avere il Partito e la Federazione come proponeva Mantovani. Ad oggi non sarei in grado di tracciare questa linea di demarcazione e mi pare opportuno aprire questa fase di sperimentazione con la mente aperta e il cuore sereno, nella consapevolezza che le scelte stanno tutte nelle nostre mani. Sottolineo altri due elementi. Si è parlato del rapporto con i movimenti. Credo che da questo punto di vista il battesimo del fuoco della Federazione sia stato assolutamente positivo. Abbiamo aderito per primi – con l’IdV – al No Berlusconi Day, quando ancora nessuno ne parlava. Siamo stati capaci di stare dentro quel percorso costruendo relazioni, immettendo contenuti sociali nella manifestazione e vedendo riconosciuto il diritto a stare in piazza con le nostre bandiere. Abbiamo capito da subito che la costruzione dell’opposizione non può essere monopolio di nessuno e abbiamo operato per un dialogo alla pari tra tutti i soggetti. Si tratta adesso di sviluppare questa capacità ponendosi il problema della prosecuzione dell’iniziativa politica dopo il 5 dicembre, articolando sui territori la costruzione di movimento. Da ultimo la questione della Cgil. In questi mesi abbiamo tenuto una posizione molto netta. Abbiamo chiesto da tempo lo sciopero generale ed un netto cambio di passo alla Cgil che ha il merito di non aver ceduto al governo ma nel contempo non ha sin’ora messo in campo una iniziativa adeguata a sostenere lo scontro. Abbiamo sempre appoggiato le lotte della Fiom, la sua difesa del contratto nazionale di categoria e abbiamo appoggiato – sia pure con un rilievo critico – la sua proposta sulla democrazia sindacale. Lo abbiamo fatto nel solco della battaglia fatto contro la concertazione e nel pieno appoggio alle iniziative di aggregazione avvenute nell’ambito del sindacalismo di base. Penso che dobbiamo continuare in questa direzione incalzando la Cgil anche nel corso del suo congresso. Ritengo sbagliato prendere posizione in quanto Partito su come votare dentro il congresso della Cgil. Ritengo questa proposta sbagliata e poco efficace. Ricordo che l’esperienza della costruzione della componente di Partito nella Cgil decisa oltre 10 anni fa non si rivelò molto efficace anzi, contribuì a dividere ancora di più i nostri compagni e compagne. Continuo a pensare che il Partito debba avere una linea chiara e debba per questa via di orientare i nostri compagni e le nostre compagne e fare battaglia politica, evitando però di dare una indicazione di voto specifica. Non saremmo utili a nessuno, né al sindacato ne' al Partito. Concludo sottolineando ancora una volta come la costruzione della Federazione non sia per noi un pericolo ma una opportunità. Non dobbiamo abbandonare o chiudere nulla, dobbiamo solo far fruttare il nostro patrimonio politico per ridare linfa e fiato alla Rifondazione comunista e al processo di aggregazione della sinistra di alternativa. |