Partito
della Rifondazione Comunista Conclusioni di Paolo Ferrero Voglio innnanzitutto ringraziare Citto Maselli per la sua ultima opera, presentata al festival di Venezia. Ci sono molti modi di portare avanti un impresa collettiva ed esprimere una militanza: quella della battaglia culturale e delle idee è fondamentale. Per questo ringrazio Citto, e non solo per il suo ultimo lavoro. Prima di passare a rispondere nel merito alle questioni politiche , voglio sollevare due questioni che riguardano noi, il gruppo dirigente del partito. Siamo tutti consapevoli della difficoltà della nostra impresa politica. Dopo il negativo risultato alle elezioni europee abbiamo avuto un sostanziale oscuramento della nostra iniziativa. Parallelamente abbiamo però fatto una analisi corretta della fase e individuato nella ripresa del conflitto sociale il dato caratterizzante l’autunno, dato su cui investire tutte le nostre energie. Siamo cioè in una situazione in cui di fronte all’attuale debolezza vi è una situazione sociale che permette il dispiegarsi del nostro progetto politico e di recuperare rapidamente un ruolo politico nel paese. Affinché questo sia possibile è necessario però avere un gruppo dirigente coeso e convinto, un gruppo dirigente che si spende fino in fondo sul rilancio della rifondazione comunista. Per quanto riguarda la coesione spero che la gestione unitaria possa farci fare un significativo passo in avanti. Sono invece preoccupato per quanto riguarda il convincimento. Mi pare che sovente nel gruppo dirigente allargato non ci sia la consapevolezza necessaria dell’opera che abbiamo dinnanzi. A volte si prosegue nella gestione della normale amministrazione come se stessimo navigando in acque tranquille. Non è così. Dalla situazione in cui siamo è possibile uscire ma questo chiede uno sforzo soggettivo, un convincimento del gruppo dirigente, un salto di qualità. Dobbiamo ricostruire la credibilità del nostro partito e questo passa in primo luogo per il prenderci sul serio tra di noi: deve risultare visibile che crediamo in quello che diciamo e facciamo, che non ripetiamo litanie di cui anche noi siamo poco convinti. Nei mesi scorsi ho detto molte volte che occorre superare la divisione correntizia del partito; nel ribadirlo voglio sottolineare come occorra oggi costruire una comunità di intenti che deve partire dal suo gruppo dirigente. Non si tratta di moralismo, parlo di una questione politica che ritengo decisiva: occorre costruire il senso di una impresa collettiva, per la quale valga la pena spendersi. Il comunismo è una passione durevole, per il quale uomini e donne hanno dato la vita. Ricostruire il senso forte di questa nostra impresa collettiva è la condizione per costruire una nuova narrazione, un punto di vista che convinca altri uomini e donne ad unirsi a noi. Non si tratta di rimanere comunisti ma di avere una pratica e un discorso che convinca altri a diventare comunisti. In secondo luogo penso che nella nostra discussione bisogna smetterla di fare la caricatura delle posizioni altrui. A volte la discussione avviene come se all’interno del gruppo dirigente fossimo in una specie di campagna elettorale permanente, in cui la deformazione delle posizioni dell’altro è la norma. Smettiamola, perché nessuno possiede la verità ma proprio per poter cercare il frammento di verità che vi è nel discorso dell’altro, anche di colui che ti si oppone nel modo più netto, è necessario che la discussione sia vera e non propagandistica. Elezioni regionali e congresso della CGIL Da questo punto di vista, sulle regionali, nessuno ha proposto che i territori facciano ognuno per sé. Ho proposto nella relazione che la Direzione, nei prossimi giorni, avvii la discussione. Oggi è prematuro, perché si ridurrebbe a un dibattito puramente declamatorio. Sul congresso della CGIL si è arrivati a dire che siamo omertosi. Lo ritengo inaccettabile. Fino ad oggi c’è stata solo una riunione a porte chiuse del gruppo dirigente della CGIL e indiscrezioni giornalistiche su questo o quel dirigente della CGIL. Se il Partito discutesse nel CPN del congresso della CGIL sulla base di questi elementi non farebbe una cosa seria. Per questo, abbiamo proposto che il dipartimento lavoro istruisca una discussione che coinvolga i compagni e le compagne della Cgil. Dobbiamo lavorare su un indirizzo preciso: fare uscire la CGIL dal guado in quanto, la sua attuale condotta non lavora a costruire i rapporti di forza e la mobilitazione per sostenere lo scontro col governo e la Confindustria. Parallelamente ribadiamo il nostro pieno sostegno all’iniziativa della FIOM sui rinnovi contrattuali, iniziativa che condividiamo e che segna la strada su cui lavorare per una risposta da sinistra alla crisi. La gestione unitaria Abbiamo proposto l’allargamento della segreteria. Vogliamo chiudere una pagina del congresso di Chianciano, quella della scissione, della spaccatura, dei litigi continui, non quella della linea politica. Propongo una discussione onesta su questo punto: a Chianciano la maggioranza uscita da quel congresso ha proposto la gestione unitaria del partito alla mozione 2. Se, invece di trovare un rifiuto, avessimo avuto una risposta positiva, sarebbe stato meglio per tutti. Oggi ribadiamo la linea di Chianciano: scelta di classe, senza abiure al comunismo, centralità del conflitto, alternativa strategica al PD, funzionamento democratico del partito. Detto in altri termini: in basso a sinistra e le due sinistre. Oggi proponiamo uno sviluppo, lungo quella linea: la federazione della sinistra di alternativa e la lotta contro il bipolarismo. Su questa base riproponiamo la gestione unitaria che non siamo riusciti a realizzare al congresso: proponiamo di allargare la segreteria. Nessun cambio di maggioranza quindi ma finalmente la realizzazione della gestione unitaria che tutta la maggioranza di Chianciano aveva condiviso. In questo contesto se un compagno esce dalla segreteria è lui che decide di fare una cosa diversa. Io chiedo al compagno Bellotti di rimanere in segreteria, con le sue posizioni. La proposta è di un allargamento della segreteria, non di una sostituzione. C’è tutto lo spazio politico per dirsi in dissenso con la linea proposta ma sul merito. Per questo capisco che alcuni compagni siano contro la gestione unitaria: lo dicano chiaramente. Ma non si inventino modifiche linea che non vi sono. La federazione della sinistra di alternativa La decisione di costruire una federazione non è una cosa ordinaria. Occorrono passaggi democratici di volta in volta negli organismi dirigenti e trovare il modo di un pronunciamento di tutto il corpo del partito, partito che rimane per l’oggi e per il domani. Il nostro impegno è di costruire la federazione come spazio pubblico della sinistra di alternativa rivolta a tutti coloro che fanno politica a sinistra, iscritti e non iscritti a partiti. A tal fine dobbiamo mettere poche discriminanti fondamentali: l’autonomia e l’alternatività strategica al PD, la non rottura con la nostra storia. E’ stato posto il problema del nome. Io propongo che Rifondazione non chieda di cambiare la dizione “sinistra di alternativa” con la dizione “sinistra anticapitalista”; questa definizione richiama più espressioni degli anni 70 che non mi paiono comunicare molto oggi. Io penso meglio utilizzare la parola “ di alternativa” perché mette in positivo l’idea di una fuoriuscita da sinistra dalla crisi e ci distingue chiaramente dalla sinistra moderata. Il tema delle due sinistre va mantenuto. Qualcuno ha sostenuto nel dibattito: di sinistra c’è ne è una sola, la nostra. Gli altri non sono di sinistra. Attenzione: non penso che noi dobbiamo passare il tempo a fare l’esegesi e dire che di sinistra siamo solo noi, anche perché, probabilmente, diventerà segretario del PD una persona che userà molto di più di quanti l’hanno preceduto il termine “sinistra”. Io penso che dobbiamo dire che c’è una sinistra moderata, che ha forti superfici di contatto con i poteri forti e un’altra sinistra, di alternativa, che combatte non solo Berlusconi ma anche i padroni, il Vaticano, le banche. Dobbiamo inoltre rendere la costruzione della federazione della Sinistra più chiara e più consapevoli e coinvolti i territori. Per questo, faremo nelle prossime settimane attivi nelle federazioni. Non siamo interessati a nuovi contenitori: il tema dell’unità a sinistra è un punto decisivo per dare efficacia alla nostra proposta politica. Con la proposta di gestione unitaria del partito così come con la costruzione della federazione, vogliamo costruire un’altra narrazione di noi, rompendo quell’immaginario collettivo, diffuso dentro il popolo della sinistra, che ci percepisce come quelli delle divisioni e delle scissioni. La proposta contro il bipolarismo Abbiamo detto e ribadiamo che non vi è nessun spazio politico per un accordo di governo con il centro sinistra. Riteniamo anzi necessario farla finita con il bipolarismo e a tal fine costruiamo una campagna di massa per il proporzionale e avanziamo la proposta di una breve legislatura di salvaguardia costituzionale che cambi la legge elettorale. Questa nostra proposta definisce quindi una linea politica che vede la centralità del conflitto sociale per una uscita a sinistra dalla crisi, la federazione della Sinistra di Alternativa per conquistare la massa critica sufficiente per l’efficacia dell’iniziativa, una proposta per uscire dal bipolarismo, di cui il berlusconismo è figlio. Chiunque sostenga che questa proposta vuole riaprire la discussione su alleanze di governo con il centro sinistra semplicemente mente. Questa proposta viene avanzata proprio al fine di evitare che il giusto tema della sconfitta di Berlusconi ci porti sul terreno di alleanze di governo innaturali. La proposta politica che avanziamo mi pare quindi positiva perché, a partire dalla scelta della centralità della costruzione del conflitto sociale, è in grado di rispondere al tema dell’unità a sinistra e del nostro impegno per battere Berlusconi e il bipolarismo. Adesso si tratta di far marciare unitariamente questa linea. |