Partito
della Rifondazione Comunista
Comitato Politico Nazionale 16 - 17 dicembre 2006
Intervento di Franco
Giordano al Comitato Politico Nazionale del 16 Dicembre 2006
All’interno dell’avvio
del dibattito sulla nostra conferenza di organizzazione, mi sembra sia
utile ed opportuna una riflessione sulla fase politica e sul dopo legge
finanziaria, anche se ci ritorneremo successivamente, a gennaio.
Utile in relazione alla delicatezza di questa fase, che ci consiglia
un primo scambio di opinioni.
In primo luogo, sulle questioni che riguardano la prescrizione dei danni
erariali, e sulle risorse finanziarie destinate alla riproposizione
del cip6 nell’ambito delle politiche energetiche: su queste due
modifiche comparse nel testo del senato, noi diciamo nettamente di essere
contrari, come è contraria l’Unione nel suo complesso.
Attraverso due appositi decreti queste misure verranno immediatamente
abrogate.
Il giudizio sulla finanziaria
La valutazione della legge
finanziaria non varia quindi rispetto ai giudizi precedenti.
Noi non abbiamo condiviso, sin dall’inizio, l’ammontare
complessivo della manovra, ma che dentro quella cifra emerge comunque
una discontinuità rispetto ai governi precedenti, in particolare
su questioni che riguardano la fiscalità generale e la precarietà
su cui siamo stati impegnati in diversi passaggi, come quello, da ultimo,
della modifica ottenuta rispetto alle graduatorie dei precari della
scuola che non si esauriranno con il 2010.
Dobbiamo comunque riflettere con preoccupazione sul prossimo futuro
e analizzare la nuova fase che si apre.
Da parte di settori della maggioranza, la crisi di consenso che si aperta
nel rapporto di massa del governo, viene tradotta nell’apertura
della fase 2 che significa nei fatti il mutamento dell’assetto
del programma di governo attraverso l’assunzione dei temi delle
pensioni, della competitività, delle tossidipendenze, dei migranti
e dei diritti civili.
Diciamo subito che respingiamo il condizionamento dei poteri forti,
da un lato sugli aspetti di economico sociali, la confindustria, dall’altro
sui diritti civili, le gerarchie ecclesiastiche.
Noi contrasteremo con determinazione questi condizionamenti. Così
come, proprio di fronte alla posizione di oggi dell’Udc che parla
di “governo dei volenterosi”, che dovrebbe determinare l’emarginazione
della sinistra radicale, noi diciamo chiaramente che se davvero si realizzassero
su singole questioni queste operazioni in Parlamento, significherebbe
vanificare le condizioni del governo dell’Unione.
Siamo di fronte quindi ad una alternativa secca, in questi mesi il governo
ha vissuto diverse fibrillazioni, ma se oggi andassimo ad una stabilizzazione,
questa significherebbe indubbiamente “stabilizzazione moderata”.
Le aspettative del nostro
popolo e quelle dei poteri forti
Le difficoltà di consenso
sono oggi derivate da una aspettativa rispetto ad una attesa di cambiamento
che l’Unione stessa, noi stessi, abbiamo determinato in questi
anni per determinare la sconfitta del governo Berlusconi.
Rimettersi in ascolto di quelle aspettative e non farsi condizionare
dai poteri forti diventa perciò il nostro obiettivo di fase.
Torna quindi il tema della ricostruzione di una soggettività,
di un’azione per riannodare relazioni sociali ed iniziativa politica.
O ascolti questo malessere, che nasce dalla crisi sociale di un ventennio
e che il governo Berlusconi ha ancora di più esasperato, ricostruendo
il circuito programma- popolo- unione- governo – movimento, o
ti avvii verso la modernizzazione passiva in cui avviene la ristrutturazione
dei poteri
Riavviare questo circuito è la vera stagione delle riforme.
I nostri azionisti di riferimento di questa nuova stagione sono, se
posso sintetizzare, i lavoratori dell’assemblea di Mirafiori.
Lì non c’era un pregiudizio nei confronti del governo,
come dimostra l’isolamento con il quale è stato accolto
l’intervento dei rappresentanti dell’Ugl.
Quali temi ci sollecita infatti quell’assemblea?
Il tfr, le pensioni, la competitività, che una volta, prima dell’assunzione
del punto di vista padronale avremmo chiamato più semplicemente
politica dei redditi, politiche contrattuali e flessibilità degli
orari. Temi che i metalmeccanici non hanno fatto passare nel loro ultimo
rinnovo contrattuale e che non possiamo pensare che possano passare
oggi.
E viene da riflettere sul perché quegli operai, rimasti invisibili
per un anno e mezzo nel difficile rinnovo contrattuale, oggi ottengano
una visibilità nei media proprio perché impattano sul
tema della critica al governo. Gli operai fanno notizia solo quando
questa non riguarda la loro condizione sociale concreta, ma quando diventano
problema di ordine pubblico o impatto con il tema del governo.
Noi proveremo a rimettere la questione sociale al centro del dibattito
politico a partire dall’iniziativa del 18 gennaio a Roma sul tema
delle pensioni, lì formuleremo la proposta di Rifondazione Comunista
in un confronto con i tre segretari confederali.
La nostra proposta non può non partire dal programma dell’Unione,
dove si propone di abolire lo scalone, e si escludono ipotesi di nuove
riforme.
L’elevamento per noi dell’età pensionabile è
da escludere, ma può avvenire in modo facoltativo e attraverso
i meccanismi dell’incentivo ed escludendo quelli dei disincentivi.
Democrazia e partecipazione
a partire dalle pensioni
La parola chiave per noi
è il percorso democratico
I sindacati chiedono al governo una proposta univoca, noi siamo d’accordo
e il governo dovrà costruirla attraverso un percorso collegiale
al suo interno.
Ma democrazia vi deve essere anche nella costruzione della proposta
sindacale che deve avvenire attraverso una piattaforma condivisa dal
voto dei lavoratori.
E’ per restituirla ad un percorso democratico che abbiamo sottratta
le pensioni ai tempi della finanziaria, e per impedire che diventasse
un problema di diminuzione dei costi e di tagli alla spesa.
E’ proprio da qui che per noi torna al centro il tema di una alternativa
di politiche economico e sociale, di nuove politiche energetiche e di
una competitività sottratta alle logiche del costo del lavoro
e delle privatizzazioni.
Sulle liberalizzazioni, noi non voteremo mai il decreto Lanzillotta
così com’è oggi, non ci deve essere nessun obbligo
per i Comuni alla messa in gara dei servizi pubblici locali.
Si aprirà inoltre una partita importante sui diritti civili.
Oggi i problemi della laicità dello stato appaiono ancora più
pesanti che in passato, avendo ormai in entrambi gli schieramenti forze
che non svolgono più un ruolo di mediazione con le spinte ecclesiastiche,
ma le assumono in quanto tali senza più margini di autonomia.
Noi siamo per i Pacs, comunque non andremo al di sotto di una riga rispetto
alla formulazione presente nel programma dell’Unione. La nostra
legislazione non può essere a sovranità limitata.
Sull’instabilità del governo oggi precipita anche la natura
e la nascita del Partito Democratico. Qui oggi si sta giocando una partita
rispetto alla quale dobbiamo essere in grado di produrre uno smarcamento
Noi non stiamo allo schema rispetto al quale, siccome per alcuni la
finanziaria è stata condizionata dalla sinistra radicale, oggi
l’azione di governo si dovrebbe bilanciare sul fronte opposto
della maggioranza.
Questa valutazione è completamente fuori dalla percezione di
massa della società e dei soggetti sociali di riferimento dell’Unione.
Questa impostazione è per noi inaccettabile
Il Mediterraneo decisivo
per cambiare la nostra politica estera
In politica estera occorre
spostare l’attenzione sul Mediterraneo. E’ qui che va spostato
l’impegno del nostro paese, la questione palestinese è
sempre più la questione decisiva per determinare le politiche
di pace di fronte alla crisi dell’unilateralismo americano.
Ma dobbiamo anche capire che non si potrà facilmente modificare
la collocazione internazionale del nostro paese se non muta il modello
economico a cui si ispira il nostro paese.
E’ oggi evidente una drammatica desertificazione della politica
nella società italiana.
Occorre ricostruire delle soggettività di movimento a partire
dalle manifestazioni che abbiamo avuto in queste settimane, da quelle
sulla Tav, a quelle sulla precarietà, a quelle sull’immigrazione,
a quelle contro la violenza sulle donne.
Dobbiamo investire nella costruzione di iniziative, una vera campagna
che accompagna questa difficile fase e che noi intrecciamo agli appuntamenti
della conferenza d’organizzazione e della costruzione della sinistra
europea
Guai a rimanere in attesa dell’evoluzione del quadro politico,
al contrario occorre spostare in avanti i rapporti di forza investendo
sul Partito e su una nuova fase di lotte e di movimento.