Partito
della Rifondazione Comunista
Comitato Politico Nazionale 21 - 22 aprile 2007
Relazione
di Walter De Cesaris
La riforma
organizzativa al via
Il primo compito di questo
CPN: tradurre in una procedura operativa quanto discusso e deciso nella
Conferenza di organizzazione.
Dici una cosa, la fai, almeno provi a tradurla in atti: questo è
il primo punto della riforma della politica. Abbiamo votato un documento
che diceva: entro un mese il CPN avvierà i percorsi per rendere
operative le decisioni assunte dalla Conferenza.
Abbiamo assunto la relazione e le conclusioni della Conferenza, i testi
di report dei gruppi di lavoro, le indicazioni delle plenarie tematiche,
l’inchiesta sul partito.
Cerco di ricapitolare il senso della nostra discussione.
Non c’è una questione morale dentro Rifondazione Comunista,
Il nostro è un partito sano, fondato sul volontariato. La sua
composizione lo dimostra, la sua vitalità ne è la prova.
Un partito presente nei movimenti e largamente partecipe delle lotte
e delle vertenze che animano il tessuto democratico.
Naturalmente, siamo un’organizzazione complessa e possono determinarsi
locali, singoli episodi.
Ma il nostro è un corpo sano e vitale. Eppure noi sentiamo ancora
più l’esigenza di misurarci con il cambiamento necessario
del nostro modo di discutere, di assumere decisioni, di agire, di costruire,
fare società.
E’ evidente il perché. Noi siamo, vogliamo essere, una
forza della trasformazione. Il punto di analisi è come pensare,
costruire una uscita da sinistra dalla crisi della politica: il ciclo
lungo, quello determinato dallo svuotamento degli spazi e degli istituti
della democrazia, lo spostamento delle decisioni in ambiti ademocratici,
fuori dalla possibilità di essere influenzati dalla partecipazione.
E, dentro questo quadro, il ciclo breve della crisi del sistema politico
italiano, crisi innescata dai processi di devoluzione e di rottura della
unitarietà delle prestazioni, ma anche la crisi del sistema dei
partiti con le gravi ripercussioni che questa ha. La connessione tra
questi processi e la destrutturazione, l’ eliminazione di garanzie
e tutele, a partire dalla condizione di lavoro, nuove forme di lavoro
servile, una condizione generale di sofferenza sociale, di squilibri
e contraddizioni che allargano il fossato fra aree del Paese, che acuiscono
e aggravano disuguaglianze economiche e di condizioni materiali di accesso
a diritti fondamentali.
E poi come quell’impianto ademocratico, quella condizione sociale,
quella condizione del lavoro si connettono con culture di chiusura,
regressive sui temi dei diritti, patriarcali, violente, omofoniche,
repressive, venate da elementi xenofobi. Un mix pericoloso che può
trovare nell’ideologia e nella pratica della guerra di civiltà
l’elemento di unificazione.
Insomma, siamo dentro una crisi, una transizione irrisolta, nel ciclo
lungo e nel ciclo breve, l’instabilità non è un
elemento provvisorio ma il segno di una fase. Una vena di inquietudine,
una irrisoluta cupezza è predominante nelle classi dirigenti,
politiche, economiche, culturali.
L'illusione è scomparsa, rimane la realtà, ma quella viene
imposta come necessaria e ineluttabile, come malattia della storia e
come condizione umana.
E si produce una divaricazione: la separazione tra società e
politica tende a farsi opposizione. Processo di americanizzazione vero
e proprio, non imitativo ma veramente introiettante un altro modello.
Questa è anche la deriva del PD. E dentro questa deriva può
trovare spazio (è già successo), l'idea di una scorciatoia
semplificatoria che per via istituzionale (legge elettorale ma non solo)
cerca di imporre una camicia di forza che imprigiona la politica dentro
il quadro delle compatibilità. L'idea mi sembra che riemerga
in queste ore, di una sorta di "grande coalizione" istituzionale
che vuole disegnare un Paese per i poteri forti.
Noi oggi dobbiamo avviare la fase della traduzione in atti operativi
della nostra discussione: un'uscita nella direzione della partecipazione
e della trasformazione e nella messa in relazione, la connessione tra
di essi. E’ il percorso di innovazione di cultura politica.
Cosa dobbiamo fare:
modificare lo statuto: rottura della struttura piramidale, elezioni
gruppi dirigenti dal basso, democrazia di genere, rotazione incarichi
e limiti di mandato istituzionali;
modifiche regolamentari: cumuli di incarichi, spese personali, forme
di finanziamento, quanto guadagnano gli eletti e versamenti, ruoli di
governo e ruoli in enti e consigli, sperimentare forme attive di partecipazione
generali . Rompere l'irrigidimento correntizio, forme della comunicazione,
centralità dell'inchiesta.
Questo CPN avvia la fase
operativa. Sarà avanzata una proposta complessiva, sottoposta
alla valutazione della Direzione, dell’Esecutivo e largamente
nei territori, poi il CPN sarà chiamato ad esprimersi definitivamente.
La campagna
per il risarcimento sociale
Una discussione
incentrata e connessa con la sfida sulla condizione sociale e una nuova
politica riformatrice.
Una nuova politica economica (redistribuzione, qualità, scuola,
ricerca, stato sociale) è volano per una nuova qualità,
anche per una nuova economia.
Il quadro generale lo consente: ci sono le risorse derivanti dall'extragettito
(grazie alla lotta all'evasione). O si apre adesso la fase del risarcimento
o non si apre più!
C’è una irrisolta questione salariale dentro un'irrisolta
questione sociale. Il problema va affrontato in maniera drastica. Per
questo sono irricevibili le pretese della Confindustria (hanno avuto,
cosa danno loro al Paese?). E' irricevibile l'impostazione del Tesoro:
¾ delle risorse al risanamento del debito.
Non si può: si apre un conflitto vero e lo faremo sino in fondo.
Non è il tema del rapporto PRC, governo o sinistra contro moderati,
è in gioco il rapporto tra il governo, l'unione politica, l'unione
materiale, il popolo dell'Unione.
C'è un'incrinatura, la fine di un'attesa, la fine di una rendita
di posizione, comincia una diffidenza che si fa disillusione, rischia
di tramutarsi in crisi di rapporto. Con quel popolo hai fatto un patto,
il programma. Per questo si apre una sfida, un conflitto aperto. Noi
siamo dentro questa sfida, abbiamo detto che è suonato un campanello
d'allarme che è anche quello dell'ultimo giro, quello della volata.
Così sulle pensioni, non si scherza. Età pensionabile:
eliminare lo scalone, no ai disincentivi, no alla revisione in ribasso
dei coefficienti di calcolo. Con i dati, abbiamo dimostrato tutto ciò
che c'era da dimostrare. Con il fuoco, non si scherza!
Il tema è il risarcimento sociale. Ciò riguarda la quantità
delle risorse, la qualità delle scelte.
Si affronta il tema casa, l’ICI, bene. Noi l'abbiamo fatto per
primi. Ma anche qui, è necessario trasmettere un grande messaggio
al Paese: il tema essenziale è chi la casa non ce l'ha, perchè
non c'è l'edilizia popolare, perchè sei non così
povero da poter sperare nella casa popolare e non così ricco
da comprartela (riguarda il lavoro dipendente: 1500 euro al mese non
può pagarne 1000 d'affitto). Riguarda chi a contratti a termine
o è precario. Un messaggio al Paese: un grande piano per una
politica sociale della casa Vuol dire anche una nuova politica economica:
edilizia, recupero urbano, risanamento, restauro.
Partire dal risarcimento sociale, primo fra tutti, il salario, connettersi
con i rinnovi dei contratti, milioni di lavoratori: Pubblico Impiego,
metalmeccanici, altre categorie. Pensiamo a un grande evento partecipativo.
Il 14 maggio, tutto il gruppo dirigente nazionale, il segretario, i
parlamentari, saranno davanti a tutte le fabbriche della cintura torinese.
In Sardegna si sta svolgendo con grande successo la marcia per il lavoro.
Parte da lì la nostra campagna per il risarcimento sociale anche
come una vera inchiesta sulla condizione sociale del Paese, a partire
dalle condizioni di lavoro, dallo scandalo delle morti e degli infortuni
sul lavoro.
Studiamola, organizziamola, questa campagna, non come una propaganda,
ma come una vera sfida. Apriamo un conflitto vero. L'attendismo, la
passività sono il nostro nemico principale.
Non c'è un prima e un dopo ma una connessione: diritti civili,
laicità, riconoscimento delle unioni civili e delle forme di
relazione, lotta contro il proporsi di modelli culturali regressivi,
neofondamentalismi, nuova legge sui migranti. Allo stesso tempo, acqua
pubblica, vertenze territoriali.
Insomma un'idea del Paese, una proposta per il futuro, una spinta per
cambiare, la rottura del tappo conservatore, della maschera di ferro
che forze conservatrici vogliono imporre per impedire, ostacolare, ritardare
quel cambiamento che questo Paese aspetta e merita. Ci sono le forze
e le energie. Una sfida vera con i riformisti.
C'è un punto di cultura politica. Nel congresso del PD è
un motivo ricorrente: il tema del cittadino, del consumatore. Ti cancellano
la tua ragione sociale in nome di un'astratta cittadinanza, astratta
dalle tue condizioni materiali e dai rapporti di produzione e riproduzione
sociali, è la tua scarnificazione. Qui c'è il punto culturale
di una deriva, di un'uscita del PD, del suo orizzonte, dalla sinistra.
Don Milani l'ha insegnato: non c'è peggiore ingiustizia che fare
parti uguali tra diseguali. Perpetua la disuguaglianza. C'è l'idea
che la società è terreno della disuguaglianza e la politica
è il terreno in cui lenire quella disuguaglianza nella sfera
della cittadinanza. E' un impianto liberal democratico. Noi pensiamo
diversamente, la sfida non potrebbe essere più netta.
Noi pensiamo ad una sinistra che fa la sinistra, il nostro slogano per
le amministrative.
C’è un intreccio con la sfida generale del risarcimento
sociale, è la prima campagna elettorale dopo la decisione del
PD. Un voto anche per la sinistra che fa la sinistra.
Un grande
progetto per la sinistra
Su questo terreno,
della politica riformatrice, del risarcimento sociale, proponiamo un'offensiva
unitaria a tutta la sinistra.
Pratichiamo subito questo terreno. Nei gruppi parlamentari, nelle regioni,
nei comuni, nei territori: come una unità d'azione, una proposta
di partire dai temi concreti della svolta necessaria sui contratti,
sulla redistribuzione, sulla laicità e sui diritti. Chi è
più avanti, faccia di più! Questa è una necessità
dei lavoratori, della nostra gente, del Paese.
Facciamolo senza che questo prefiguri questa o quella modalità
del percorso unitario, questa o quella formula. Ma tanto più
è importante l'unità di azione in quanto può connettersi
al percorso unitario.
Non abbiamo influito, ma guardato con grande rispetto alle scelte autonome
della sinistra DS.
C’è un'importante novità politica e ieri si è
consumata. Al via un confronto vero, intenso, praticato nei territori.
Nessuna annessione, nessuno scioglimento, nessuna aggregazione geometrica:
il patto dei resistenti al PD. Si parte da qui, innanzitutto da sè.
Noi dalla Sinistra europea che è, innanzitutto la dimensione
europea del Partito della Sinistra europea e un'esperienza originale
nel nostro Paese.
A giugno l'Assemblea nazionale costitutiva, connessa politicamente al
Congresso della Linke in Germania.
Il 4 maggio, l'Assemblea delle reti nazionali aderenti al processo della
Sinistra Europea, approveranno testi e regole.
Nella Sinistra europea il PRC non si scioglie. Nei cantieri che proponiamo
con altri che hanno altre culture, la Sinistra europea non si scioglie.
L’appuntamento di giugno della Sinistra europea è importante,
fondamentale, è già quello un laboratorio in cui si confrontano,
si connettono culture politiche e percorsi differenti.
Quali forme, quindi, dell'unità necessaria? Non le imponi. Le
discuteremo assieme. Partire subito dalla cultura politica e non dalle
formule per arrivare anche a quelle ed immaginare forme nuove ed originali.
Un vero processo di apertura alla sinistra politica, alla sinistra sociale,
alla sinistra dei movimenti. Ognuno parte da sè e dalla sua autonomia
politica ed originaria. Non è questione di orgoglio ma tema di
fondo: pensiamo che la rifondazione comunista rappresenti un contributo
utile nella costruzione del socialismo del XXI secolo. Su quel solco
vogliamo continuare, non dismetterlo o diluirlo o affievolirlo. Gli
altri non lo fanno, soprattutto, non te lo chiedono. Più Rifondazione
Comunista, Sinistra Europea, apertura, cantieri per la sinistra, forme
di costruzione unitaria: non c'è una dissolvenza ma una compresenza.
E' anche l'idea di rompere con l'idea e la pratica che la soggettività
si riduce alla forma partito.
Nessuna prospettiva, senza una pratica sociale. Senza mettere al primo
punto il che fare e la sfida sulla riforma sociale, economica, nella
sfera dei diritti, sulla pace, non hai più Rifondazione comunista,
non hai la Sinistra europea, Cantieri.
Il principale errore di questa fase, vivere la sfida di apertura e l'offensiva
unitaria come scorciatoia politicista, come uno scartare, uno sviamento,
un sopperire con un più di politica a una difficoltà sociale.
La politica con i piedi per terra è prima sfida della riforma
della politica.