Partito
della Rifondazione Comunista
Comitato Politico Nazionale 13 - 14 giugno 2009
Documento
politico (primo firmatario Augusto Rocchi)
Il CPN ringrazia le elettrici
e gli elettori che hanno sostenuto la nostra lista alle europee e nelle
elezioni locali. Grande è stato l’impegno dei nostri militanti
e delle militanti, nonché delle strutture del partito, che con
generosità hanno lavorato per consentire un nostro rafforzamento,
in una difficile campagna elettorale, e, pur tuttavia non si è
conseguito il superamento dello sbarramento previsto
Le elezioni europee ci consegnano una Europa più a destra, infatti
si affermano i partiti conservatori, quelli liberali e le forze politiche
nazionaliste a forte matrice xenofoba e razzista. La socialdemocrazia
crolla e i partiti della Sinistra europea non riescono a capitalizzare
la critica alla crisi economica e finanziaria, ed infatti il nostro
gruppo parlamentare europeo perde un quinto dei suoi deputati. L’unica
proposta di sinistra che riesce a passare in Europa si esprime in un
impianto non dogmatico: in questo quadro è emblematico il risultato
del Blocco della Sinistra portoghese e quello dei verdi tedeschi e francesi,
caratterizzati da una critica concreta alla crisi del capitalismo e
da una proposta di economia verde, critica verso lo sviluppismo e con
una proposta ecologica alternativa. Dentro la crisi la sinistra europea
ha pagato lo scotto di una assenza di proposta, l’incapacità
di leggere la devastazione sociale delle aree industriali, la crisi
culturale e la difficoltà di ricostruire un pensiero critico
dentro la lettura di questa fase.
In Italia il bipolarismo si consolida e l’affermazione della Lega
Nord rappresenta il termometro della deriva italiana, di un Paese, cioè,
che affronta la crisi con messaggi di paura, incitando una guerra tra
i poveri con tendenze pericolosamente razziste e xenofobe. I soggetti
travolti dalla crisi non riescono a trovare una loro soggettività
politica di riferimento e si affidano a risposte semplificatorie e spesso
populiste.
Il CPN considera che l’esito del voto per il Parlamento europeo
e in molte amministrazioni locali, costituisca una sconfitta della ipotesi
politica che si è tradotta nella lista comunista anticapitalista.
La relazione del Segretario del Partito risulta inadeguata a produrre
la svolta necessaria per passare da questa sconfitta alla costruzione
di una strategia, di un partito, capace di rappresentare l’alternativa
alla società capitalista investita da una crisi economica che
si configura come crisi di sistema.
Mentre l’America di Obama riflette, nella crisi sul modello di
sviluppo, l’assetto industriale, sulle fonti energetiche e apre
al confronto con il mondo islamico, l’Europa arretra e non ha
un risposta originale alla crisi, anzi le elezioni del Parlamento europeo
segnano una chiusura delle politiche di cooperazione, di accoglienza
e sconfinano nella xenofobia.
La crisi economica, la frammentazione sociale, non può ridursi,
come spesso accade in mera descrizione. Le metamorfosi sociali culturali
antropologiche avvenute nella società vanno indagate a fondo.
C’è bisogno oggi – a sinistra- di uno spazio di analisi
e proposte condivise sulla crisi, che non è solo crisi economica,
ma è Crisi come categoria di lettura del nostro presente.
Il mondo del lavoro è senza rappresentanza politica, CGIL e FIOM
e complessivamente le organizzazioni sindacali più radicali,
rischiano una deriva di isolamento e marginalizzazione, qui sta la responsabilità,
davvero storica per la sinistra e per noi, della ricomposizione sociale
e politica del mondo del lavoro, per questo è necessaria una
mobilitazione straordinaria contro le ipotesi di innalzamento dell’età
pensionabile e una estensione generalizzata degli ammortizzatori sociali
e di interventi di integrazione al reddito. Un intervento pubblico sui
fondi pensione, costituiti con i TFR dei lavoratori e delle lavoratrici,
che ne garantisca il rendimento, così come i vincoli per la sicurezza
sul lavoro vanno rilanciati, con forza, insieme alla costruzione di
tutele economiche e normative definite a livello europeo come: contratti
di lavoro di riferimento, e paga oraria media di riferimento, utili
a scardinare il principio della competizione tra lavoratori, di diversi
paesi.
Va contrasta una lettura opaca dell’economia, in cui scompare
il lavoro delle donne, specie quello per la riproduzione, riattualizzando,
anche e soprattutto nella crisi, gli impegni che i governi si erano
assunti nella conferenza di Pechino, allorquando decisero di rendere
visibile nei propri bilanci, il valore economico per gli stati del lavoro
dedicato alla riproduzione; così come va contrastata la discriminazione
di reddito da lavoro subita dalle lavoratrici dipendenti e non, e va
praticato nelle leggi e nei provvedimenti pubblici il mainstreaming,
giacché tali atti hanno un impatto di genere differenziato, l’esempio
più calzante è rappresentato dal passaggio del sistema
pensionistico da retributivo a contributivo laddove solo il 3% delle
lavoratrici raggiunge i quarant’anni di contributi.
Migliaia di lavoratrici e lavoratori precari, nella pubblica amministrazione,
non si vedranno riconfermare il contratto, scivolando nel mare della
disoccupazione, va messa in campo ogni iniziativa, anche autonoma del
partito per scongiurare questo esito, chiedendo il rinnovo dei contratti
per tutto il periodo della crisi.
“Noi la crisi non la paghiamo” è stato il più
efficace programma di opposizione degli ultimi tempi, lanciato dalla
scuola e dall’università, un tema che parla direttamente
al cuore dell’esistenza e del futuro, delle vite di tanti giovani
studenti e ricercatori, che lottano contro i “ladri di futuro”,
questo nostro partito, se vuole tornare a ridare senso alla politica
deve, avere l’aspirazione di costruire prospettive e futuro, ricercando,
insieme, le risposte adeguate ai desideri delle nuove generazioni che
vivono la dimensione materiale ed esistenziale della precarietà
rilanciando la battaglia per il reddito e per un lavoro dignitoso e
garantito.
Non vogliamo riproporre meccanismi di spaccatura interna al partito
né ricerca di capro espiatorio su cui scaricare le responsabilità
di una sconfitta, la nostra gente non sopporta più le divisioni,
e non distingue tra chi le pratica e chi le subisce perciò occorre,
produrre una discontinuità progettuale ,un salto di qualità
nella proposta e nell’iniziativa politica e sociale del nostro
Partito, in grado, anche, di attraversare quindici anni di diaspore.
Il quadro analitico e programmatico delle posizioni che si sono confrontate,
nel congresso di Chianciano, risulta largamente superato, dallo svolgersi
della crisi economica e sociale, con l’attacco al CCNL e sul terreno
della rappresentanza delle forze politiche. In questo quadro, il CPN
prendendo atto della sconfitta, apre una fase di elaborazione politica
decidendo di promuovere un’iniziativa verso soggetti singoli e
collettivi: le forze comuniste, socialiste ambientaliste, pacifiste,
sindacali, nonché verso gli/le intellettuali, gli/le economisti/e,
e al mondo largo dell’associazionismo, perché si possa
definire un piano di uscita dalla crisi e per la ricomposizione di una
massa critica necessaria a riavviare e dare senso al conflitto politico;
l’alternativa di società ha bisogno di tutti, e noi siamo
una parte, ha bisogno, cioè, di esperienze, soggettività
critiche e sguardi sul mondo molteplici.
Se non rilanciassimo la nostra iniziativa con una proposta in grado
di parlare al corpo del nostro partito e al popolo della sinistra rischieremmo
di perdere tanti e tante militanti inverando che: l’unico spazio
politico della sinistra debba essere rinchiuso nella gabbia del bipolarismo.
C’è una domanda di unità di tutte forze della sinistra,
che viene avanzata da diversi settori della società italiana
e vi è una esigenza forte di ricominciare a ridare senso alle
nostre battaglie di questi anni: dalla pace al lavoro, dall’autodeterminazione
delle donne ai diritti civili, dalla laicità alla democrazia
alla difesa e promozione dell’ambiente.
Proponiamo, nel più breve tempo possibile, un’assemblea,
che riconduca ad un processo unitario le diverse opzioni di sinistra,
che rischiano, se non coinvolte appieno e in termini paritari in tale
processo, di rimanere estranee a qualsiasi proposta credibile di confronto
della sinistra oltre che di essere di ostacolo per lo stesso futuro
dei comunisti in Italia e in Europa.
Augusto Rocchi
(Respinto con 36 voti a favore)