Partito
della Rifondazione Comunista
Comitato Politico Nazionale 12 - 13 settembre 2009
Interventi
1
Gualtiero
Alunni
Dalla relazione introduttiva del Segretario sono stati espunti erroneamente
il Congresso Cgil e le prossime elezioni regionali. La questione sindacale
rimane di primaria importanza perché senza un percorso unitario
di tutte le Oo.Ss. a difesa dei lavoratori, non si gettano le basi per
la ricostruzione di un sindacato di classe. Con il Pd e l'Udc non si
deve fare alcun accordo elettorale perché sono l'altra faccia
del berlusconismo liberista. E' giusto mettere al centro il conflitto
e i comunisti oggi devono contribuire ad organizzare la resistenza dei
proletari contro l'attacco dei padroni; ma smettiamola con i Comitati
contro la crisi che non si sono mai costituiti. Da Roma un esempio negativo:
i movimenti per il diritto all'abitare, in risposta agli sgomberi e
alla repressione, venerdì sono scesi numerosi in piazza, ma Prc
e Pdci contavano solo una decina di compagni in fondo al corteo. Con
l'occasione esprimo la solidarietà ai compagni denunciati per
l'azione di protesta a Il Messaggero per la sua criminalizzazione delle
occupazioni delle case. Voglio qui sottolineare il rumoroso silenzio
della Segreteria Nazionale sui gravi fatti morali accaduti nel Prc di
Roma: i finanziamenti dei costruttori, i conti paralleli, l'attuale
sbilancio dei conti della Federazione. Se gli avversari di classe pagano
il nostro Partito poi ci dettano anche la linea politica. Difatti, molti
di questi soldi sono entrati dopo che i nostri istituzionali avevano
approvato il nuovo Piano Regolatore per un'ulteriore colata di 70 mln
di mc. di cemento e l'approvazione di grandi e devastanti opere come
l'autostrada Roma-Latina. Il Prc deve pubblicamente, nelle forme più
appropriate, chiedere scusa ai/alle propri/e militanti ed ai movimenti
per il grave danno politico e sociale arrecato per recuperare credibilità
dalla società civile e ricostruire in maniera trasparente le
sue modalità di autofinanziamento. Per questi motivi chiedo di
nuovo il Commissariamento della Federazione di Roma.
Imma Barbarossa
Le vicende di quello che era il laboratorio politico pugliese ci pongono
l'urgenza di definire il nostro profilo politico in vista delle elezioni
regionali, anche per timore che il notabilato di sinistra che attraversa
anche noi prenda in mano le varie situazioni in modo del tutto improprio.
Questa definizione di un profilo politico alternativo è necessaria
anche in vista del nostro contributo alla costituenda Federazione della
Sinistra di alternativa. Un profilo teorico, critico, politico. Dirsi
comunisti,infatti,al di là di giaculatorie rassicuranti, non
è la costruzione di una corazza, né può essere
la sommatoria dei vari gruppi presenti nel Prc. Il nostro profilo è
fatto di una cultura politica da costruire insieme, in un percorso di
formazione e autoformazione che nel partito non c'è, come si
vede anche da Liberazione, in cui ci sono grandi aperture culturali
ma si leggono anche ambigue recensioni allo "Stalin" di Domenico
Losurdo e reazioni alle critiche al patto Ribentrof/Molotov sia in nome
della difesa di una Unione Sovietica mitologica o in nome di una analisi
"realistica". Insomma, compagne e compagni, la rifondazione
comunista deve ancora cominciare e mi fa piacere che vi abbia anche
accennato il segretario nella sua relazione. Io, contrariamente ad altri
e altre, non penso che la nonviolenza e la critica della tradizione
comunista di Venezia e dintorni portasse automaticamente all'abiura
del comunismo. Qualcuno ci ha messo di suo per avviare la deriva. E
penso che il partito sociale non risponda sufficientemente a questa
esigenza profonda di ridefinizione teorica comune. Tra partito sociale
e partito ideologico ci dev'essere una terza via, quella della critica
dell'esistente. Anche del nostro esistente.
Claudio Bellotti
La proposta di Ferrero segna una forte regressione: è un cambio
di linea politica e di maggioranza nel partito, non un semplice allargamento
o "gestione unitaria". La "legislatura di salvaguardia
costituente" è una proposta irreale e sbagliata, e intanto
non di discute di elezioni regionali e del congresso Cgil. Se Berlusconi
cadesse (cosa che per ora non vedo), non ci sarebbe nessuna coalizione
democratica, bensì una qualche forma unità nazionale simile
a quanto avveniva nei primi anni '90, alla quale ci dovremmo opporre
duramente. La vittoria della Innse deve essere studiata, non solo esaltata.
Dobbiamo valorizzare queste vertenze di rottura che aprono anche un
terreno di intervento cruciale se vogliamo dare un ruolo al nostro partito.
La reazione dei lavoratori che si aggrappano alle fabbriche per impedire
lo smantellamento deve farci mettere al centro la rivendicazione dell'esproprio
di quelle aziende, laddove non vi sia altra soluzione per mantenere
il patrimonio produttivo. Questi conflitti si intrecciano al percorso
congressuale della Cgil, sul quale ritengo incomprensibile che si nasconda
il dibattito per non entrare in conflitto con qualche dirigente sindacale
iscritto al nostro partito. La battaglia della Fiom è centrale,
sia sul contratto nazionale che nel confronto interno alla Cgil, non
si può evadere da questo punto. Sulle regionali si arretra ulteriormente,
la discriminante sull'Udc è debolissima e nasconde il vero problema,
che rimane il Pd e la sua traiettoria. In base a queste considerazioni,
valuto la proposta di allargamento della segreteria come un vero e proprio
cambio di linea, che chiude molto negativamente la pagina aperta a Chianciano.
E' ridicolo pensare che una segreteria non abbia una base politica.
Per quanto ci riguarda, se verrà approvata la proposta non faremo
più parte della segreteria nazionale.
Fabio Biasio
I nostri compagni tedeschi dei Die Linke hanno ottenuto un risultato
elettorale estremamente soddisfacente nelle recenti elezioni in tre
regioni. Il 27 settembre si svolgeranno le elezioni politiche per il
rinnovo del parlamento federale e per i Die Linke si profila un risultato
di circa il 12 per cento, che vorrebbe dire un ampliamento della propria
presenza non solo nelle regioni della ex-Germania Est, da sempre roccaforti
della sinistra, ma anche nelle regioni della Germania occidentale. Io
vivo a Berlino da 23 anni e ho seguito lo sviluppo di questo movimento
politico sin dalla sua nascita come Pds subito dopo la caduta del Muro:
ora lavoro molto a contatto con i Die Linke, per la campagna elettorale.
C'è da chiedersi il motivo perchè tra il nostro partito
e il loro vi siano differenze talmente macroscopiche di successo elettorale,
che poi significa presenza sul territorio e capacità di affrontare
e lavorare su temi di interesse sociale. Penso a due motivi: uno la
differenza delle realtà politico-sociali tra Germania e Italia:
la "grande coalizione" della Merkel tra Cristiano-Democratici
e Socialdemocratici spinge altrove gli elettori delusi da questa alleanza,
spostando i loro voti verso l´estrema destra e, fortunatamente,
soprattutto verso l´estrema sinistra. In ogni caso in Germania
la coscienza politica resta molto alta i dibattiti politici si svolgono
in Parlamento, come dovrebbe essere, e non in salotti televisivi come
in Italia. Il secondo motivo ha a che fare con il partito stesso e con
il suo modo estremamente semplice e diretto di portare avanti battaglie
politiche "di base" come quelle sulle paghe orarie minime,
sull´età pensionabile, sulle tassazioni sui redditi più
alti e sul ritiro delle truppe in Afghanistan. Tutte tematiche di lotta
che sarebbero applicabili anche in Italia e che, probabilmente, verrebbero
più prese in considerazione se si seguisse una prassi politica
più "di base" e più vicina al territorio.
Salvatore Bonadonna
Rifondazione Comunista deve rendersi protagonista della iniziativa unitaria
a tutto campo e non solo nella prospettiva della Federazione con i Comunisti
italiani e Socialismo 2000. Per questo ritengo non opportuna l'assunzione
di responsabilità nella Segreteria del Partito. Questo non mette
in alcun modo in discussione la lealtà nella partecipazione alla
vita unitaria del Partito; ma sottolinea che la coalizione di mozioni
che ha espresso la Segreteria e le scelte che questa ha compiuto richiedono
la presa d'atto di un fallimento che si è manifestato anche alle
europee e non si recupera con scelte di riorganizzazione interna. Le
lavoratrici e i lavoratori, in tutti i settori colpiti dalle politiche
padronali e del Governo, nel Nord e nel Sud del Paese, hanno dato vita
a importanti lotte e a mobilitazioni che hanno consentito di acquisire
risultati come alla Innse e, in ogni caso, rifiutano di pagare il prezzo
della crisi. Mentre si rischia che, dopo la crisi, il lavoro dipendente
e autonomo e il risparmio delle famiglie paghino anche la ripresa, Rifondazione
Comunista, come ha partecipato alle lotte deve essere in grado di proporre
il massimo livello di unificazione tra lotta sociale e lotta politica;
per questo deve farsi promotrice di un impegno comune di tutte le forze
di opposizione e della sinistra oltre il confine della Federazione della
Sinistra di Alternativa. Occorre sfidare sui contenuti dell'alternativa
di classe la formazione che si è aggregata in Sinistra e Libertà
e, insieme, l'Italia dei Valori e il Partito Democratico. La sfida riguarda
le contraddizioni profonde che attraversano la opposizione parlamentare
e, in particolare, il Pd. Andare oltre l'antiberlusconismo non significa,
come si evince da talune posizioni interne al Pd, criticare i comportamenti
personali e accettarne e condividerne le posizioni in campo economico
e sociale; ma, al contrario, impostare un'alternativa di società
e di cultura politica anche a partire dalle prossime scadenze elettorali.
Urbano Boscoscuro
Sulla questione relativa al Pd occorre avviare una riflessione dal carattere
essenziale. Per definire il Pd non è sufficiente parlare di natura
moderata e neoliberista. Occorre porre una questione materiale: quali
forze il Pd rappresenta e quali legami internazionali privilegia. Sul
piano nazionale il Pd rappresenta oggi - persino meglio della destra
al governo - gli interessi di una vasta parte del sistema industriale,
bancario e finanziario italiano: gli interessi- dunque- della frazione
maggioritaria del capitalismo. Con gli Usa, la Nato e l'Ue il Pd mantiene
legami più saldi e "credibili" della destra berlusconiana,
che non per questo è meno reazionaria, razzista e antioperaia.
Il punto è che sarebbe sciagurato, per i comunisti, di nuovo
credere che un'alternativa alle destre passi di nuovo attraverso il
centro sinistra e un'alleanza di governo con il Pd. Il fallimento del
governo Prodi e il fallimento, in quel governo, dei comunisti, hanno
lasciato la loro lezione: per i comunisti non è certo il tempo
di scelte di governo, ma vi è un ruolo centrale da svolgere:
la costruzione di un conflitto di classe di lunga durata, volto al cambiamento
dei rapporti di forza sociali e alla costruzione dell'alternativa. Per
questo ruolo, tuttavia, occorrono sia un forte partito comunista, con
vocazione di massa, e una forte sinistra anticapitalista. Dal primo
obiettivo (il partito comunista) siamo ancora molto lontani e il gruppo
dirigente del Prc respinge ostinatamente anche la proposta dell'unità
dei comunisti, voluta dai militanti Prc e Pdci, che potrebbe fornire
una prima base materiale e una nuova passione per la costruzione di
un Partito più forte e radicato. Per ciò che riguarda
l'esigenza di una sinistra anticapitalista c'è un rischio da
non correre: quello che la Federazione in campo, invece che sviluppare
un' immediata unità d'azione nel conflitto, inizi a perdersi
nelle alchimie tardo bertinottiane, volte da sempre a superare l'autonomia
comunista e trasformare l'unità d'azione in un nuovo ed essenzialmente
moderato partito di sinistra.
Bianca Bracci Torsi
La relazione del segretario, con la quale concordo pienamente, descrive
l'attuale fase come stagnazione della crisi che consente al governo
una ristrutturazione dei poteri, delle regole, dei rapporti fra le classi,
nella quale è sempre più riconoscibile la "marca"
fascista. Questo stato di cose ci impone di intrecciare alle lotte popolari
e del lavoro una costante e articolata iniziativa politica di difesa
della costituzione, salvaguardia della democrazia. Non si tratta di
un argomento in più da aggiungere alla nostra agenda ma di uno
dei due terreni sui quali si basa il pericoloso progetto di un'uscita
da destra dalla crisi, che può realizzarsi solo con la vittoria
di entrambi. La nostra lotta sui due fronti è irta di difficoltà
aumentate dalla nostra "invisibilità mediatica", ma
visto che non possiamo permetterci canali Tv né rotocalchi, penso
che dobbiamo individuare altri campi di azione. Siti internet e blog
sono strumenti utili che dobbiamo migliorare e aumentare ma c'e ancora
tanta gente che non accesso alle nuove tecnologie che può essere
coinvolta nella, dai compagni e dalle compagne che abbiano la costanza
e l'inventiva necessaria per individuare gli argomenti dai quali partire
e portargli nelle strade, nei mercati, nei luoghi di lavoro e di studio
insieme alle nostre proposte, alle notizie che la Tv non da, all'aiuto
che gli sportelli già esistenti (e che vanno generalizzati) possono
già offrire. E' un modo, certo faticoso e di lunga lena, che
insieme alla presenza nelle lotte in corso (dal presidio locale al corteo
a carattere nazionale ) può farci tornare ad essere ri-conosciuti
e considerati ancora utili-necessari dal nostro popolo. Impegniamoci
tutti per la riuscita delle manifestazioni del 19 settembre e del 17
ottobre ma credo che proprio quest'anno, così difficile e decisivo
non dovremmo rinunciare al tradizionale corteo d'autunno che oltre tutto
può diventare la prima uscita pubblica della Federazione Anticapitalista.
Alberto Burgio
Sull'allargamento della segreteria nazionale alla mozione 2 vengono
date interpretazioni infondate, che credo utile cercare di confutare.
I compagni contrari vi scorgono un cambio mascherato di maggioranza
e di linea, senonché le loro critiche vertono direttamente sulla
proposta politica (la costruzione della Federazione e l'ipotesi della
legislatura di salvaguardia costituzionale). Allora perché questi
compagni dicono di essere contrari all'ingresso della 2 in segreteria?
Forse per dire che è questo ampliamento a modificare la linea?
Ma così si rovescia l'ordine del discorso, il che certo non giova
alla chiarezza delle posizioni. Anche alcuni compagni della 2 favorevoli
a questo passaggio cercano di sovraccaricarlo di significati impropri.
Dicono che esso sancirebbe l'abbandono della linea di Chianciano. Non
è così. Il connotato anticapitalistico della Federazione
e la centralità del conflitto sociale sono lì a dimostrarlo.
La linea è quella di Chianciano, sviluppata nel segno della continuità.
In realtà non si tratta che della gestione collegiale del Partito,
auspicata dalla maggioranza già al Congresso, in antitesi alla
sciagurata pratica maggioritaria imposta a Venezia, pratica dalla quale
chi non distingue tra linea politica e gestione del Partito mostra di
non essersi ancora emancipato. Chiudo sulla proposta di legislatura
di salvaguardia costituzionale. La risoluzione del conflitto di interessi
e soprattutto l'abbandono del bipolarismo sono condizioni vitali non
solo per il Partito, ma anche per la democrazia. Si tratta quindi una
proposta importante che va sorretta con una campagna di massa, avendo
cura di spiegare lo stretto nesso che salda il pluralismo politico e
informativo alla pratica delle lotte sociali e, in particolare, ai conflitti
del lavoro.
Maria Campese
La discussione all'odg di questo cpn affronta questioni nodali circa
la nostra modalità di lavoro e le prospettive del nostro agire
politico. Il prossimo autunno sarà molto caldo perché
la crisi morde, i livelli occupazionali sono in calo continuo, vengono
attaccati i diritti al lavoro, all'informazione, all'istruzione, alla
cittadinanza. Nostro compito dovrà essere indicare un modello
di uscita dalla crisi, intrecciando questioni produttive con questioni
ambientali. Fra le leggi varate dal governo delle destre richiamo l'attenzione
sul ritorno al nucleare: scade a fine mese la possibilità per
le regioni di intervenire su tale legge, quindi urge mobilitare i livelli
regionali perché facciano opposizione, condizionando le future
alleanze per le elezioni regionali alla condivisione programmatica su
temi di così grande rilevanza. Ho condiviso la relazione del
segretario, soprattutto quando ha rimarcato l'esigenza di radicare il
Partito nelle lotte che si vanno sviluppando nel Paese, di ricostruire
una nostra credibilità e riconoscibilità nelle vertenze.
Questo nostro radicamento dovrà svilupparsi di pari passo alla
costruzione della Federazione. Condivido inoltre la scelta che oggi
questo Cpn è chiamato a fare di gestione unitaria del Partito.
Ritengo fondamentale per un soggetto che si pone il tema dell'unità
d'azione con altri soggetti della sinistra, porsi il problema della
costruzione di una collettività capace di agire unitariamente
il conflitto esterno, capace di fare sintesi a partire da posizioni
pur articolate, così da rimotivare un corpo militante provato
dalle diatribe interne, stanco delle divisioni e dell'incapacità
ad agire il confronto costruttivo. Credo che quanto più saremo
capaci di autoriforma interna tanto più saremo efficaci nel lavoro
politico e sapremo essere polo attrattivo per la costruzione di una
soggettività anticapitalista e della sinistra d'alternativa.