Partito
della Rifondazione Comunista
Comitato Politico Nazionale 13 - 14 giugno 2009
Documento
politico (primo firmatario Franco Russo)
Il CPN riunitosi il 13/14
giugno 2009
ringrazia le cittadine e
i cittadini che hanno votato la lista comunista e anticapitalista, impegnata
in una difficile campagna per le elezioni europee;
saluta e rinnova il ringraziamento a Pietro Ingrao che, con una scelta
di libertà, ci ha sostenuto e incoraggiato in una prova che sapevamo
tutti/e essere particolarmente ardua;
ringrazia tutte le organizzazioni del partito, i candidati e le candidate,
e quanti/e hanno profuso la loro attività per superare lo sbarramento
del 4%, introdotto alla vigilia delle elezioni per eliminare le forze
di opposizione, innanzitutto quelle della sinistra anticapitalista;
chiama tutti/e a un ulteriore sforzo per portare al successo le coalizione
nelle quali siamo direttamente impegnati o ci siamo apparentati nel
secondo turno, e per far fallire con l’astensione o il rifiuto
della scheda il referendum elettorale del 21 giugno.
1.
In Europa, nell’astensionismo dilagante, c’è stata
una vittoria del PPE e un crollo del PSE. La destra, sia al governo
sia all’opposizione, ha vinto; le forze xenofobe e razziste hanno
conosciuto successi. Nella crisi capitalistica ci si rifugia sotto le
ali dei governi conservatori nella speranza di ricevere assistenza e
di garantirsi una sicurezza fatta di law and order, che si riversa contro
le fasce deboli e i/le migranti. La socialdemocrazia viene penalizzata
perché ha gestito i fasti della globalizzazione, e perché
le sue proposte socialliberali si rivelano impotenti; mentre in importanti
paesi si affermano i verdi, si riduce la rappresentanza parlamentare
delle sinistre del GUE. Si affermerà sempre di più l’Europa
dei governi, che comprimerà l’idea di un europeismo di
sinistra.
La prova elettorale europea non è stata superata: la lista comunista
e anticapitalista non ha raggiunto l’obiettivo del quorum e così,
dopo l’esclusione dal parlamento nazionale, ora siamo esclusi
anche da quello europeo, e l’esserlo a causa di un artificioso
marchingegno elettorale non sminuisce la gravità della sconfitta
politica, così come non può essere avanzata come giustificazione
la concorrenza di altre liste.
2.
Dalla crisi non si esce spontaneamente a sinistra: essa ha risvegliato
paure e insicurezze, ha scatenato guerre tra poveri, ha finito per favorire
la ricerca di punti di appoggio assistenziali, populistici ed autoritari;
dinnanzi a questi drammatici problemi RC ha creduto di poter fare argine
chiamando a raccolta il tradizionale corpo elettorale dei comunisti
con un’operazione di fatto reclusa nel campo dei partiti esistenti
e del loro ceto politico di lungo corso. Non si è avuta la consapevolezza
che richiamo identitario e passatismo precludono le relazioni con le
forze più attive del paese, quali le associazioni e i comitati
territoriali impegnati in una molteplicità di conflitti –
territoriali, metropolitani, ambientali, pacifisti e antimilitaristi
-, e con le forze del sindacalismo democratico e di classe che stanno
oltre la CGIL, i cui gruppi più impegnati peraltro non hanno
votato comunista.
RC non è riuscita a costruire una lista veramente espressiva
di movimenti e associazioni. Pur nello sforzo di coinvolgimento di altre
forze politiche di sinistra, si è dimostrata la estrema debolezza
di una proposta elettorale la cui cifra dominante è stata quella
di partiti e partitini, con la presenza di alcuni ‘indipendenti’.
L’immagine di una chiara e netta scelta di apertura per la costruzione
di uno schieramento anticapitalistico più vasto e articolato,
radicato nei conflitti, è rimasta sullo sfondo - anche grazie
a una certa stampa ‘amica’che ci ha raffigurato chiusi in
una sorta di ‘recinto identitario’, in cui alcune voci invocavano
più o meno esplicitamente una finalmente ritrovata unità
comunista, come se il comunismo fosse un blocco ideologico compatto
e non fosse stato invece attraversato criticamente da importanti movimenti
e culture innovative quali il femminismo, il pacifismo, la nonviolenza,
l’ecologismo.
3.
Improponibile è il vecchio compromesso socialdemocratico con
lo Stato, compromesso impotente anche solo per rendere meno iniqua la
distribuzione dei redditi. Vanno messi in discussione i processi di
produzione e riproduzione in base a scelte di trasformazione del modello
economico-sociale verso un’economia socialmente giusta ed ecologicamente
sostenibile: l’opzione rosso-verde per la difesa e l’ampliamento
dei beni comuni – dall’energia alla terra, all’acqua,
al clima -, e per la difesa del territorio; le nuove priorità
della produzione industriale al servizio dei bisogni sociali e della
sostenibilità ambientale – chi, cosa, come, dove e per
chi produrre sono all’ordine del giorno del confronto e scontro
con i poteri capitalistici, in Italia e in Europa. Insieme al capitalismo
va particolarmente combattuto il patriarcato, la forma più antica
e ‘originaria’ di dominio. La contraddizione capitale/lavoro
non ‘assorbe’ e non ‘comprende’ le altre, ma
va declinata in connessione con il conflitto di genere e con l’acquisizione
della cultura del limite ecologico.
4.
L’Europa all’orizzonte è sempre più un’Europa
fortezza chiusa alle migrazioni e a relazioni paritarie e solidali con
i popoli del Sud del mondo, un’Europa dove i governi sono impegnati
a salvare banche e grandi imprese, cercando anche di utilizzare le catastrofi
ambientali per un impossibile ‘capitalismo verde’; plebiscitarismo,
personalizzazione del potere che si avvale sempre più dei media
per imporre la propria agenda politica e culturale, e democrazia maggioritaria
sono le caratteristiche salienti degli odierni regimi a livello nazionale
ed europeo. Tutto ciò sta minando la democrazia costituzionale,
i cui pilastri sono i diritti universali della persona, garanti delle
differenze, e la partecipazione dal basso alle scelte collettive.
5.
RC, senza ripiegarsi su sé stessa, non può non interrogarsi
sulle sue ripetute sconfitte; RC deve cambiare riprendendo il filo di
due dei suoi momenti costituenti: quello del 1998 con la riconquista
dell’autonomia politica dal governo e quello di Genova 2001, quando
intraprese un cammino comune con i movimenti, le associazioni e il sindacalismo
di classe. L’identità politico-culturale non è un’ideologia,
è una costruzione di pratiche sociali guidate dai valori della
trasformazione che oggi sono molti più ampi e diversificati rispetto
al passato, pertanto non racchiudibili nelle formule politiche del comunismo
tradizionale: anche il passato non è univoco, ma intessuto di
esperienze, di culture, di idee molteplici che hanno fatto grande la
storia del movimento operaio e delle sinistre.
Dobbiamo continuare e approfondire il tema della rifondazione, dell’apertura
a tutte le culture critiche del capitalismo e del patriarcato. Una lavoro
non solo di carattere teorico e culturale, ma soprattutto intessuto
di esperienze e di nuovi rapporti tra diverse soggettività connotati
dalla pari dignità politica: è tempo di superare l’ideologia
della supremazia del partito.
RC è una miniera di risorse e di passioni: occorre riversarle
nella società, insieme a quanti/e si battono in nome dell’altro
mondo possibile; il partito non è una totalità autosufficiente,
se mai lo è stato, ma una parte di un movimento di trasformazione;
per questo anche il nostro modo di essere - centralistico, ruotante
intorno al vertice (dai ‘capi’ alla figura del segretario,
secondo un modello imposto dalla cultura del leader carismatico) –
deve cambiare verso un partito-strumento, strutturato a rete per essere
costruttore di movimenti sociali senza la presunzione di esserne la
‘guida’, per forgiare nuove forme di rappresentanza capaci
di inverare i valori e gli imperativi della democrazia costituzionale
– un ordinamento senza sovrani e senza patriarchi, basato sul
riconoscimento dei diritti fondamentali di ogni persona, perché
ognuna/o possa realizzare il proprio progetto di vita.
6.
Per RC è necessario un percorso di riflessione e di pratiche
sociali per rompere l’accerchiamento e l’autoaccerchiamento,
per dar vita a un processo di costruzione di una sinistra, capace di
un’intransigente opposizione al berlusconismo, di proposte per
‘uscire a sinistra’ dalla crisi, autonoma politicamente
e culturalmente dal socialliberismo del PD, liberata dall’ideologia
della governabilità – una sinistra di alternativa alla
società capitalistica.
Il progetto della costruzione di un polo anticapitalista non si misura
nel tempo angusto di una prova elettorale. Non è, quello elettorale,
neppure l’unico parametro per misurare la validità e lo
spessore di un progetto politico. Non c’è l’unità
dei comunisti e intorno ad essa un processo unitario più largo:
non dobbiamo proporre cammini a doppia velocità. Occorre trasformarsi
per indurre anche gli altri a cambiare.
La lista delle elezioni europee, le adesioni raccolte, anche nel mondo
intellettuale, e i consensi ricevuti sono per noi al servizio di quel
progetto. Dobbiamo rivolgersi a tutte e tutti coloro che vogliono costruire
un polo della sinistra anticapitalista, che pensa e lavora per un’altra
società possibile, ognuna e ognuno alla pari, senza chiedere
a nessuno di rinunciare alla propria diversità, ai propri linguaggi
e ai propri percorsi. Una sinistra comunista, ecologista, femminista,
libertaria, pacifista; una sinistra di partiti, di movimenti, di associazioni,
di comitati - una sinistra che riparte dal conflitto di lavoro, che
sperimenta forme nuove delle lotte metropolitane, delle vertenze territoriali
e ambientali, che si batte per la difesa e l’estensione delle
libertà individuali e collettive.
Si rende necessaria una conferenza progettuale per elaborare una Carta
di principi e di programma, capace di affrontare anche le questioni
delle nuove forme organizzative dell’agire politico-sociale, aperta
a tutte le persone impegnate contro il capitalismo generatore di disuguaglianze
e di illibertà - distruttore della vita, dei beni sociali e ambientali
- e contro il regime plebiscitario foriero del dominio esclusivo del
capo di governo.
Franco Russo
Imma Barbarossa
Walter De Cesaris
Patrizia Nobile
(Respinto con 3 voti a favore)