Partito
della Rifondazione Comunista Conclusioni di Franco Giordano Vorrei iniziare queste conclusioni
partendo da un punto fermo: ho proposto io in segreteria, e l’ho
riproposta qui al Cpn, l’idea di anticipare il congresso per ridare
immediatamente la parola alle compagne ed ai compagni di Rifondazione
comunista. Il processo democratico inizia proprio con la dinamica congressuale. Per questo penso che il primo passaggio sia quello di intrecciare una discussione interna approfondita e partecipata al congresso con una discussione esterna aperta a tutti coloro che ci hanno aiutato in campagna elettorale e che sono stati sconfitti insieme a noi ed anche a chi non ci ha votato ed oggi, resosi conto del vuoto che si è creato, vuole colmarlo anche con la sua partecipazione. Saremmo miopi se non facessimo questa operazione. Penso ad assemblee aperte nei territori, non limitate ai gruppi dirigenti, per la ricostruzione della dialettica con un mondo che oggi si pone importanti interrogativi e che potrebbe dare inizio ad una reazione positiva e di massa. Le due date per noi decisive
sono quelle del 25 aprile e del 1° maggio, per ricostruire un sentire
comune con un pezzo del popolo di sinistra e democratico. Il 25 aprile
con il tema della cultura democratica ed antifascista, il 1° maggio
per rilanciare il conflitto sociale nella fase contemporanea. Dobbiamo
far capire al paese che vogliamo ricominciare, pur in questo difficile
momento. A tal proposito, invito tutti ad organizzare, in questa settimana,
una grande mobilitazione di sostegno a Rutelli contro l’avanzata
di questa destra, la peggiore destra. Io ci sarò, come semplice
militante di Rifondazione comunista. Non ho mai parlato di scioglimento
del partito né ho mai fatto alcuna allusione in tal senso. Ciò
che dicevo ieri, lo ripeto oggi: occorre ripartire da Rifondazione Comunista
e avviare il processo costituente della Sinistra. E’ questo l’oggetto
del nostro Congresso di luglio: ripartire da Rifondazione e rilanciare
la costruzione della sinistra unitaria in Italia. Dopo la disfatta elettorale
sarebbe assurdo riproporre l’ipotesi della federazione, tanto
più dopo il passo indietro unilaterale del Pdci. Sono anche contrario all’idea
di un partito unico, che ci riporterebbe nell’alveo di una cultura
novecentesca da noi ampiamente superata. Immagino invece uno spazio
pubblico - non una federazione - in cui i soggetti, le passioni, i sentimenti
possano stare insieme alla pari e, tramite la partecipazione e la democrazia,
possano esprimersi, con poteri decisionali, nella definizione di questa
soggettività. Dobbiamo ricostruire un’idea della politica nuova, un idea di conflitto, espulso dalla politica stessa negli ultimi anni e delegata al sindacato in chiave moderata, mentre al partito si delegava l’autonomia della politica in chiave autoreferenziale. Dobbiamo ricostruire una soggettività politica nuova che contenga un’idea di conflitto altrettanto nuova. Penso ad una sinistra radicata nei territori che ricostruisca forme di democrazia, il “fare società”. La collocazione politica non è determinante, perché anche dall’opposizione si deve offrire un’idea di società alternativa e si deve essere radicati nel territorio. Dobbiamo. A mio parere, ripensare
la nostra soggettività attorno a 4 grandi questioni: rilanciare
il conflitto sociale; investire di nuovo nei movimenti altermondialisti
specie in uno scenario globale come quello attuale, con la crisi finanziaria
americana alle porte; fare leva su quelle comunità che esprimono
un’idea nuova di solidarietà ed un vincolo sociale forte,
spesso presenti nei territori del nord del paese dove la desertificazione
sociale è devastante; assumere la pratica della differenza, riscoprendo
la parzialità del maschile e di rompere il meccanismo dell’universalismo
astratto. Invito i compagni che hanno
parlato di nonviolenza a non disperdere questo aspetto fondante della
nostra cultura e vi chiedo di inserire la nonviolenza nel documento
di oggi e di quello congressuale, così si difende il bagaglio
culturale di Rifondazione comunista e renderemo limpida la discussione.
Dobbiamo evitare che le nostre culture si possano disperdere solo perché,
congiunturalmente, ci troviamo su posizioni differenti. Dobbiamo far
tacere i rumori interiori, creare uno spazio di silenzio in cui la parola
dell’altro possa risuonare con chiarezza. Dobbiamo guardarci dal
rischio di doroteismo, mettendo insieme cose diverse che lascerebbero
intatto l’esistente. Cosa mai potremmo conservare adesso? Dobbiamo
investire su una progettazione nuova per Rifondazione Comunista e per
la sinistra. Le due cose stanno insieme, non riesco a vedere una Rifondazione
senza un progetto per la sinistra. |