Partito
della Rifondazione Comunista
Comitato Politico Nazionale 12 - 13 settembre 2009
OdG 2
Per un
movimento di massa contro la guerra ed il ritiro immediato delle truppe
dall'Afghanistan
Obama rappresenta ad un tempo discontinuità e continuità.
È giunto alla presidenza al momento in cui scoppiava la grande
bolla finanziaria, che rendeva manifesta la crisi capitalistica e quando
la politica estera di Bush manifestava evidenti segni di fallimento
sui fronti principali da lui aperti - Iraq, Afghanistan, Medio Oriente
- ed era incapace di contenere il movimento di emancipazione in America
Latina. Obama viene eletto presidente quando gli Usa sono costretti
a ridisegnare la loro politica estera ma non vi è alcuna rinuncia
al militarismo con la disseminazione di basi militari in tutto il mondo
(di recente ben 7 in Colombia, chiaramente volte contro i paesi come
il Venezuela e la Bolivia, per non parlare da noi della base di Vicenza)
e l'aumento del contingente militare in Afghanistan.
L'Afghanistan continua ad essere centrale nella strategia Usa, che qui
ha trascinato con la Nato anche la Ue. E proprio sull'Afghanistan è
necessario attivarsi sin da subito per essere i promotori di un vasto
movimento per la pace che coinvolga comitati ed associazioni, rivendicando
l'immediato ritiro delle truppe italiane e della Nato dall'Afghanistan,
unendo la lotta contro le politiche interventiste e di guerra alle sempre
più gravi questioni sociali.
L'assurdità di aver voluto svolgere in un paese in guerra ed
occupato militarmente delle elezioni - sui cui brogli si è espressa
addirittura l'Onu - dimostra che non è possibile esportare con
le armi la democrazia ma che è necessario avviare prima un processo
di pace e riconciliazione nazionale basato sull'autodeterminazione del
popolo afghano.
Pertanto il Prc si impegna a promuovere, insieme con i soggetti della
Federazione e i movimenti e reti contro la guerra, un forte movimento
di massa, dotato possibilmente di forme di coordinamento stabili, con
la costruzione di comitati coordinati nazionalmente che sfocino in manifestazioni
locali e centrali.
Francesco Maringiò, Alfio Nicotra
Sulla cancellazione
dell'intitolazione a Impastato
La decisione del sindaco leghista del Comune di Ponteranica (Bg) di
cancellare l'intitolazione a Peppino Impastato della biblioteca comunale
con la motivazione di "preservare e promuovere i personaggi locali"
risponde a due logiche aberranti: una visione razzista e antimeridionalista
che colpisce persino le figure come Peppino Impastato che sono ormai
parte costituente della storia democratica di questo paese, in secondo
luogo dà evidentemente molto fastidio alle destre il ricordo
di un militante come Peppino che ha individuato, pagando con la sua
vita, il sistema di relazioni tra mafia e politica.
Parteciperemo alla manifestazione promossa da Giovanni Impastato a Ponteranica
per il 26 settembre per ricordare che la vita e il pensiero di Peppino
Impastato sono per noi di grandissima attualità.
Mimmo Cosentino, Maurizio Acerbo, Giovanni Russo Spena, Ezio Locatelli
Sulla manifestazione
del 10 ottobre
Il Cpn impegna il Prc a partecipare e ad aderire alla manifestazione
nazionale promossa il prossimo 10 ottobre 2009 a Milano dall'Associazione
Italia-Cuba in solidarietà ai cinque compagni cubani detenuti
nelle carceri degli Stati Uniti e condannati con pene irrogate, per
alcuni di loro, sino alla pena dell'ergastolo dalla magistratura statunitense
per attività anti nazionale di spionaggio e di attentato alla
personalità dello stato con accuse destituite di fondamento.
Marco Dal Toso, Alessandro Giardiello, Bruno Steri, Ramon Mantovani,
Augusto Rocchi, Francesco Maringiò
Solidarietà
ai lavoratori della Bulleri Brevetti di Cascina (Pi)
C'è una lotta che logora, ma che procede grazie alla caparbietà
degli operai. Questa resistenza dei nostri giorni, vede da una parte
39 lavoratrici e lavoratori, senza stipendio da febbraio, che presidiano
la loro fabbrica, la Bulleri Brevetti di Cascina (PI).
Dall'altra parte c'è la proprietà, il Gruppo Sicar Spa
della famiglia Signorino, un altro stabilimento a Carpi e uno a Verona,
che prima ha nominato un liquidatore, poi ha cercato di svendere alcuni
macchinari già completati che si trovano all'interno del capannone
nella zona industriale di Cascina, ma ha dovuto rinunciare di fronte
all'opposizione degli operai.
La Sicar si è "sfilata" dichiarando di non essere interessata
alla prosecuzione della produzione nella provincia di Pisa, ma di esser
disposta a favorire la soluzione della vicenda, attraverso un contratto
d'affitto e successivamente con il concordato preventivo.
In mezzo c'è la fabbrica, un'attività storica del distretto
cascinese che produce ed esporta in tutto il mondo macchine a controllo
numerico per la lavorazione del legno: una fabbrica all'avanguardia,
con bilancio in attivo, con commesse e professionalità, ma privata
di liquidità per sostenere altre società del Gruppo.
Questa chiusura aggrava la situazione di crisi della provincia di Pisa
che già vive le conseguenze della crisi stessa abbattutasi su
molte altre realtà produttive e causando una perdita di posti
di lavoro insopportabili per la società
Il Cpn pertanto sostiene la lotta degli operai della Bulleri Brevetti
di Cascina (PI) e solidarizza con la mobilitazione in corso e il presidio
permanente
Il Cpn inoltre impegna il partito, d'intesa con le altre organizzazioni
territoriali che stanno sostenendo questa vertenza, ad ampliare l'iniziativa
di sostegno, ad unificarla e collegarla con le altre realtà lavorative
e studentesche in lotta per la difesa dei posti di lavoro nel territorio
pisano con l'obbiettivo di un rilancio economico e industriale di tutta
l'area provinciale.
Solidarietà
ai lavoratori della Cnh di Imola
Il Cpn è solidale con i lavoratori della Cnh di Imola (Bo).
Grazie in primo luogo alla loro lotta, è stato al momento fermato
l'obiettivo della Fiat, con l'avallo del governo: mandare a casa i 450
lavoratori e chiudere l'azienda.
E' stato, infatti, convocato il tavolo nazionale dopo una latitanza
di mesi della Fiat e del Governo anche e soprattutto grazie al presidio
permanente dei lavoratori e allo sciopero della fame per 11 giorni di
uno di loro.
La cassa integrazione non è più motivata con la cessazione
dell'attività ma con la crisi aziendale. Entro un anno il tavolo
nazionale valuterà la possibile riconversione del sito industriale:
questi i risultati raggiunti.
Nessun lavoratore deve perdere il posto di lavoro.
Per questo la lotta deve andare avanti, e così pure l'impegno
del Prc e di tutte le altre forze che hanno sostenuto questa vertenza.
Solidarietà
ai lavatori dell'Eni e Delphi di Livorno
Le notizie sull'accelerazione da parte di Eni della vendita della Raffineria
di Livorno al fondo d'investimento Klesh, confermano l'obiettivo indispensabile
di allargare ed approfondire la lotta dei lavoratori per bloccare quell'esito
che cancellerebbe definitivamente lo stabilimento e aprirebbe scenari
preoccupanti per l'utilizzo delle aree.
Il Cpn ritiene che i lavoratori abbiano, con il picchettaggio di questi
giorni, posto nei giusti termini il tipo di risposta da dare all'atteggiamento
di Eni, riuscendo a evitare la divisione tra gli Enti locali e a far
uscire il governo dal vuoto di iniziativa di questi mesi, strappando
finalmente un incontro con il ministro Scajola e costringendo Eni al
confronto.
Questa vertenza aperta aggrava l'impatto drammatico della crisi sul
territorio livornese che ha già visto la chiusura di numerose
aziende, la grave incertezza per molte altre, la perdita di svariate
centinaia di posti di lavoro, il largo dispiegamento dell'uso della
cassa-integrazione che già sta arrivando, in molte realtà,
ad esaurimento.
Il Cpn solidarizza con le mobilitazioni in corso e i presidi permanenti
delle operaie e degli operai Delphi da tre anni e mezzo in attesa di
un piano di reindustrializzazione dell'area dopo la delocalizzazione
delle attività in Polonia, come con quello delle operaie ed operai
della Giolfo e Calcagno che da mesi non hanno nessuna risposta sulle
loro prospettive occupazionali.
Il Cpn impegna il Partito, d'intesa con le forze della Federazione comunista
e della sinistra d'alternativa, ad ampliare l'iniziativa di sostegno
alle lotte dei lavoratori, alla loro unificazione e collegamento con
le altre realtà nazionali, a contribuire all'elaborazione di
una strategia complessiva di rilancio economico e industriale del territorio
livornese nel contesto dell'area costiera toscana.
A questo fine, è indispensabile ottenere l'apertura immediata
di un tavolo di crisi per l'intero territorio livornese che veda protagonisti
Regione e Governo e abbia lo scopo di dare risposte concrete ai lavoratori
ed al futuro economico e sociale a quest'area.
Per quanto riguarda la situazione della raffineria, il Cpn impegna il
Partito ad operare per:
1. bloccare la vendita al fondo d'investimento Klesh;
2. costringere Eni alla realizzazione della bonifica delle aree inquinate;
3. ottenere impegni reali del Governo alla realizzazione di un Piano
Industriale di rilancio delle attività di raffinazione dello
stabilimento, garantendo investimenti per l'innovazione tecnologica
e per la diversificazione ecologica delle attività produttive,
anche realizzando a Livorno un polo regionale e nazionale delle energie
rinnovabili.
Per quanto riguarda la situazione Delphi, il Cpn impegna il Partito
ad operare per affrontare la questione della reindustrializzazione dell'area,
nel quadro di un piano di tenuta e di rilancio nazionale del settore
dell' "automotive", costringendo il Governo e Fiat ad assumersi
la responsabilità di affrontare complessivamente il problema
della tenuta occupazionale dell'intero settore.
Solidarietà
ai lavoratori del gruppo Eutelia
Il Comitato Politico Nazionale esprime la propria solidarietà
ai lavoratori ed alle lavoratrici del gruppo Agile-Eutelia che a Ivrea
sono saliti sul tetto e a Roma hanno "sequestrato" l'amministratore
delegato Isacco Landi.
Oltre 2000 lavoratori rischiano il posto a causa delle spericolate operazioni
finanziarie che sono state consentite ad Eutelia in questi anni da coperture
politiche e dalla totale assenza di garanzie occupazionali nella concessione
degli appalti pubblici.
Impegna il partito a sviluppare al massimo il sostegno alle iniziative
di lotta anche attraverso la costituzione di un coordinamento nazionale
di lavoratori e lavoratrici del Gruppo Eutelia dalla sede centrale di
Arezzo agli stabilimenti di Bari, Napoli, Milano, Ivrea, Roma, etc.
al fine di sconfiggere il progetto padronale di giocare i lavoratori
di una città contro i lavoratori di un'altra.
Solidarietà
ai lavoratori dello stabilimento dell'Ilva di Taranto
Il Comitato Politico Nazionale esprime la più ampia e convinta
solidarietà ai lavoratori dell'Ilva di Tarano impegnati a contrastare
i processi di ristrutturazione industriale voluti dal padrone Riva tesi
a scaricare sulla loro pelle il costo della crisi recessiva in atto
sia nel settore siderurgico internazionale sia dell'intero sistema economico
capitalistico.
6.500 lavoratori in cassa integrazione su un organico di 13.000 sta
producendo danni profondi alle loro condizioni di vita materiali mettendo
in serie difficoltà tutto il sistema dell'indotto delle piccole
aziende le quali stanno riducendo notevolmente le attività lavorative,
alcune chiudono senza garantire nemmeno la cassa integrazione, passando
direttamente ai licenziamenti.
I lavoratori che hanno creato comitati di lotta contro la crisi vanno
sostenuti sia politicamente che sindacalmente per tentare di ricostruire
dal basso una efficace resistenza alle politiche padronali.
Il Prc si impegna, non solo con i suoi iscritti in fabbrica, i quali
sono già protagonisti delle lotte che si sono manifestate in
questi mesi, ma con tutta la sua struttura a far sì che venga
fermata la politica anti-operaia in atto e sia rilanciato il conflitto
sociale a partire dalla necessità di sostituire la cassa integrazione
con i contratti di solidarietà all'insegna della logica: lavorare
meno, lavorare tutti; costringere Riva a pagare le integrazioni salariali
visto che solo lo scorso anno ha prodotto un utile di quasi 1 miliardo
di euro; estensione di tutto ciò alle piccole aziende dell'indotto
Riva.
Solidarietà
ai lavoratori dello stabilimento della Manuli di Ascoli Piceno
375 operai (tra cui quattro operaie) della Manuli Rubber di Ascoli Piceno,
dal 3 agosto sono in bilico. L'azienda di proprietà dalla famiglia
Manuli, ha approfittato delle ferie estive per decidere di chiudere
lo stabilimento di Ascoli. E da un mese esiste un presidio permanente
davanti ai cancelli della fabbrica.
Due anni fa la Manuli ha aperto uno stabilimento in Cina ma oggi decide
di delocalizzare l'intera produzione nel sol levante. Il lavoro degli
operai ascolani e l' esperienza da loro maturata negli anni ha permesso
alla famiglia Manuli di diventare quello che è oggi. Ma all'azienda
non importa, né della qualità della produzione ascolana,
né che lo stabilimento sia nei fatti produttivo, né tanto
meno della sorte dei lavoratori, l'obiettivo dell'azienda è chiudere
lo stabilimento di Ascoli.
Il Cpn esprime, pertanto, piena solidarietà agli operai, alle
operaie, ed alle loro famiglie.
Il Prc locale garantisce quotidianamente la propria presenza sul territorio
con l'impegno contestuale di costruire insieme ai lavoratori una vera
e concreta proposta in risposta ad un'ennesima ingiustificata chiusura,
che rade al suolo il tessuto socio-economico di una piccola provincia
come quella di Ascoli Piceno.
Solidarietà
ai lavoratori di Phonemedia di Catanzaro
Il Cpn condanna fermamente il comportamento della Phonemedia di Catanzaro
censurando la condotta dei vertici aziendali nazionali e regionali che
ha consentito veri e propri soprusi nei confronti degli operatori, non
solo per il mancato pagamento degli stipendi legittimamente sudati,
ma anche con comportamenti antisindacali e antioperai gravissimi denunciati
dagli stessi lavoratori di Catanzaro.
Ci sembra paradossale che un'azienda che riceve oltre 11milioni di euro
dalla Regione Calabria non solo non paghi i propri lavoratori ma addirittura
rischi di fare perdere il posto di lavoro a circa 2000 operatori (e
a quasi altrettante famiglie il relativo stipendio) solo a Catanzaro.
Ci si chiede dove sono finiti quei soldi e quali controlli ha compiuto
la Regione Calabria sulle somme elargite.
La Phonemedia è stata recentemente acquisita da altra multinazionale,
l'inglese Omega. In attesa di vedere che piano industriale i nuovi azionisti
hanno in mente per il rilancio di Phonemedia (prevediamo nuovi sacrifici
per gli operatori e richieste di nuove elargizioni di pubblico denaro
a fondo perduto) esprimiamo la nostra solidarietà e sostegno
alla lotta a tutti i lavoratori Phonemedia.
Solidarietà
ai lavoratori della Lasme2 di Melfi
174 lavoratrici e lavoratori della Lasme2 - azienda dell'indotto Sata
di Melfi di proprietà della famiglia Pellegri e produttrice di
alzacristalli elettrici per la Fiat e per la Iveco, oltre che l'intero
pannello della Fiat Stilo - dal 2 agosto sono in mobilitazione (prima
presidiando i cancelli, successivamente occupando per una notte la sede
della Confindustria lucana, poi ancora occupando simbolicamente per
4 giorni i tetti dello stabilimento ed infine convocando un'assemblea
permanente tutt'ora in corso) per evitare lo smantellamento degli impianti.
Come nel caso di altre aziende, anche la Lasme2 ha approfittato del
periodo estivo per aprire il procedimento di messa in liquidità
dello stabilimento lucano e il conseguente procedimento di messa in
mobilità dei lavoratori.
Una decisione - quella della chiusura dello stabilimento presente all'interno
dell'indotto Fiat di Melfi - che non trova nessuna realtà all'interno
della crisi in atto. La Lasme2 non ha avuto, nei mesi scorsi, nessun
calo delle commesse; al contrario, proprio nelle settimane immediatamente
precedenti l'avvio della procedura di messa in liquidità, aveva
aumentato la propria produzione, evidentemente per fare magazzino alla
Sata in previsione del periodo di mancata produzione. La verità
è che la famiglia Pellegri ha deciso di trasferire la produzione
a Chiavari, dove già esiste un altro presidio produttivo di quell'azienda
e che in Liguria, nel gioco delle scatole cinesi, si chiama Lames.
Siamo di fronte a quanto, come Prc, avevamo denunciato da mesi: si tenta
di utilizzare la crisi come argomento di ricatto (vedi quanto si sta
verificando all'interno dello stabilimento Sata) e come strumento di
ristrutturazione. Dietro alla decisione della chiusura della Lasme2
vi è in realtà la decisione di de localizzare cercando
ancora una volta un abbattimento dei costi a discapito delle lavoratrici
e dei lavoratori. Così come vi è l'avallo della Fiat che
assolutamente non può non essere coinvolta all'interno di quella
vertenza attraverso una richiesta formale sul futuro occupazionale e
salariale di tutti i lavoratori.
Il Cpn esprime pertanto piena solidarietà alle lavoratrici e
ai lavoratori, alle loro famiglie. Il Prc garantisce la propria presenza
con l'impegno contestuale di costruire insieme una vera e concreta proposta
in risposta ad una ennesima chiusura che rade al suolo il tessuto socio-economico
di una piccola Regione come quella della Basilicata.