Partito
della Rifondazione Comunista
Comitato Politico Nazionale 12 - 13 settembre 2009
Relazione
di Paolo Ferrero
Con la riunione
di questo Cpn vogliamo proporre a tutto il partito la gestione unitaria
al fine di realizzare un salto di qualità nella nostra capacità
di iniziativa politica. Il rilancio del progetto della rifondazione
comunista chiede questo salto di qualità, costruendo una forte
solidarietà interna che ci permetta di affrontare efficacemente
i compiti non semplici della fase. Dal partito ci viene una forte domanda
di unità a cui dobbiamo rispondere positivamente e la proposta
della gestione unitaria va esattamente in questa direzione. Chiudere
definitivamente la fase della litigiosità congressuale è
un imperativo politico a cui non possiamo sottrarci, tanto più
che le condizioni per una forte ripresa del lavoro politico ci sono
tutte.
Il successo della Linke e l'esperienza latinoamericana
Salutiamo con grande gioia il risultato della Linke alle elezioni regionali
in Germania. C'è stata una discussione nei mesi scorsi se aveva
ancora senso parlare di due sinistre. Il risultato tedesco ci dice senza
alcuna ambiguità che il tema delle due sinistre è oggi
ancora più fondato di ieri e ci parla della possibilità
di far crescere, anche nella regione più sviluppata d'Europa,
una sinistra anticapitalista. Una sinistra non pentita che propone un'idea
alternativa su come affrontare la crisi sia rispetto ai "padroni
del vapore" che alla socialdemocrazia, senza ossessioni governiste
(anche se non rifiuta pregiudizialmente l'idea del governo); in grado,
cioè, di mettere "paletti" molto chiari sia sulla fuoriuscita
dalle politiche neoliberiste che su altri aspetti fondamentali, come
quello del ritiro dall'Afghanistan. Insomma, la vicenda tedesca e il
successo della Linke ci dice che non scomparso il tema delle due sinistre
e che il problema politico di fase è proprio quello della costruzione
di una sinistra in grado di proporre una alternativa alla crisi del
capitale e alla crisi della politica, su un progetto alternativo tanto
al liberismo quanto alle socialdemocrazie.
Sul piano internazionale voglio anche attirare la vostra attenzione
sulla centralità di quanto sta accadendo in America latina. Come
sappiamo in quei paesi è andato avanti un importantissimo processo
di trasformazione sociale connesso all'avanzata di movimenti radicali
politici e sociali legati al movimento no global. Questa grande avanzata
di forze di sinistra nell'America Latina subisce in questi ultimi tempi
alcuni contraccolpi: il golpe in Honduras e le sue connessioni con l'amministrazione
statunitense, è un segnale gravissimo (i golpe erano considerati
una cosa del passato), anche se siamo in una situazione in cui il colpo
di stato non ha determinato la fine del movimento che continua la sua
opposizione; la decisione del governo di estrema destra della Colombia
di accettare sette nuove basi Usa sul suo territorio; la vicenda messicana,
con la polizia connivente con gli squadroni della morte.
La vicenda Latinoamericana è un punto decisivo dello scontro
a livello mondiale. Lì si gioca una partita che va al di là
delle vicende dei singoli Paesi: la grande sfida alle politiche del
Fmi e del capitale globalizzato, sull'assetto del mondo in senso unipolare
o multipolare, passa significativamente attraverso le vicende dell'America
Latina. Dobbiamo rimettere al centro una attenzione politica che negli
ultimi anni si è un po' appannata.
Una crisi ristrutturante e costituente
I giornali ci dicono che oramai siamo usciti dalla fase più dura
della crisi. Si tratta di una falsità. Ci troviamo in una crisi
strutturale del meccanismo dell'accumulazione, tale, da impedire che
lo sviluppo capitalistico possa riprendere sullo schema che aveva prima.
Siamo dentro una tendenza alla stagnazione, che durerà nel tempo.
Dentro questa crisi, il capitale ha speso miliardi per salvare il sistema
creditizio, con un trasferimento di risorse enorme, e sul versante industriale
assistiamo ad un processo di ristrutturazione pesantissimo, che accentua
la condizione di subordinazione del lavoro della fase precedente (delocalizzazioni,
precarietà, abbassamento del costo del lavoro, ecc.). C'è
un uso politico della crisi da parte delle classi dominanti per spostare
in senso ancora più regressivo i rapporti di classe: gerarchie,
poteri, sfruttamento.
In Italia, la riduzione dell'occupazione sta iniziando solo adesso:
l'aumento del ricorso alla cassa integrazione, anche quella in deroga,
è stato massiccio e fra poco, con il prossimo autunno, le Cig
cominceranno a finire e inizierà la questione della perdita reale
dei posti di lavoro.
Il governo italiano non sta facendo politiche anticicliche per uscire
dalla crisi. Le destre stanno gestendo l'impoverimento produttivo e
sociale del paese con un attacco brutale al sindacato di classe per
distruggere il contratto nazionale e costruire un sistema neocorporativo
basato sulla precarizzazione e sui bassi salari. Non esistono politiche
industriali, si taglia la spesa pubblica, si producono licenziamenti,
si privatizzano i servizi pubblici, si aggredisce l'ambiente. Questa
scelta si coniuga con l'attacco al bilanciamento dei poteri, alle libertà
e ai diritti civili e si connette con il razzismo e l'omofobia. Il governo
usa la crisi come "crisi costituente", per arrivare alla gestione
autoritaria del conflitto sociale, riducendo la democrazia, i diritti
sociali e civili, imbarbarendo il paese.
Il ruolo di Rifondazione Comunista
Occorre quindi cogliere la novità della fase e dotarsi di un
progetto politico all'altezza dello scontro. Occorre ridefinire con
precisione qual è il ruolo che intendiamo giocare, quale è
la nostra proposta su cui costruire un alternativa di società.
La sfida, in questa crisi costituente, è quella di avere un ruolo
- e una proposta - all'altezza di quello svolto dalla sinistra in passaggi
decisivi e nelle grandi fasi di trasformazione del Paese. Questo a partire
dalla constatazione della grande disponibilità di lotta che a
partire dalla Innse registriamo tra i lavoratori. Dagli operai delle
fabbriche in crisi ai precari della scuola.
Costruire l'opposizione a partire dalla centralità del conflitto
sociale
L'estremismo del governo (quello italiano è l'unico in Europa
che non ha confini a destra) produce contraddizioni anche con pezzi
delle classi dominanti. Il conflitto con il Vaticano e la non consonanza
completa con Confindustria si aggiungono al contrasto con Fini. Le ipotesi
politiche, sul versante centrista cattolico o di una destra europea
liberale, rappresentano contraddizioni utili e da approfondire, evitando
però di "arruolarci" dentro questo schema, che è
tutto interno ai poteri forti.
Noi dobbiamo investire sulle contraddizioni sociali e sulla costruzione
di movimento. Il governo populista di destra, mal sopporta di avere
parti importanti del popolo contro di lui. Per questo dobbiamo operare
per costruire un grande movimento di opposizione sociale. In questa
direzione, importante è la manifestazione di sabato 19 sulla
libertà di informazione. Dobbiamo starci con il nostro profilo
autonomo, contro Berlusconi ma non certo per arruolarci al partito di
repubblica, che oscura conflitto sociale e sinistra politica quanto
la destra.
Dobbiamo stare dentro la costruzione del conflitto in modo certosino,
attento e programmato. Dobbiamo progettare interventi nei luoghi di
conflitto in maniera maggiormente strutturata. Non solo la partecipazione
ai presidi, ma anche volantinaggi, coinvolgimento della cittadinanza,
manifestazioni territoriali, uso della nostra presenza istituzionale
per intervenire dentro le vertenze, capacità di allargamento
del conflitto, di costruzione di coscienza e del blocco sociale. Non
basta essere quelli che portano la solidarietà alle lotte. Dobbiamo
essere riconosciuti dai lavoratori non solo perché andiamo davanti
ai cancelli, ma perché siamo utili ad allargare il movimento.
Dobbiamo costruire i comitati contro la crisi nei territori, dobbiamo
stare dentro i conflitti con l'obiettivo politico della costruzione
di un grande movimento di massa per un'uscita a sinistra dalla crisi.
Questo è il nostro impegno politico prioritario.
La modifica necessaria del funzionamento del partito al centro e nei
territori deve servire a questo scopo: essere capaci di interagire con
rapidità, competenza, continuità con le vertenze di lavoro,
quelle ambientali, le lotte metropolitane.
E' evidente che bisogna costruire una piattaforma generale che provi
ad essere organica: estensione della cassa integrazione, salario sociale,
blocco dei licenziamenti, riconversione ambientale delle produzioni,
sovranità alimentare, riduzione dell'orario, ecc. Allo stesso
tempo, dobbiamo rideclinare degli obiettivi di fase per affermare come
si esce dalla crisi da sinistra: redistribuzione del reddito e degli
orari di lavoro, riconversione ambientale dell'economia, non come uno
slogan ma come un progetto reale e concreto di cambiamento. Dobbiamo
fare la Conferenza delle lavoratrici e dei lavoratori per puntualizzare
questi obiettivi e per tentare punti di connessione dei vari conflitti.
Così come dobbiamo costruire una proposta per le elezioni regionali
- a cui dedicheremo la prossima riunione della Direzione nazionale -
che abbia al centro i nodi dell'uscita dalla crisi.
La crescita del conflitto sociale è quindi il punto decisivo
della nostra iniziativa politica e dobbiamo stare in modo consapevole
dentro tutte le costruzioni di movimento. In questo quadro fondamentale
è il ruolo della Cgil e del sindacalismo di base. Alla Cgil dobbiamo
chiedere di uscire dal guado; il suo livello di scontro con il governo
e i padroni non si traduce in una politica sindacale, della confederazione
e delle categorie (con eccezioni significative, come il caso della Fiom,
cui va tutto il nostro sostegno) in grado di reggere quello scontro.
Il congresso deve servire a questo cambio di passo e propongo di dar
mandato al Dipartimento Lavoro di istruire una discussione seria e approfondita
tra i compagni e le compagne della Cgil.
Costruzione della Federazione della sinistra di alternativa
E' il secondo punto della nostra iniziativa politica. Risponde ad una
domanda di unità a sinistra che è molto forte: una sinistra
di alternativa che finalmente inverta la tendenza suicida alle divisioni,
ponendosi l'obiettivo di ricostruire una massa critica sufficiente per
incidere nel paese. Proponiamo, cioè, dentro lo schema delle
due sinistre, la costruzione di un polo della sinistra di alternativa,
autonomo dal Pd e alternativo al suo progetto strategico. Questa federazione
la vogliamo costruire con due caratteristiche fondamentali: senza rinunciare
alla nostra identità di comunisti e attraverso un processo partecipato,
che parta dal basso, rivolto a tutti coloro che si collocano nell'area
della sinistra di alternativa. La federazione non è l'unificazione
di Prc, Pdci e Socialismo 2000. Nella Federazione, i partiti comunisti
ci stanno naturalmente, a pieno titolo, ma dobbiamo coinvolgere come
protagonisti, da subito, tutti coloro che dentro i nostri partiti non
ci sono. Insomma, non pensiamo alla Federazione come la sommatoria di
Prc, Pdci e Socialismo 2000 più un po' di indipendenti di sinistra.
Dobbiamo rivolgerci a quella sinistra diffusa che, concretamente, nei
sindacati, sui posti del lavoro, nelle lotte metropolitane, nelle vertenze
ambientali è protagonista delle lotte. Costruire la federazione
con i protagonisti del conflitto sociale nell'intreccio tra questo e
prospettiva politica. Altrimenti, il rischio è che la federazione
assuma un profilo politicista, una specie di Arcobaleno con la falce
e martello. Non è questo il nostro compito.
Per questo propongo la costruzione nei territori di assemblee dal basso,
che coinvolgano tutti i soggetti disponibili ad avviare il processo.
La federazione va costruita in modo largo, senza inutili settarismi.
A livello centrale occorre costituire gruppi di lavoro su una bozza
di regole e di manifesto politico. A fine novembre, ci sarà una
nuova assemblea nazionale, per far partire il processo di costruzione
della Federazione in un percorso democratico: un tesseramento, regole
condivise, un manifesto politico.
Una proposta politica contro il bipolarismo, per il proporzionale
Dobbiamo rilanciare la battaglia politica contro il bipolarismo, che
negli ultimi anni abbiamo lasciato un po' perdere. Il bipolarismo rende
impermeabile il sistema politico al conflitto sociale e rende difficilissima
la costruzione di una sinistra autonoma dai poteri forti e dalle socialdemocrazie.
Un film che abbiamo già visto: per cacciare le destre ti costringono
a fare l'accordo, poi, però, dentro la pratica di governo, prevalgono
le logiche moderate dei poteri forti e la gente si delude. Se, al contrario,
non fai l'accordo, ti accusano che fai vincere le destre. Dobbiamo rompere
questo schema, per noi devastante. Per questo, diciamo chiaramente:
non ci sono i presupposti per un governo di programma con il centro
sinistra ma siamo interessati a sconfiggere Berlusconi e il bipolarismo.
Proponiamo di battere Berlusconi per sconfiggere il bipolarismo, non
per governare con l'Udc. Per questo lanciamo all'opposizione la proposta
di un accordo per una brevissima legislatura di salvaguardia costituzionale
su due punti: legge elettorale proporzionale e legge sul conflitto di
interessi. Una proposta che insieme serve a sconfiggere Berlusconi e
il bipolarismo.
Abbiamo una proposta politica sul conflitto sociale (un movimento di
massa per l'uscita da sinistra dalla crisi) e una proposta sull'aggregazione
politica per la sinistra (la Federazione della Sinistra di Alternativa).
Dobbiamo averla anche sul terreno più propriamente istituzionale
per dire come pensiamo che si possa battere Berlusconi e farla finita
con questa sciagurata seconda repubblica.
La centralità del progetto della Rifondazione Comunista
Rifondazione rimane per l'oggi e il domani all'interno della costruzione
federazione. Non è una questione burocratica, ma sostanziale.
Pensiamo che la rifondazione comunista sia essenziale per l'analisi
del capitale e per costruire un progetto di trasformazione sociale.
Dobbiamo sostanziare questa affermazione. Fino a oggi, nella nostra
vicenda, abbiamo declinato la rifondazione essenzialmente dal versante
della critica alle idee, alle culture, alle esperienze del passato.
L'abbiamo declinata, cioè, dal versante di ciò che non
vogliamo che sia e questo è stato un lavoro decisivo e che rivendichiamo.
Oggi però dobbiamo avviare una nuova fase: la costruzione di
un processo della rifondazione per affermare quale idea abbiamo della
trasformazione sociale e della ricostruzione di senso della politica.
La gestione unitaria del partito
Per fare tutto questo è necessaria la gestione unitaria del partito,
realizzando il deliberato dell'ultimo Cpn. Come maggioranza di Chianciano,
già al congresso avevamo auspicato la gestione unitaria, che
allora non fu possibile praticare perché la proposta venne rifiutata.
In questi mesi, la situazione non è stata ferma. A partire dalla
conferma della linea definita a Chianciano, proponiamo uno sviluppo
che abbiamo costruito insieme a partire dalla federazione della sinistra
di alternativa. La proposta di gestione unitaria e di allargamento della
segreteria è fatta a maggioranza dell'attuale segreteria. Io
chiedo a tutti/e gli attuali compagni/e della segreteria di rimanere,
allargando la segreteria a due compagne e compagni della mozione due.
Le differenze non sono scomparse, ma abbiamo le condizioni che permettono
di far si che la gestione possa essere di tutti e per tutti. Vogliamo
chiudere con la logica del congresso di Venezia e la gestione maggioritaria
del partito per cui a chi non era d'accordo veniva mostrata la porta.
E per chiudere così la contrapposizione frontale del congresso
di Chianciano, confermando quell'impianto politico, arricchito dai nuovi
elementi descritti. Vi chiedo quindi di approvare la proposta della
gestione unitaria.